Nato nei Balcani vuole la Bosnia, a colpi di provocazione verso cosa?

Balcani, chi gioca sporco
Esercito kosovaro e ora Bosnia

Nato nei Balcani vuole la Bosnia
La scorsa settimana la Bosnia è stata invitata ufficialmente ad aderire alla Nato. ‘Membership Action Plan’, l’avvio della procedura, nonostante l’inadempienza dei bosniaci rispetto ad alcuni passaggi fondamentali per il percorso di adesione impantanati da un decennio. ‘Sconto’ decisamente sospetto. Sarajevo -ad esempio- non ha ancora completato il censimento di tutte le proprietà militari di epoca jugoslava sul proprio territorio. Proprietà che dovrebbero passare sotto la gestione delle autorità federali, e qui si arrabbia la Republika Srpska, che le infrastrutture militari jugo sul suo territorio se le tiene ben strette. L’uomo forte di Banja Luka, Milorad Dodik -annota EastWest- da poco eletto alla carica di rappresentante serbo della presidenza tripartita che governa la Federazione, ha così avuto finora gioco facile a bloccare l’adesione Nato del Paese.

Ma adesso la Nato gioca sporco

Il rappresentante serbo viene generalmente indicato come il portavoce informale del Cremlino in Bosnia e nella regione, mentre il ministro degli Esteri russo Lavrov ha recentemente condannato l’influenza di Washington nella regione che, a detta sua, aizzerebbe i governi locali contro Mosca per biechi obiettivi di egemonia spicciola.


Provocazioni Ue e Nato che avrebbero raggiunto l’apice in Macedonia, con parlamentari ricattati e corrotti per votare l’accordo sul nome con la Grecia. Ed è proprio Skopje l’ultima ex consorella jugoslava in ordine di tempo a voltare spudoratamente le spalle alla Russia, con Nikola Gruevski nazionalista fedelissimo fuggito alla chetichella in Ungheria.

Nato espansiva e pigliatutto

Con il Montenegro dentro la Nato da ormai un anno, il Kosovo e l’Albania saldamente in mano americana e la Macedonia ad un passo dal matrimonio con l’Alleanza, «la Bosnia si candida ad essere il punto di non ritorno verso il cupio dissolvi della fu solidissima special relationship tra Mosca e i Balcani, coltivata nei secoli nel nome del panslavismo», scrive Simone Banazzo. Rimarrebbe solo la Serbia, “bastione filo-russo per ora inespugnabile”. Partita sporca per pratica di gioco e persone in campo. Il Cremlino obbligato a puntare tutto su Dodik -sovranista ante litteram di Banja Luka- che però, nella demenziale architettura costituzionale della Bosnia & Herzegovina, fa il paio con gli omologhi musulmani e croati, Šefik Džaferović e Željko Komšić. Nel 2004 chiude la missione Sfor a guida Nato, ora Operazione Althea, in mano Ue. Ma chi si fida è perduto.

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