L’Italia di ‘Faccetta Nera’, l’Islam e il fascismo

Da Tubruk la litoranea ‘Balbia’

L’Italia di ‘Faccetta Nera’, l’Islam e il fascismo
Il 18 marzo 1937 Benito Mussolini sbarca a Tobruk dall’incrociatore «Pola» per una visita ufficiale alla colonia italiana in Libia. Il primo atto del solenne avvenimento – del resto si tratta anche della prima volta in cui un presidente del consiglio italiano visita la colonia – è tutto sommato normale, quasi di ordinaria amministrazione: si inaugura la strada litoranea, ovvero l’unica arteria percorribile che unisce i centri sulla costa libica dalla Tunisia all’Egitto. In onore del governatore generale Italo Balbo – imitando il costume romano antico di intitolare le strade a un console, come avrebbe fatto un qualunque ingenuo studente del ginnasio – la strada sarà poi chiamata «Balbia», anche se – si disse – questa denominazione non fosse stata del tutto gradita a Mussolini, data la nota gelosia nei confronti del gerarca ferrarese già dai tempi delle trasvolate atlantiche.

Bugara e la spada Berbera

L’altro episodio che rese famoso il viaggio fu invece destinato ad aver maggior notorietà, soprattutto per i commenti che ne seguirono e per la spettacolarità del gesto diffusa con vera enfasi littoria. Il 20 marzo, tra le dune e le palme dell’oasi di Bugara, a poca distanza da Tripoli, si svolse una cerimonia singolare:accompagnato sul posto da un paio di migliaia di cavalieri arabi al galoppo, Mussolini a cavallo brandì in alto una pesante spada da cerimonia, salutato da grida di guerra berbere e salve di cannone, ma soprattutto proclamandosi «protettore dell’Islam» tra le acclamazioni generali. Un rituale simile, con la stessa spada scintillante (che era in effetti era nuovissima ed era stata realizzata in Italia per una cifra non indifferente), si ripetè anche a Tripoli e si concluse con la seconda dichiarazione solenne di proteggere le popolazioni musulmane dell’impero assicurando pace e prosperità.

Italia tra Francia e Inghilterra

Al ritorno in Italia seguì un’ampia diffusione delle immagini e dei filmati, ma sorse spontaneamente una domanda imbarazzante per quanto logica e cioè come mai un infedele potesse auto dichiararsi ‘protettore’ di una religione non sua. Dopo una prima irritazione tra le mura vaticane – all’interno delle quali Mussolini era pur sempre ritenuto firmatario e garante del Concordato – seguì il commento definitivo di un alto prelato che, scuotendo il capo, disse semplicemente «pagliacciata». Poiché però l’impero italiano comprendeva anche l’Etiopia, dove la gran parte della popolazione era copta e non musulmana, la popolazione a cui era rivolto il proclama non era solo quella stanziata nei territori soggetti all’Italia: il mondo arabo si stava risvegliando disilluso dopo le promesse fatte a Versailles dalle potenze coloniali, cioè da Francia e Inghilterra, e in questo lento risveglio nasceva invece l’illusione mussoliniana di diventare un punto di riferimento per il mondo arabo.

Radio Bari d’allora, e forse oggi..

Già tre anni prima della cerimonia tra le dune il regime del resto aveva iniziato da radio Bari la trasmissione di programmi in lingua araba allo scopo di attrarre nell’orbita italiana le popolazioni musulmane o meglio renderle meno docili alle potenze anglo-francesi, per cui i resoconti della cerimonia ebbero ulteriore diffusione. Alla fine la missione civilizzatrice che si era assunta il fascismo si infranse con la sconfitta in Nord Africa, che non fu mai trasmessa però da radio Bari: le stesse popolazioni che avevano assistito al grande spettacolo della spada videro da vicino le truppe italiane e tedesche che si ritiravano non sempre ordinatamente proprio lungo la via Balbia incalzate dagli inglesi. Anche della spada si persero le tracce, sebbene si disse che avrebbe accompagnato l’ingresso trionfale di Mussolini ad Alessandria e fosse stata per questo riposta al sicuro in Libia, pronta ad essere sguainata per la vittoria: custodita invece in una teca nella residenza privata di Mussolini a Rocca delle Caminate fu sottratta da sconosciuti che saccheggiarono la casa dopo la caduta del fascismo.

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