
Spie a Roma. «L’alto diplomatico della Corea del Nord è in Italia, è sotto la protezione dei servizi segreti e vuole entrare negli Stati Uniti. Lo riferisce La Repubblica, citando le sue fonti. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha rifiutato di commentare le informazioni». L’Aise che ospita, ma certo il nord coreano che chiacchiera con gli esponenti del governo Usa, Cia e quant’altro, ad esibire parte almeno della ‘merce’ informativa che ha da offrire in cambio di rifugio, bella vita, e chi sa cos’altro.
I media sudcoreani hanno riferito che un paio di mesi fa, l’ambasciatore nordcoreano a Roma, anni, Cho Son Gil, 44 anni, alla fine di novembre doveva completare la sua missione estera e tornare in Corea del Nord, ma a quanto pare ha deciso di rimanere lontano da casa.
Repubblica, sostiene che fin dall’inizio di tutta questa storia è stata gestita in parallelo tra servizi segreti italiani e Usa. L’ultima gatta da pelare per l’uscente Alberto Manenti (ora fuori), prima di passare le consegne. L’Italia tramite per la prima ospitalità (e non è detto sia finita), in attesa di definire la destinazione finale desiderata dal fuggitivo/traditore (a seconda dei punti di vista). Manenti faceva, Giuseppe Conte, premier che nel litigio tra Lega e 5stelle non ha dato delega sui servizi segreti a nessuno dei due contendenti, dovutamente sapeva, ma probabilmente poco aveva da dire.
«Gli italiani hanno immediatamente avvisato gli americani, dal momento che Cho fin dall’inizio ha espresso il desiderio di fuggire negli Stati Uniti. Le autorità americane hanno chiesto agli italiani non sollevare sensazionalismi e garantire un soggiorno temporaneo a Cho e sua moglie in un luogo nascosto. L’Italia l’ha fatto». Via Vai terribile prima di Natale dalla parti di Via Veneto, ambasciata Usa ed eventuali riferimenti Aise nei dintorni.
Tutto programmato per il massimo segreto, ma alla fine i media sudcoreani lo hanno scoperto, trasformando la storia in uno scandalo. La Repubblica, sostiene che gli USA, tra cui il presidente Donald Trump, temevano che lo scandalo potesse danneggiare il loro lavoro per l’organizzazione del secondo vertice con il leader Kim Jong-un. Ora, la storia è arrivata ai titoli dei media mondiali, per questo la Corea del Nord potrebbe abbandonare il vertice di Trump. Il Dipartimento di Stato e l’Ambasciata degli Stati Uniti a Seoul hanno rifiutato di commentare la fuga di Cho son Gil.
Da Repubblica al Messaggero sempre via Russia: “l’Italia ha semplicemente svolto il ruolo di mediatore per Cho son Gil, che voleva entrare negli Stati Uniti”. La ‘fonte’ non ha escluso che Cho sia già fuori dall’Italia. Altra sponda giornalistica, Asia Times, sostiene che Cho è una “miniera d’oro per i servizi segreti”, figlio dell’ex vice presidente del Dipartimento amministrativo e organizzativo del Comitato Centrale del Partito dei lavoratori della Corea.
Kim Jong-un non l’avrebbe presa molto bene. Le autorità della Corea del Nord avrebbero inviato a Roma una squadra investigativa speciale, per cercare di ridurre al minimo l’effetto negativo della fuga di Cho. Molto letteratura da spionaggio, con la Roma papale e natalizia covo di spie travestite da pellegrini. Molto Le Carrè. Spia chiama spia, e spunta fuori un altro alto disertore nordcoreano, l’ex consigliere dell’ambasciata della Corea del Nord di Londra Tae-Yong-Ho, che nel 2016 è scappato in Corea del Sud e ora conduce un’attività pubblica contro la Corea del Nord. “Spia market” a mezzo stampa (dove non sai chi sia il manovratore e chi il manovrato).
Tae ha pubblicato una lettera aperta, invitando Cho, a non andare negli Stati Uniti e scegliere la Corea del Sud per “raggiungere l’unificazione della Patria”. Lui è felice, manda i bambini a scuola e forse aprirà una panetteria. Probabilità di sopravvivere? Secondo Tae, lui e la sua famiglia in Corea del Sud avrebbero guardie del corpo, e che potrebbero vivere tranquilli. Troppo romanzo, troppi interessi in campo, tante scemenze a spie infreddolite per la nostra Roma travestite da Befana.
https://www.youtube.com/watch?v=_8XyiZLqa5k