
Acqua, dissalatore italiano low cost. Entro il 2025, secondo stime elaborate dalla Fao, almeno 2miliardi di persone nel mondo potrebbero trovarsi nella situazione di non disporre di acqua potabile sufficiente durante la giornata. Si tratta di proiezioni impressionanti sia per l’entità delle cifre sia per il tempo esiguo che rimane a disposizione per trovare soluzioni. Nel frattempo i cambiamenti climatici e l’effetto serra stanno provocando desertificazione o fenomeni atmosferici violentissimi che fanno prefigurare un futuro che potrebbe rivelarsi nefasto.
Inoltre l’acqua rappresenta la risorsa per la quale sono in corso alcuni conflitti, a bassa intensità, ma continui, come quello tra Pakistan e India o tra israeliani e palestinesi. Per questo motivo diversi team di scienziati sono al lavoro nelle università e centri di ricerca sul pianeta. Non fa eccezione l’Italia dove sembrerebbe essere stata trovata almeno una parte delle possibili soluzioni. Un team di ingegneri, al lavoro nel Clean Water Center del Politecnico di Torino, ha messo a punto una semplice macchina che produce letteralmente acqua potabile. In che modo? Riuscendo a dissalare l’acqua del mare. Sembrerebbe l’uovo di Colombo ma non è così.
In realtà rimuovere il sale dall’acqua di mare richiede una quantità di energia da 10 a 1000 volte maggiore rispetto ai tradizionali metodi per rifornirsi di acqua dolce, ossia deviare i fiumi o si di pompe idrauliche come quelle per i pozzi. Un problema enorme sul quale i ricercatori italiani stanno studiando un metodo apparentemente semplice: usare il calore del sole.
Eliodoro Chiavazzo, Francesca Viglino, Matteo Fasano, Matteo Morciano e Pietro Asinari del Dipartimento Energia dell’ateneo torinese hanno così costruito un prototipo di dissalatore capace di trattare l’acqua marina. Gli scienziati hanno preso spunto dalla natura studiando a fondo come le piante riescono a trasportare l’acqua dalle radici alle piante depurandola.
La soluzione sta nella creazione di membrane porose che una volta riscaldata l’acqua salata separano quella potabile evaporata impedendo che si rimescoli. I primi esperimenti sono stati compiuti a Varazze, in Liguria. I risultati delle sperimentazioni sono stati molto soddisfacenti: si riescono a produrre fino a 20 litri al giorno di acqua potabile per ogni metro quadrato esposto al sole.
Nessun costoso macchinario dunque, una produzione di acqua a basso costo che potrebbe rappresentare una vera e propria svolta soprattutto in quei paesi colpiti da siccità frequenti o calamità naturali. Ovviamente si stanno cercando anche dei finanziatori per accelerare il lavoro ma a questo punto le applicazioni di questo metodo potrebbero essere notevoli. Si pensi ad esempio a coste isolate difficili da raggiungere per trasportare acqua. Ma un passo successivo potrebbe essere poi la costruzione di orti galleggianti in zone sovrappopolate. Inoltre si potrebbe ovviare all’eccessivo sfruttamento delle falde che causa spessa intrusioni saline o trattare acque inquinate da impianti industriali o minerari.