Francia, la protesta ‘giubbotti gialli’, oggetto sociale non identificato

Giubbotti gialli catarinfrangenti
oggetto sociale non identificato

Francia, la protesta ‘giubbotti gialli, più di 1500 azioni previste in tutto il Paese, solamente in un centinaio le richieste di manifestare in prefettura, la potrebbero diventare anche diecimila. ‘La nebulosa dei gilet gialli’ la chiama qualcuno, nel pasticci come tutti i cronisti di politica e di lotte sindacali, a raccontare cosa sta accadendo nella pancia sociale della Francia, ma domani potrebbe accedere in Italia o in Germania, che non risponde direttamente a sindacati o partiti politici, che che quando si arrabbia (i motivi possono anche non essere catastrofici), è in grado di mobilitare e paralizzare mezzo Paese. Difficile per noi raccontare, per la politica capire, per la polizia organizzare l’ordine pubblico.

Ma chi sono i gilet gialli?
Come è nata la protesta?

Francia oggi. Il malumore popolare, per la crisi economica e l’aumento del prezzo della vita, va crescendo da anni ma finora si era espresso nelle manifestazioni di piazza contro la ‘loi travail’, o nelle urne, con il successo dell’estrema destra di Marine Le Pen. Più o meno come in Italia con 5Stelle e Salvini costretti assieme. In Francia, dopo la vittoria di Macron, sembrava che la spinta della piazza si fosse esaurita. Sì, le proteste dei ferrovieri, ad esempio, ma senza un cambiamento di rotta da parte del governo. Poi, di colpo, il boum.
Una petizione contro il rincaro dei carburanti lanciata da una cittadina della periferia parigina in maggio, ha raggiunto a metà novembre quasi 850.000 firme. E il tema delle tasse sul gasolio è diventato scottante. Da lì, tutto si è accelerato sui social, con video di denuncia e appelli a bloccare il paese. Alcuni gilets gialli sono apparsi anche davanti a Macron, in pellegrinaggio sui luoghi della prima guerra mondiale.

Giramento alle stelle
di numero imprecisato

Secondo uno studio dell’Istituto delle politiche pubbliche reso noto a inizio ottobre, spiega Anna Maria Merlo su il Manifesto, le politiche fiscali e sociali varate da Macron hanno portato a una diminuzione fino all’1% del potere d’acquisto per il 20% della popolazione più povera, contro un aumento fino al 6% per l’1% delle famiglie ultraricche. Questo movimento, che ha spiazzato sociologi, giornalisti e politici, ricorda molto il movimento 5 stelle degli inizia, quello del V day, prima dei Casaleggio e Di Maio di poco governo. Con tutte le dovute differenze, prima tra tutte l’assenza di un leader o un’organizzazione. Punto comune più evidente, l’aggregazione di fasce di popolazione diverse, soprattutto dalle classi popolari e medie delle zone rurali o delle periferie di fronte alla crisi dello stato sociale che li proteggeva.

Chi c’è e chi non c’è
e chi ‘non si sa mai’

A fidarsi dell’intelligence francese (più polizia politica che spie vere), tutto sarebbe nato da un gruppetto di 8 giovani tra i 27 e i 35 anni non affiliati a un partito né militanti per una causa o con legami con gruppi estremisti. Ma la galassia dei contestatari è «proteiforme», come la definisce Anna Maria Merlo sul Manifesto, insomma, c’è di tutto: estrema destra, affiliati al Rassemblement National di Le Pen. Ma anche la sinistra arrabbiata di France Insoumise. Il suo leader, Mélenchon, ha parlato di “una collera giusta” e ha assolto i “faché, gli incazzati, non tutti dei “facho”, dei fascisti. Settimana scorsa, persino i socialisti,hanno dato il loro appoggio ai gilets gialli. E gli ecologisti che anche in Francvia sperano in un balzo in avanti Verde. Ritrosie legittime del sindacato CGT (simil Cgil), che si rifiutano di sfilare di fianco al Front National, anche se considera la collera dei manifestanti più che legittima.

Jacline Mouraud la
quasi Grillo parlante

Jacline Mouraud era una signora sconosciuta fino a qualche giorno fa. Esasperata dalle nuove accise sulla benzina, ha postato un video visto da quasi sei milioni di persone e diventato il manifesto di un inedito movimento di protesta. Mouraud vive in una regione remota della Bretagna ed è costretta a prendere la sua macchina diesel per muoversi, una potenziale qualsiasi cittadina di qualche periferia nostrana, priva di servizi di trasporto pubblico decenti. E ora si scopre, lei innocente, simbolo di un movimento anarchico che rischia di bloccare (oggi tanto per provare), la Francia.
Rischio di blocchi stradali in tutto il paese: la scintilla della protesta è l’aumento del prezzo dei carburanti. Ma il movimento si è allargato a una rivolta anti-tasse, fomentata da un sentimento di ingiustizia fiscale e di abbandono. Macron sulle difensive. L’opposizione all’attacco, dall’estrema destra a Mélenchon (solo i Verdi non cavalcano la rabbia contro le eco-tasse). Per sedare la protesta e contrastare l’aumento dei costi dell’energia (il diesel quest’anno + 23%) il premier Édouard Philippe ha annunciato misure “di accompagnamento”. Più duro invece il ministro dell’Interno Christophe Castaner che ha detto che il “blocco totale” non sarà tollerato.

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