
Clima. Nemmeno il preoccupatissimo allarme lanciato dal rapporto 2018 sul cambiamento climatico dell’IPCC (gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici che fa parte delle Nazioni Unite) è riuscito a far cambiare idea ai vari governanti del pianeta sulla necessità, non più rimandabile, di cambiare il modo in cui viene gestita l’energia, i suoli, l’industria, le costruzioni, i trasporti e le città. La dimostrazione sta tutta nella recentissima Cop24 tenutasi recentemente in Polonia. Dall’incontro internazionale sul clima infatti non è scaturito nessun accordo concreto.
Il 2018 è stato un anno tremendo per il global warming, il riscaldamento globale che, nonostante venga ancora negato da diversi paesi per interessi meramente economici, in realtà è divenuto una realtà sempre più tangibile della vita dell’uomo. Gli effetti sul clima si sono manifestati soprattutto attraverso eventi disastrosi a livello meteorologico. Senza una assunzione di responsabilità e scelte coraggiose sarà difficile concretizzare l’Accordo di Parigi sul clima e assumere impegni adeguati all’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5° in più, prima che sia catastrofe.
A dimostrare che la strada che si sta percorrendo, porta verso il precipizio, esiste un indicatore verso il quale non si dovrebbe rimanere indifferente. I primi 10 disastri climatici del 2018 hanno provocato danni per 75 miliardi di euro (circa 85 miliardi di dollari). Le cifre sono state rese note dall’organizzazione britannica Christian Aid e poi rilanciate da New York Times e dall’agenzia Reuters.
La lista degli avvenimenti più traumatici è guidata dagli uragani Florence e Michael che hanno provocato catastrofi per 32 miliardi di dollari, devastando le coste degli Stati Uniti, Caraibi e America Centrale. Particolarmente grave, sempre negli Usa, la situazione creata dai numerosi incendi di enormi proporzioni. Danni per 9 miliardi di dollari gravano sulle tasche dei contribuenti oltre alla scia di morti e alle migliaia di case distrutte in stati come la California.
Il Giappone l’autunno scorso ha dovuto affrontare le emergenze causate dal tifone Jebi, e in questo caso, oltre 9 miliardi di dollari è il prezzo per la ricostruzione di ciò che è stato spazzato via dalla furia degli elementi. Come ha dichiarato il capo dipartimento sul clima di Christian Aid, Kat Kramer: «per molte persone, il cambiamento climatico ha impatti devastanti sulle loro vite e mezzi di sostentamento già ora».
Eppure gli esperti hanno a più ripreso lanciato avvertimenti, compresi quelli contenuti da uno studio dell’Onu per la riduzione dei rischi ambientali redatto da Unisdr e il Centro di ricerca sulla epidemiologia dei disastri (Cred). Escludendo i terremoti non legati al clima, catastrofi come maltempo, temperature estreme, siccità, tsunami e cicloni tropicali sono considerevolmente aumentati negli ultime 20 anni insieme alle perdite economiche, cresciute del 151% rispetto al ventennio 1978-1997. Si è così raggiunta la cifra record di 2245 miliardi di dollari andati in fumo.