Usa, assistenza sanitaria per ricchi, ora salta anche la legge Obama

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Usa, assistenza sanitaria per ricchi
Ci risiamo: colpita e affondata da cinque, si direbbe nel gergo paleoscolastico delle “battaglie navali”, combattute sui banchi tra una lezione e l’altra. Ora, la riforma sanitaria voluta da Barack Obama, alla quale i repubblicani hanno da sempre fatto una guerriglia stile vietcong, è stata definitivamente azzoppata da un giudice federale texano, che l’ha dichiarata incostituzionale. La “Obamacare”, tecnicamente nota come Affordable Care Act (ACA), sarebbe formalmente da riscrivere (o da cestinare) secondo almeno 20 Stati, perché nel 2017 un cambiamento nella disciplina fiscale ha eliminato la penalità prevista per coloro che non dovessero sottoscrivere una “health assurance”, un’assicurazione sanitaria. Per ora, però, la legge resta efficace, nell’attesa che venga definitivamente impallinata alla Corte Suprema, a maggioranza conservatrice.

Naturalmente, il primo a reagire strepitando come un gallinaccio (per la gioia) è stato Donald Trump. L’attuale Presidente aveva giurato all’atto del suo insediamento di stracciare in mille pezzi la legge voluta da Obama, che consentiva ai più deboli e ai più emarginati di accedere a qualche forma di cura. E, benché i repubblicani non fossero ancora stati capaci di far saltare l’ACA, adesso un giudice federale ha accolto due istanze (una alla Fort Worth Court e l’altra in Wisconsin). Il magistrato ha focalizzato la sua attenzione su quello che viene definito “individual mandate” (l’eliminazione dell’obbligo assicurativo, appunto). Il venir meno di questa precondizione, secondo il giudice texano Reed O’Connor rende tutta l’Obamacare “unconstitutional”. Una bella scoppola per i milioni di seguaci del welfare system vaticinato dall’ex Presidente democratico.

Naturalmente il pronunciamento giudiziario ha già sollevato un pandemonio. Nancy Pelosi, speaker della Camera, ha detto che la sentenza è “crudele”, mentre il leader della minoranza democratica al Senato, Schumel, ha aggiunto che è basata su falsi presupposti legali e che dev’essere ribaltata. Naturalmente, alla Casa Bianca non hanno fretta di mostrare il loro eventuale zampino. Trump, lo sanno tutti, sull’argomento ha la coda di paglia, ma la sua portavoce, Sarah Sanders, di fatto ha frenato, dicendo che per ora la legge resta in vigore, in attesa di ulteriori sviluppi legali. Ergo: appare più che evidente come nello Studio Ovale si aspetti solo che la Corte Suprema dia il colpo di grazia all’impalcatura costituzionale dell’Obamacare. Nel frattempo, almeno sottobanco, Trump si sta dando da fare, chiedendo al Congresso, visti i chiari di luna, di studiare una nuova riforma.

Certamente un tantino meno progressista. I pareri, però, sono discordi. Per molti Stati, Barack Obama era stato capace di mettere una pezza a uno dei buchi più vistosi del sistema previdenziale americano. Non la migliore delle leggi, ma comunque un deciso passo avanti rispetto alla “non disciplina” precedente, che praticamente assimilava i potenziali pazienti più poveri a carne da macello. E proprio guardando alle ripercussioni sociali della sentenza texana, il già citato Chuck Schumer ha profetizzato: “Se il giudizio non sarà ribaltato a livello delle Corti superiori sarà un disastro per decine di milioni di famiglie americane.” Intanto, però, il “piattino” sembra servito ad arte. Solo 4,1 milioni di statunitensi hanno chiesto ultimamente di accedere al piano di salvaguardia sanitaria ( il 12% in meno del previsto).

Dall’altro lato, Trump ne ha approfittato per giocare sporco, permettendo alle compagnie assicurative di lanciare gli Association Health Plans su base annuale. Che ovviamente costano meno di quelli programmati sul lungo periodo, ma “coprono” anche molto meno. La Casa Bianca ha pure tagliato le spese per propagandare i contenuti e le “deadlines” dell’Obamacare e ha poi deciso di risparmiare sul cost-sharing. In pratica, ha eliminato molti dei contributi di “compartecipazione” alle spese che andavano alle compagnie assicurative, inducendole ad aumentare i premi.

Tags: oBAMA
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