G20, Trump Putin a rimpiattino tra sanzioni e castigo Ucraina

G20 giostra, le crisi del mondo
e le estrosità dell’ ”Americano”

G20, Trump Putin a rimpiattino. Forse che si, forse che no, alla fine Trump si nega a Putin, dopo tante promesse sottintese e neppure troppo velate, un po’ si risente. Variabili della politica quando è affidata a dove tira il vento dell’opinione pubblica votante. Trump che dice no, ma quanto no? Mossa tattica, dettata magari dagli ultimi problemi giudiziari (suoi) e di politica interna ucraina? O un cambio di strategia più duraturo? G20 giostra, con Donald che già in volo verso Buenos Aires annulla via Twitter il vertice con Vladimir. Ragione ufficiale la ‘battaglietta navale’ di domenica nelle acque dello stretto di Kerch, Mar Nero, Crimea, tra Marina russa e quella ucraina. Ucraina in vigilia elettorale con gravi tensioni interne, rilanci nazionalistici, quasi una ‘Libia baltica’, pasticcio a tempo indeterminato.

Poroshenko la scusa
Mueller la paura

La ragione ufficiosa del ripensamento trumpiano verso Putin, per i giornalisti ansiosi che seguono le cose della inquieta Casa Bianca di questo mandato, è che l’inchiesta del procuratore Mueller sul Russiagate sta accelerando, in particolare dopo la confessione dell’avvocato Cohen, secondo cui Trump imprenditore edile, aveva continuato a negoziare la costruzione di una torre a Mosca, fino a poche settimane prima della sua nomination come candidato presidenziale del Partito repubblicano. Una storia che tra un attimo approfondiremo,lontana da sempre pericolosa. In questo clima, il capo della Casa Bianca potrebbe aver deciso che non era più opportuno farsi fotografare sorridente vicino al collega del Cremlino, durante la stretta di mano inevitabile a Buenos Aires.

Trump e l’attico di
50 milioni a Putin

Russiagate, Trump voleva offrire un attico di 50 milioni a Putin, scrive addirittura l’agenzia Ansa. Rivelazioni giudiziarie Usa. Rivelazioni dal giro dell’ex legale personale di Trump, Michael Cohen. Sater, ex partner del miliardario, avrebbe descritto l’offerta come una “strategia di marketing” per favorire il via libera alla costruzione della Trump Tower moscovita. Non è dato di sapere se Trump fosse a conoscenza dell’ipotesi di offerta e secondo il suo avvocato per il Russiagate, Rudy Giuliani, non ne avrebbe “mai sentito parlare”. Se ne occupavano i figli. Sia Donald Junior e sia Ivanka hanno lavorato per anni al progetto di costruire una Trump Tower a Mosca, almeno fino al 2013, scrive Yahoo News. Ne vedremo ancora delle belle su quel fronte.

Scusa Ucraina sperando
che la smettano presto

Problemi americani, ma già che ci siamo, occasione per qualche dispetto ai cugini sempre meno amati d’Europa. ‘Che l’Ucraina rompa non solo a noi’, la immaginata versione malevola, pensando ad altre sanzioni. La portavoce/portabugie: briefing di intelligence sullo scontro di Kerch, riunione con il segretario di Stato Pompeo, il ‘pacioso’ consigliere per la sicurezza nazionale Bolton dal Brasile. ‘La discussione è stata tesa’, dicunt (qualcuno voleva bombardare?), e alla fine il capo della Casa Bianca ha deciso di annullare il vertice di Buenos Aires. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, sorpreso, ha cercato di prenderla con filosofia: «Non abbiamo informazioni ufficiali. Se le cose stanno così, vuol dire che avremo un po’ di ore in più per organizzare incontri utili a margine del G20».

Ma Trump e Putin
non erano amiconi?

In realtà la tensione Usa Russia stava salendo da quando gli Stati Uniti si erano ritirati dall’”Range Nuclear Forces Treaty”, l’accordo sul nucleare. «La spiegazione della svolta, però, non può stare solo nella volontà di difendere l’Ucraina», sostiene Paolo Mastrolilli su La Stampa. Normalizzare i rapporti con Putin, sarebbe convenuto a tutti, sosteneva il candidato Trump. Poi è scoppiato il Russiagate, con sospetti inconfessabili sulla disponibilità di Donald verso Vladimir. Al G20 precedente, quello di Amburgo, disgelo, vertice di Helsinki, l’invito alla Casa Bianca. E ora? Ma che Ucraina, svelano da Washington, Mastrolilli compreso «I problemi veri sono la confessione di Cohen, e l’accelerazione dell’inchiesta di Mueller, che hanno reso indispensabile mostrarsi duro con Putin».

La mossa di Trump
che spiazza Conte

Per tornare subito ai guai di casa, anche quelli planetari letti dal buco della serratura della nostra piccola porta sul mondo di chi decide, il povero premier Giuseppe Conte che in Argentina contava di rappresenta la prima linea sul fronte europeo per il superamento delle misure contro la Russia. E tracchete, la rottura senza che lui, ovviamente, ne sapesse nulla. Destina, replica perenne di un Conte lacerato tra Salvini e Di Maio, condannato a decidere ogni volta da che parte stare, ma senza farlo capire troppo. Con Luigi Di Maio o con Matteo Salvini. Con l’Europa o contro. Con l’Onu, sui migranti, o contro. Con Donald Trump o con Vladimir Putin. E anche questa volta gli eventi gli hanno riservato una sorpresa sul palcoscenico internazionale del G20 di Buenos Aires.

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