Ricordate l’eroica Kobane curda? Turchia alla resa dei conti

Eroica Kobane curda lungo
la ferrovia Berlino Baghdad

Ricordate l’eroica Kobane curda? Turchia alla resa dei conti
Chi non ricorda l’eroica Kobane curda, assediata dai turchi in Siria? Allora, due anni fa, Ankara fu costretta a fermarsi, a lasciare quel caposaldo isolato. Oggi, nel silenzio ipocrita del mondo, la Turchia verso la resa dei conti. A rompere silenzio e omertà, ci prova Linda Dorigo, su EastWest. ‘L’ultimo scontro a fuoco -ci racconta- risale a mercoledì scorso, Ankara che ammazza combattente delle milizie dell’Ypg, che son o quelli che hanno combattuto veramente Isis e Jhadisti. Ma la tensione tra i turchi e i curdi a est dell’Eufrate sta montando da giorni. Ci avverte Dorigo.

Eppure il super presidente Erdogan aveva avvertito: «Distruggeremo la struttura terroristica a est dell’Eufrate. Abbiamo concluso la preparazione, i piani e i programmi della questione». E l’attacco minacciato è partito. Il seguito della conquista di Afrin, altra roccaforte curda isolata e caduta il marzo scorso. Nel giro di ventiquattro ore l’artiglieria turca ha bombardato a ovest della città di Kobane. «Sono stati colpiti i villaggi di Selim e Kor Ali, dove hanno perso la vita quattro civili, inclusi due combattenti e una bambina di 12 anni, e sono rimaste ferite sei persone, secondo quanto riportato dall’agenzia curda Hawar», documenta EastWest.

Militari americani sul campo che fanno finta, e il dipartimento di Stato costretto a dichiararsi molto preoccupato per gli attacchi turchi, vesto che aveva promesso la sua protezione ai curdi. Contraddizioni in campo. Gli Stati Uniti impegnati a garantire la sicurezza ai confini turchi, ae assieme vincolati sul campo -stando alle promesse e impegni tutti da verificare- ai combattenti delle Syrian Democratic Forces – l’Sdf, di cui i curdi sono la maggioranza. E non è un caso che l’attacco turco arrivi con la battaglia contro l’ultima sacca di resistenza dell’Isis nella fase più difficile, a spiazzare tutti quanti.

La campagna di Hajin, città a sud-est di Deir ez-Zor, più complicata e lunga del previsto per gli attacchi suicidi dei miliziani Isis. Ed ecco che gli eroici combattenti curdi di Kobane, richiamati in campo, lasciano sguarnita la città, e dalla parte turca la vigliaccata, il colpo alle spalle. Disonore. Dopo l’attacco turco le Sdf dichiarano il congelamento della battaglia di Hajin, con l’ex Isis che festeggia: «Questo coordinamento diretto tra gli attacchi dell’esercito turco nel nord e gli attacchi dell’Isis nel sud contro le nostre forze ha portato alla sospensione temporanea della battaglia per sconfiggere il terrore».

Botta e risposta. Previsto il controllo congiunto Usa-Turchia del confine di Manbij, a ovest del fiume Eufrate, col ritiro dalla città siriana delle forze Ypg vincenti sullo Stato Islamico, di fatto si ferma. Denuncia da parte del Consiglio Atlantico: «Il governo turco usa le sue forze militari per ottenere grandi effetti diplomatici con gli Stati Uniti. Quello che Ankara sta cercando di fare è segnalare il suo continuo dispiacere per lo status quo in Siria e costringere gli Stati Uniti a fare concessioni. Guadagnare una fascia di territorio lungo il confine e spingere le Ypg più in profondità in Siria e oltre confine».

Gli accordi prevedono la spartizione di zone d’influenza, ma la tensione si acuisce periodicamente. Curdi e le altre minoranze del Nord con Damasco è tema delicato che tocca le relazioni inter-etniche. I siriaci, che vivono a fianco di curdi e arabi nel nord della Siria, sono divisi in due gruppi: i primi sostengono il governo di Bashar al-Assad, i secondi l’opposizione delle forze democratiche siriane Sdf che vorrebbero una Siria multietnica, laica e socialista. Problemi anche religiosi. Diverse scuole della Chiesa ortodossa siriaca si sono rifiutate di adottare il nuovo curriculum dell’Amministrazione autonoma che prevede l’insegnamento di tutte le lingue presenti sul territori.

 

AVEVAMO DETTO

Kobanê città leggenda tra Berlino e Baghdad

 

 

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