Londra e il rospo Ue sulla Brexit, ma lo ingoia veramente?

La fine dell’inizio

Londra e il rospo Ue sulla Brexit
Scene da assedio, a metà tra Fort Alamo western, e un Kipling coloniale più britannico: “Cinque ore asserragliati a Downing Street’, racconta Leonardo Clausi, a discutere le 500 pagine di accordo concluso con Bruxelles sul futuro rapporto fra Ue e Gran Bretagna dopo l’Exit dell’ormai prossimo 29 marzo 2019”. 500 pagine di dettaglia molto spesso difficili da digerire, ma alla fine, la sempre in bilico Theresa May, ottiene il sostegno del suo governo e resta ancora in sella.
Per il momento. Sì, perché il cronista possa subito dopo alle penitenze che la attendono: «Una serie di stazioni della via crucis di S. Theresa Brexit». Theresa fatta santa è forzatura evidente, ma martire è ancora possibile. Anzì, probabile. La bozza approvata ieri da governo dovrà ora affrontare un parlamento in buona parte ostile, dove May non ha la maggioranza e con un partito laburista critico che vuole elezioni anticipate. E nella riffa Britannica un uscita, spuntano altre possibilità su cui scommettere: Brexit «dura», un altro referendum, estensione dell’articolo 50 o elezioni anticipate.

Rospo irlandese

«Consiglio dei Ministri del Giudizio», l’ha chiamato qualcuno. Far digerire a ministri in continua rotazione dimissionaria, alcuni di loro euroscettici irriducibili, la bozza d’accordo finalmente redatta con Bruxelles a 875 giorni dal referendum dell’addio. «Una bozza che pende verso chi tiene il coltello per il manico, l’Ue», scrive il Manifesto. La questione irlandese, mantenendo di fatto le due Irlande dentro l’Ue fin quando non si trovi l’assetto definitivo di tale rapporto. Quasi indigeribile per molti in Gran Bretagna. La bozza di accordo tra Uk e Europa presentata da May prevede un’unione doganale per la Gran Bretagna e una sorta di mercato unico per l’Irlanda del Nord senza limiti di tempo, cosa che ha allarmato decisamente i conservatori più euroscettici e il partitino unionista irlandese DUP, decisivo per il governo di minoranza May in Parlamento. I critici temono di rimanere “vassalli” dell’Europa e la spaccatura del Regno Unito.
Per il Dup, il partitino nazionalista nord irlandese che regge con i suoi pochi deputati il governo May, vede nelle concessioni sul confine irlandese come una minaccia all’integrità del Regno unito.

Ora in Parlamento

Dopo l’ok del consiglio dei ministri di oggi, ora è probabile ci sia il summit europeo straordinario del 25 novembre a Bruxelles per vidimare anche dal punto di vista politico la bozza tecnica che ha in tasca Theresa May. Ma il giorno della verità sarà dopo. Il voto dell’accordo Uk-Ue alla Camera dei Comuni britannica previsto all’inizio di dicembre, con la possibilità di tante sorprese natalizie. Theresa May, già oggi, non ha i numeri ma continua contando in una ondata di “responsabili” in suo favore all’ultimo momento. Saranno i laburisti che già si vedono al governo, a salvarla? Enrico Franceschini parla di ipotetico e improbabile miracolo. Infatti, realistiche fonti del partito conservatore sostengono che i ministri euroscettici oggi ‘abbiano solo abbaiato e non morso’ nella certezza che la premier si schianterà in Parlamento.
Probabilità più ragionevole, che il Regno Unito e l’Europa rimarranno per molto ancora con il fiato sospeso. Considerando la tensioni e la fratture esistenti in casa europea (con qualche problema anche italiano), non si avvicina una fine 2018 facile.

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