Siria, guerra del gelo, bambini uccisi da freddo e abbandono

«La storia ci giudicherà»

Siria, guerra del gelo, bambini uccisi da freddo e abbandono
Neve, piogge torrenziali e fango stanno devastando i campi improvvisati per profughi, quelli dove gli aiuti umanitari non arrivano, ‘da Rukban nel deserto ad Hajin dove l’Isis tenta un ritorno’, spiega l’Unicef che denuncia la morte per congelamento di almeno 15 bambini siriani in due diversi campi profughi nel paese, 13 di loro avevano meno di un anno. Ed assieme ammonisce il mondo: «La storia ci giudicherà». Campi improvvisati, dove le organizzazioni internazionali non arrivano, spiega Chiara Cruciati sul Manifesto: «Situazione drammatica anche nel vicino Libano, con 66 campi in piena emergenza, ma in Siria è devastante per l’isolamento in cui sono costretti a vivere da mesi, anni, gli sfollati interni».

Campo Rukban, subito prima dell’inferno

Campo di Rukban, sorto spontaneamente al confine con la Giordania, nel 2015 chiuso dalle autorità di Amman per timore di attentati terroristici e poi, risorto per le disperazioni ultime. Qui, in mezzo al deserto, d’estate si muore di sete e malattie, in pieno inverno di freddo. Otto bambini sono morti nel Campo Rukban, elenca Unicef. Altri sette hanno perso la vita ad Hajin, nella provincia orientale siriana di Deir Ezzor, da cui da settimane decine di migliaia di civili cercano di fuggire per gli scontri tra il mai morto Stato Islamico e le forze siriane. L’Unicef prova a svegliare le nostre coscienze (quelle dei nostri governi), e lo fa con l’età dei bambini morti di freddo: il più piccolo aveva solo un anno.

Aiuti umanitari dove?

Gli ultimi aiuti umanitari a Rukban, dove l’80% dei 45mila rifugiati sono donne e bambini, cibo e medicinali portati da convogli dell’Onu dopo un estenuante negoziato, sono entrati all’inizio di novembre. Da allora i rifugiati vivono in mezzo al nulla, abbandonati a se stessi. Due giorni fa una donna ha tentato il suicidio dandosi fuoco con i figli per la disperazione, tra tende portate via da vento e pioggia e i pochi averi distrutti dall’acqua, spiega sempre Unicef. «La storia ci giudicherà per queste morti evitabili». Amman, che ospita , 630mila siriani, non farà entrare nel proprio territorio i profughi di Rukban. Crisi politica interna, ma assieme espressione di un clima di esasperati egoismi sovranisti.

Il terrorista Inverno

Hajin, a Deir Ezzor, i civili in fuga dagli scontri e dai raid Usa arrivano nei campi a nord gestiti dai curdi a piedi, tra pioggia torrenziale e neve. Ci impiegano giorni a raggiungere un riparo, sfiniti e denutriti. Riprendiamo il racconto di Chiara Cruciati. Dall’altra parte, a ovest, provincia di Idlib, almeno 11mila bambini e le loro famiglie si sono ritrovati senza riparo a causa delle piogge che hanno colpito la zona e le temperature scese sotto lo zero. Le tende sono distrutte e non ci sono più coperte disponibili. «E il numero di persone che si sono spostate a Idlib è enorme -dice Caroline Anning di Save the Children-. C’è il rischio che altre ne arrivino dove di aiuti ce ne sono ben pochi, mancano strutture mediche e la tempesta ha reso irraggiungibili molte aree della provincia».

https://www.youtube.com/watch?v=IoSwHwR-0Hw

 

 

 

 

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