
Da oggi c’è la Macedonia del Nord. Per Atene l’altra Macedonia, su a nord, sulla strada oltre Salonicco, dove sino a ieri c’era il Paese senza nome, solo un acronimo di ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Fyrom la sigla imposta da tante e sovrapposte stupidità nazionali fatte politica. Nel nome di quell’Alessandro il Macedone che in soli 33 anni di vita aveva conquistato mezzo mondo e si fece Magno. Peccato che per la paternità di quel Grande, per la Macedonia e il suo futuro oltre la Jugoslavia, di anni ne sono serviti ben 27. Macedonia, quella di Skopje, travagliata dalle sue questioni etniche interne, la forte minoranza albanese, la questione kosovara a nord, con qualche assaggio di guerra in casa, e il veto della Grecia a sud a sbarrare la strada sul fronte internazionale.
Dunque, Atene e Skopje calano il sipario su 27 anni di tensioni sul nome Macedonia, che torna ad essere una semplice regione della Grecia, la terra dove nacque Alessandro, lì, tra le montagne ai confini, e varano l’accordo sul nuovo nome che spalanca al Paese balcanico le porte di Ue e Nato. L’accordo ad Atene è passato con 153 voti a favore e 147 contrari. A sostenere il compromesso raggiunto, oltre ai 145 deputati di Syriza anche 8 esponenti del partito Anel (che non hanno seguito la linea del loro leader) e alcuni deputati centristi e riformisti. Alexis Tsipras ha definito «storico» questo accordo e ha accusato il centrodestra di Nuova Democrazia di «ipocrisia politica». Al contrario, Kyriakos Mitsotakis continua a sostenere che questo compromesso danneggia gli interessi nazionali dalla Grecia.
Partita politica lacerante per la Grecia, e quadro politico terremotato con la rottura tra Syriza e i nazionalisti di Anel, la ‘originale’ maggioranza che ha guidato il paese negli ultimi quattro anni. Opinione pubblica greca montata contro l’accordo, e partiti nazionalisti in campagna elettorale, all’incasso. Tsipras per ora incassa la riconoscenza dei grandi partner internazionali dalla Ue agli Usa (in nome Nato). Verso nuovi equilibri politici, dunque, ma ancora incerti. In Parlamento una maggioranza di misura (151 Sì al voto di fiducia, 153 ieri), cercando di arrivare a una scadenza naturale della legislatura il prossimo ottobre, mentre, stando agli ultimi sondaggi, le distanze tra l’alleanza di sinistra e il centrodestra si stanno riducendo. Molto dipenderà dalla tenuta degli ex alleati nazionalisti e dall’area degli ex socialisti. Prove generali di un possibile accordo elettorale.
Macedonia cambia nome e casacca, tutto il sud dei Balcani nella Nato