Giappone ex pacifista, 2 portaerei per flotta post nipponica

Primo bersaglio di bombe atomiche
dal Giappone l’addio al pacifismo

Giappone ex pacifista, 2 portaerei per flotta post nipponica
Già nel 2016 il premier giapponese Shinzo Abe era riuscito ad ottenere una riforma della Costituzione, prima rigorosamente pacifista, per aumentare le spese per la difesa e dotare il paese di un sistema militare moderno. Da allora, spese per la difesa in progressivo aumento, ‘aiutate’ dai due missili balistici di Kim Jong-un che avevano sorvolato l’isola di Hokkaido. Ma sopratutto, c’è la Cina che storicamente avrebbe anche qualche conto salato da presentare all’ex potenza imperiale nipponica. Dalla storia all’attualità, nel 2013 un convoglio cinese aveva circumnavigato il Giappone, poi le tensioni per le isole contese Takeshima e Senkaku, la costruzione di isole artificiali nel mar Cinese Meridionale e le continue esercitazioni militari cinesi, pochi mesi fa congiunte con la Russia.

Il futuro del Mondo
dall’Atlantico al Pacifico

40 anni il Trattato di pace e di amicizia tra Cina a Giappone recentemente rispolverato, ma intanto Tokio ha deciso di avere proprio ruolo militare regionale ed ha annunciato l’intenzione di dotarsi di due portaerei. In realtà il riadattamento di due portaelicotteri già operative ma che saranno in grado di lanciare gli americani F-35B. E il ministro della Difesa Takeshi Iwaya giura che la conversione dei mezzi non comporta la violazione della Costituzione. Certamente costerà un po’ caro. La spesa per la Difesa verrà nuovamente incrementata e portata a 242 miliardi di dollari in 5 anni, acquistati 18 nuovi aerei, missili Aegis a terra per la difesa dalla minaccia nordcoreana, sistemi di caccia di droni sottomarini e di controllo dallo spazio.

La storia vista da China Files
dopo la USS Missouri nel 1945

Dunque anche Tokyo avrà le sue portaerei, la prima da quando il Giappone, annota Stefano Lippiello, a bordo della portaerei USS Missouri, aveva firmato la resa nel secondo conflitto mondiale, e nessuna nave di questo tipo è stata più posseduta dalla marina giapponese. L’attacco a Pearl Harbour, nel dicembre di 77 anni reso possibile dalla flotta di portaerei nipponiche. Nave sfida, arma d’offesa in grado di portare l’attacco in territori distanti dal proprio. Questa la questione più controversa: se il Giappone deve avere di nuovo delle portaerei. La risposta del governo è stata positiva. Due, ed ospiteranno una trentina di F35B, aerei a decollo verticale, e verranno impiegate per fare da ponte nella difesa delle due catena di isole giapponesi, che si stendono tra il Giappone e Taiwan e tra il Giappone e le Filippine-Papua.

Portaerei da fatto ma non di nome
ma con avversario ben individuato

Dibattito politico su come armarsi di una portaerei senza dichiarare che questa sia appunto una portaerei. Ed ecco, «navi ponte» in caso di difesa delle isole più esposte alla percepita crescente minaccia cinese. Gli aerei non in modo permanente a bordo delle navi, per salvare la forma del rispetto della Costituzione pacifista del 1945 che proibisce il mantenimento di un esercito al Giappone. Voglia di riarmo antica, per lo storico marxista Satoshi Shirai: «Dal secondo dopoguerra i gruppi economici e politici al centro del potere hanno avuto la ferma volontà di sviluppare l’apparto militare, indipendentemente da chi fosse il presidente Usa». Di chi fidarsi e di chi non fidarsi. E le richieste di acquisto di armi da parte di Trump agli alleati ha offerto una buona occasione al gruppo dirigente giapponese, colta al volo. Futuro probabile, ‘Giappone di prima della guerra ma in miniatura’, per Shirai, senza reale autonomia. Nessuna volontà Usa di abbandonare la reale guida militare del Giappone.

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