La Nuova via della Seta cinese, incubo americano

Nuovo Ordine mondiale
e globalizzazione cinese

La Nuova via della Seta cinese, incubo americano
A Singapore il vertice delle Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico, l’Asean, dove gli Stati Uniti erano solo ospiti. A ruota il vertice Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) ospitato in Nuova Guinea, che, per la prima volta nella sua storia (iniziata nel 1989) si è concluso senza una dichiarazione congiunta, a causa dei dissapori tra Cina e Usa. Ieri su Remocontro Michele Marsonet a dirci che il Nuovo Ordine Mondiale è già di fatti definito e, che che ne gridi Trump, il secolo americano ha concluso il suo ciclo col Novecento. Oggi sul Manifesto, Simone Pieranni ci riporta all’ormai noto progetto cinese della Nuova via della Seta per unire la Cina a nuovi mercati attraverso tre vie, terrestre, marittima e polare. E vedremo quanto i due argomenti si toccano.

Asia-Pacific Economic Cooperation
La Nuova via della Seta è cosa concreta, come sempre accade in Cina, con progetti infrastrutturali finanziati dall’Asian Infrastructure Investment Bank, banca di investimenti creata ad hoc. Soldi veri a lavori veloci. Xi Jinping in Nuova Guinea, millenni di scuola diplomatica rispetto al rozzo di passaggio alla Casa Bianca, ha specificato che la nuova via della Seta «non è concepita per essere al servizio di un’agenda geopolitica nascosta, non è diretta contro nessuno e non esclude nessuno né è una trappola come qualcuno l’ha etichettata», altro che ‘America First’. Ben diverso il ragionamento del vice presidente Usa Mike Pence, altro falchetto, lui a volo radente, che ha definito il progetto una «cintura costrittiva a senso unico». Strada ad uso cinese, senza dubbio. Alternative Usa le sanzioni commerciali fine ottocentesco?

Gineprai politici planetari
«La Cina di Xi Jinping ha posto sulla realizzazione della Nuova via della Seta gran parte delle proprie energie e della propria credibilità internazionale. Analizzare i piani cinesi in questo senso significa indagare la concezione di globalizzazione ordita da Pechino», spiega Simone Pieranni. Con numerosi problemi ancora aperti, perché Pechino non possiede bacchette magiche. I recenti intoppi che il progetto ha riscontrato per lo più in Asia, e l’interrogativo su come la Cina gestirà il progetto in termini egemonici, investimenti, soldi, da qui al 2049, il «centenario» della Repubblica popolare, tappa di un primo bilancio del mastodontico progetto elaborato da Xi Jinping. Problemi complessi che vanno ad intrecciarsi nei «gineprai politici sullo scacchiere tanto asiatico quanto mondiale».

Obor, Nuova via della Seta
«Obor», l’acronimo della Nuova via della Seta. E la Cina capace di rinegoziare sempre. Pieranni parla del ‘tianxia’, concetto molto discusso nella storia politica e filosofica cinese, mentre Marsonet cita spesso il confucianesimo dietro il marxismo modello cinese. Lasciamo ai doti la materia. Resta il fatto che alcuni paesi sui quali la Cina ha investito in attenzione e soldi, negli ultimi tempi, hanno subito scossoni politici che potrebbero cambiare molto. Elenco lungo che noi tagliamo: Malaysia, Maldive, Sri Lanka, Myanmar, Pakistan. Potenza planetaria in subbuglio. Accordi firmati con la Cina in via di revisione. Ed allora? Ecco il modello cinese, e si torna al concetto di ‘tianxia’: «tutto quello che sta sotto il cielo». «L’imperialismo cinese, concepito non tanto come un’egemonia da imporsi con la forza, quanto con la potenza della civiltà cinese».

Tianxia, globalizzazione cinese
Accorciamo sul fronte storico culturale, semplificando e sperando di non storpiare. ‘Tianxia’, il cardine della globalizzazione con caratteristiche cinese. Riducendo sempre più rozzamente, Pechino impegnata a gestire le molte e diverse problematiche, spiega Pieranni, «nel senso “cinese”: senza forzare, bensì ammorbidendo ogni fattore di rottura». Paternalismo? Se volete. Meglio che ripetere gli errori Usa di segnare con bombe e guerre la propria egemonia. Due ultime citazioni non nostre. Ban Wang nell’introduzione al volume Chinese vision of world order, tianxia, culture and world politics (Duke University, 2017). O Benjamin Schwartz, in The Chinese Perception of World Order: tianxia, «una nozione di regalità universale legata a un senso di partecipazione ampiamente condiviso nei confronti di una cultura superiore».

AVEVAMO DETTO

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