Ungheria sovranista e forcaiola, ‘legge schiavitù’ rabbia in piazza

A Budapest l’anti schiavismo
senza nessun colore di gilet

Ungheria sovranista e forcaiola, ‘legge schiavitù’ rabbia in piazza
Sindacati e partiti politici di opposizione hanno mobilitato circa 10.000 persone. Nessun gilet giallo, a prendere le distanze da tentazioni di violenza e di moda. L’orgoglio nazionale ungherese sano contro il sovranismo reazionario del governo. Protesta quasi da Babbo Natale, ma molto molto ‘arrabbiato’ (per non usare le parole del gatto). «Buon Natale, signor Primo Ministro», è lo slogan della protesta in riferimento alle parole usate da Orban durante il dibattito parlamentare, nei confronti dell’opposizione che lo interrogava su quella ormai nota come «la legge della schiavitù», che aumenta da 250 a 400 il numero massimo di ore di straordinario consentito all’anno, dando in pratica il via libera ai datori di lavoro a costringere i dipendenti a lavorare sei giorni a settimana.

La “legge sulla schiavitù”
Orbán e la furia ungherese

Nella notte di mercoledì 12 dicembre il parlamento ungherese ha approvato una riforma sul lavoro che in questi giorni ha convinto decine di migliaia di ungheresi a scendere in piazza in segno di protesta. Un fronte ampio e trasversale che comprende lavoratori, studenti, opposizioni comprese dalla destra radicale di Jobbik alla sinistra socialista ungherese. Da 250 a 400 ore annuali, a parere del ‘padrone’, che vuol dire un giorno di lavoro in più alla settimana, e per giunta -beffa ultima- straordinari da pagare con comodo dell’azienda, fino a tre anni dopo. Troppo persino a destra. Paradosso dell’Ungheria di Viktor Orbán, chiusa ai migranti economici, oggi mancano lavoratori e soprattutto manodopera qualificata, mentre la disoccupazione è da mesi ai minimi storici attorno al 3,7%.

Proteste di piazza anche
contro riforma giudiziaria

Ennesima prova di forza di Orban (130 voti favorevoli e 52 contrari), che ha in parlamento 133 seggi su 199. Tanta forza e questa volta, forse, troppa sicurezza. Dal 12 dicembre torna dopo anni la protesta di piazza, con migliaia di manifestanti nelle strade di Budapest fra la piazza antistante il palazzo del parlamento e il ponte delle Catene. Tornano e sventolare bandiere europee, slogan anti Orbán e scontri fra polizia e manifestanti. Per chi ha scelto di scendere in strada, le ragioni del dissenso sono molteplici. Non solo ‘legge sulla schiavitù’ -questa volta con i sindacato operai mobilitasti- e la recente cacciata da Budapest della Central European University, ma timori per il pluralismo dei media dopo la creazione di un grande gruppo mediatico filo-governativo no profit.

Per la riforma giudiziaria
Corti governative fai da te

Poi una riforma giudiziaria, approvata anch’essa il 12 dicembre dal parlamento e oscurata dalla ‘slave law’ nei resoconti dei media internazionali. La riforma crea un sistema parallelo di tribunali che si occuperanno di casi specifici, fra cui corruzione e leggi elettorali. Ma attenzione, queste Corti saranno sotto il controllo diretto del ministro della Giustizia che ne deciderà composizione e budget di spesa. Questa modifica della giustizia, decisamente originale, preoccupa l’opinione pubblica magiara e gli osservatori internazionali. In un comunicato, il ramo ungherese del Comitato di Helsinki per i diritti umani ha definito la riforma “una minaccia per lo Stato di diritto che va contro i valori sottoscritti dall’Ungheria quando ha aderito all’Ue”, riferisce Lorenzo Berardi su EastWest.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro