Medioevo 2.0 dei Saud, Khashoggi, e quei peccati ‘mondati’ dal petrolio

‘Medioevo 2.0 dei Saud’
titola un bel giornale

Arabia Saudita, peccati ‘mondati’ dal petrolio
‘Boia, misoginia e repressione’, colpisce severa Chiara Cruciati per raccontare su il Manifesto dell’Arabia saudita alle prese con la recita giudiziaria del processo per il truce assassinio del giornalista Jamal Khashoggi. E l’Occidente, che si finge baluardo dei diritti umani, ora alla prese con problemi di coscienza (ammettendo che la politica e l’economia sappiano di cosa si tratta), o almeno di faccia, visto che stiamo parlando della petromonarchia, definita «Un mix di conservatorismo religioso e patriarcato misogino e razzista», come altre amiche dell’occidente in quella parte del mondo.

‘Processo-farsa’
altro titolo azzeccato

«Teatro della presa in giro è Riyadh. Sul banco degli imputati undici sauditi sospettati dell’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi, fatto a pezzi nel consolato saudita di Istanbul lo scorso 2 ottobre. Ovviamente su quel banco non c’è il regime. Il regime è quello che processa gli autori del delitto che più di un attore internazionale (dalla Cia ai servizi turchi fino al Congresso degli Stati uniti) considera ordinato dalla casa regnante». Ankara vorrebbe estradati i presunti colpevoli, ma quelle teste si straccheranno dal collo in casa, ad evitare che dalla bocca possano uscire parole pericolose.

Credibilità azzerata
ma colpe impunibili

Responsabilità personali dell’erede al trono Mohammed bin Salman ormai certezza di tutti nel mondo, ma il Regno dei Saud è Altro Mondo. Anche se Khashoggi, il giornalista saudita ucciso, non certo un rivoluzionario, ha ottenuto da morto risultato inimmaginabili da vivo. Inchieste in più Paesi sul macello saudita nello Yemen, la sospensione della vendita di armi da parte di Germania, Finlandia e Danimarca, e storico voto del Senato Usa contro il sostegno all’operazione in Yemen. Se esistesse la condanna a morte per stupidità politica, qualche testa principesca doveva già rotolare.

Il petrolio unge
e monda i peccati

Nonostante anche le casse saudite abbiano qualche problema, il paese resta il miglior acquirente di armi, terzo solo dopo Stati Uniti e Cina, col ‘dettaglio’ che la sua popolazione è un decimo di quella Usa e un quarantesimo di quella cinese. Più armi che cittadini, in quel regno, anzi no, sudditi. La severa Cruciati insiste: «L’Occidente finanzia la natura stessa del regime e arma il suo boia, quello che ogni anno decapita decine, centinaia di detenuti e che ora vuole fare altrettanto con i bracci armati di MbS (il principe ereditario)». Ed ecco la trovata della Lega calcio italiana ora nei guai.

Riabilitazione calcistica
una vergognosa palla

Tra due settimane, a Jeddah, il 16 gennaio, la finale di Supercoppa italiana tra Juventus e Milan. Tentativi di dissuasione anche da parte dei sindacato giornalisti Rai, ma quei sette milioni di euro già pagati da Rihad hanno ormai già precise voci di spesa. Peggio: accordo triennale, e i milioni per quelle esibizioni nel circo saudita diventano più di 20. La sola cosa che resta incerta se sarà ancora Re e figlio ereditario Salman a gestire regno e contratto, o se gli interessi politico petroliferi internazionali, nella impossibilità di insabbiare, alla fine decidano di imporre qualche regale cambiamento.

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