
Difesa in discesa. Documento Programmatico Pluriennale, nella speranza che la parole svelino e non servano ad occultare. Ci prova Giovanni Martinelli su Analisi Difesa. Per oggi da parte nostra alcuni dati preliminari, per cercare di capire se e cosa si nasconde realmente dietro. Primo pessimo segnale, il ritardo inaccettabile, col documento che doveva essere presentato alle Camere entro il 30 aprile. Tempo dei perdere più di una guerra.
Considerando che si tratta dell’unico documento pubblico che riesce a fornire una fotografia completa/aggiornata della situazione delle Forze Armate, tale ritardo significa minore informazione. Non è la prima volta che accade, ma è ormai un vizio. Va anche detto, che il bilancio 2018 è certo più Pinotti che Trenta, e che molte delle scelte comunque impostate discendono dal precedente Governo.
L’intervento del nuovo titolare del Dicastero della Difesa, secondo Giovanni Martinelli si vedrebbe soprattutto nel “duplice uso” (dual use), quello che un tempo era per le armi che gli Stati ‘cattivi’ cercavano di avere facendo finta di comprare tecnologie innocue. Si parla di ‘fattori d’instabilità’, si parte parte dal terrorismo, prosegue con i flussi migratori, le emergenze e le calamità naturali, perfino la criminalità organizzata. Antro che ‘dual’, ma ‘esercito per tutto’, o quasi.
Per stare un po’ più sul militare, si parla di regione Euro-Mediterranea (con, in primo piano, la Libia), Sahel, Medio Oriente area Balcanica e Afghanistan. E l’ancoraggio ai 3 “pilastri” sui quali si poggia la politica di sicurezza e di difesa del nostro Paese: UE, NATO e ONU. Con un primo accenno alla Politica di Sicurezza e Difesa Comune, ma sempre col secondo piede nella scarpa Nato.
Essendo un Documento redatto a “legislazione vigente”, non emergono novità rispetto ai dati di bilancio già noti. Cambia è la quantità di informazioni disponibili e si fa in parte più chiaro anche il tema dei fondi messi a disposizione dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per le missioni internazionali. Per quanto le cifre in gioco, la Funzione Difesa per il 2018 avrà risorse pe 13.797,2 milioni di euro, con un aumento di 585,4 milioni sull’anno precedente (+ 4,4%). Ma è il Personale sfonda la soglia ‘psicologica’ dei 10 miliardi di euro, raggiungendo i 10.072,9 milioni (con un aumento di 273,4 milioni sul 2017. E il “Riordino dei ruoli e delle carriere”, previsto nel rinnovo contrattuale fa propendere per un’ulteriore lievitazione dei costi. L’evoluzione degli organici delle Forze Armate che, Analisi Difesa’, arriva a definire ‘tragica’. Un esempio poi rinviamo alla prossima puntata: 150.000 militari, ufficiali -242 unità, mentre esplodono i marescialli, i sottufficiali, ben 3.170 in più.
Anno 2024 Anno 2018 Differenza
Ufficiali 18.300 21.851 +3.551
Marescialli 18.500 49.772 +31.272
Sergenti 22.170 15.583 -6.587
Volontari serv
permanente 56.330 53.171 -3.159
Volontari
Prefissata 34.700 28.644 -9.056
Scuole militari 2.058
Totale 150.000 171.079
Dei troppi generale già molte volte s’è detto, e ritorneremo sull’argomento. Nello specifico la stima relativa al 2018 vede le spese per la Difesa italiane attestarsi su 21.183 milioni di euro (1,15% del PIL), con il 66% di queste devolute al Personale. Bilancio sbilanciato e con voci (vedi missioni estere), che sfuggono in un poco nobile gioco delle tre tavolette. Prossima puntata.
.