La finestra dell’abitare: dei presagi e del coraggio

Un’immagine magnifica racconta gli ultimi giorni di questo 2018. Una finestra senza vetri e senza mura. Un cielo tempestoso di nuvole nere e basse, il vento, i riflessi del tempo, la velocità di ciò che scorre davanti ai nostri occhi. Quasi un paesaggio piegato all’invisibilità, orizzonti distanti, il suono di ciò che è accaduto e sta per accadere.

Presagio. Nel racconto di ciò che abbiamo vissuto, di quello che ci ha segnato e dell’attraversamento di questi mesi, si affaccia delicato il futuro. Il presagio lascia emergere dal torpore della consuetudine una possibilità. La potenza di ciò che è in attesa nel domani di ognuno di noi. Dell’abitare poetico. O impoetico. Dell’accettazione e dell’indifferenza, o della lotta. Del lasciarsi trascinare in un flusso di ovvietà, o della dignità, di ciò che dobbiamo ai nostri figli.
Questa immagine parla di questo. Di vita, di amore, di convivialità e bellezza. Di scelte e di quel senso di linea gotica che portiamo nel cuore. Da una parte o dall’altra. In mezzo è impossibile.

“Bellezza. Un frutto che si guarda senza tendere la mano.” [Simone Weil]

In questa frase la differenza tra poetico e impoetico, tra indifferente e partigiano. Tra chi opera sul lato della devastazione (di etica, poesia, territorio, giustizia sociale) e chi agisce perché le regole oscene che ci opprimono possano cambiare. Tra chi si addormenta felice nel virtuale e chi si sporca le mani nella realtà.

Coraggio.
Dar voce alla grandezza enorme di chi agisce, con semplicità e coerenza, contro la spada incantata del conformismo in ogni sua declinazione. Cura e attenzione, comunità e costruzione di legami veri e non da nickname. Abbracci e mani strette. Occhi scintillanti, sguardi, brindisi, convivialità. Scegliendo la strada della semplicità, delle piccole cose, delle felicità, abbandonando le autostrade delle convinzioni ottuse, le certezze stabilite da altri, senza sapienza, senza esperienza.

Questa immagine di presagio e coraggio parla di questo, per me. Per noi tutti che arretriamo come la corda dell’arco che si tende. C’è futuro e c’è voglia di lottare. A occhi spalancati. Col coraggio necessario.

Ps. L’autrice dell’opera fotografica è Barbara Cau.

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