Peggio se Londra va o resta? E cosa cambia per noi se se ne va?

Brexit, divorzio difficile
meglio di matrimonio sofferto

Peggio se Londra va o resta? Domanda a risposta variabili. Non si rinegozia nulla ma tutto si può rivedere, prova a rassicurare l’Unione europea di fronte alla possibilità, molto alta, che il parlamento di Londra bocci l’accordo di separazione contrattato da Theresa May con Bruxelles. Il tanto discusso accordo sui confini tra le due Irlanda, il ‘backstop’, le regole doganali tra Irlanda del Nord britannica e l’Irlanda Ue, «È temporaneo, fino a quando non sarà sospeso da un accordo successivo che assicuri che una frontiera fisica sia evitata e che sarà in vigore il tempo strettamente necessario». Non si ritratta nulla ora, ma tutto di può rivedere, è la concessione Ue purché si decidano. Theresa May ringrazia e spera.

Ma noi cosa dobbiamo sperare?

Dai visti di lavoro allo studio, così cambierà l’andare nel Regno Unito non più Ue? Dopo tante voci e paure, finalmente il documento del governo May che contiene le linee guida sull’immigrazione nel Regno Unito dopo la Brexit, come lo riportano i principali quotidiani nel mondo e di grande interesse per gli oltre 700 mila italiani che attualmente lavorano ‘oltremanica’. Nuove norme applicate dal 1 gennaio 2021, dopo il cosiddetto periodo di transizione della Brexit, previsto dal 29 marzo 2019 a fino 2020 durante il quale rimarrebbero in vigore le attuali norme sulla libertà di circolazione. Questo ovviamente se la Brexit ci sarà con l’accordo ancora da ratificare dal parlamento di Londra, e non con una rottura, il temutissimo “No Deal”.

Lavoratori qualificati e non

Fino al 2025 i cittadini europei non qualificati (lavapiatti, camerieri, studenti ad imparare la lingua) potranno entrare liberamente in Regno Unito anche senza avere già un contratto e lavorare per un anno al massimo. Visti temporanei e pausa di almeno un anno per tornare. Nessun tetto invece per lavoratori qualificati, anche se i cittadini europei saranno equiparati a quelli extracomunitari. Per medici, insegnanti, ingegneri e simili, un visto di cinque anni e poi potranno richiedere la residenza fissa e successivamente la cittadinanza. Eliminato invece il controverso salario minimo annuo da 30mila sterline come presupposto per entrare in Regno Unito. Troppi lavori qualificati di cui ha bisogno il Regno Unito che spesso guadagnano meno di questa cifra.

Studenti, turisti e merci

I cittadini Ue potranno entrare liberamente per 6 mesi dopo la laurea per cercare lavoro. Un anno invece sarà concesso ai dottorandi. Turisti Ue, non servirà alcun visto per 6 mesi, durante i quali potranno entrare e girare liberamente nel Regno Unito. I cittadini irlandesi Ue, avranno libero accesso in Regno Unito come oggi. Tutto questo se c’è l’accordo. E se invece è “No Deal”? E allora saranno guai. Controlli doganali in entrata e in uscita, e caos quasi certo. Il “worst case scenario”, il peggior caso possibile. Con Londra alla quasi vigilia di guerra: scorte di alimenti e medicine sulle navi, 3500 soldati ufficiali e riservisti pronti a intervenire, 80mila lettere alle aziende di tutto il Paese per prepararsi al peggio e miliardi per attutire l’eventuale uscita brutale dall’Ue No Deal. Grande trovata quel referendum pensato da Camerun ‘and british’ per guadagnare qualche voto e lasciare tutto come stava, in Europa.

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