Arabia saudita, condanne a morte, la Lega Calcio e le bombe italiane

Per un pugno di dollari
la coppa del disonore

Arabia saudita, condanne a morte, la Lega Calcio, e le bombe italiane
Amnesty denuncia altri imminenti impiccati sauditi, e la Lega Calcio italiana onora la monarchia saudita con la Supercoppa tra Juventus e Milan che farà giocare a Gedda il prossimo 16 gennaio. Sensibilità fuori campo dalla parti del pallone, rispetto al macabro assassinio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi fatto a pezzi da agenti sauditi ad Istanbul. E questa è una. Due: i vertici del calcio italiano non trovano affatto sconveniente raggiungere un accordo con la controparte pallonara a Riyadh mentre -denuncia Michele Giorgio, Nena News- si avvicina l’esecuzione di 12 uomini della minoranza sciita perseguitata in Arabia Saudita, condannati a morte con l’accusa di aver spiato per l’Iran. E da quelle parti, Khashoggi insegna, giudizi e sentenze vanno per le spicce.

Distratti o cosa?

Eppure Amnesty International aveva lanciato un allarme globale. Le condanne a morte, ha scritto in un comunicato, sono già state ratificate dalla Corte suprema saudita e inviate alla ‘Presidenza di sicurezza dello Stato’ e re Salman, chiamato a dare il via libera alle esecuzioni. «Temiamo che questo sviluppo segnali l’imminente esecuzione dei 12 uomini. Le famiglie dei condannati sono terrorizzate da questo sviluppo e dalla mancanza di informazioni sui loro cari. Non è troppo tardi per salvare le vite di questi uomini», esorta la direttrice di Amnesty. Ricordando a tutti, anche alla Lega Calcio se mai fosse interessata, che «L’Arabia Saudita è uno dei boia più solerti del mondo e usa regolarmente la pena di morte come strumento politico per schiacciare il dissenso».

Paese in guerra

L’eterna guerra arabi-persiani, sauditi-iraniani, sunniti sciiti. I 12 condannati in attesa di morte,sono stati arrestati nel 2013 per «spionaggio a favore dell’Iran». Accusa troppo spesso rivolta dalle autorità saudite-sunnite ai musulmani di osservanza sciita, considerati dei «nemici» al servizio di Tehran è più di tutto degli apostati ed infedeli. Amnesty ricorda che 34 sciiti, compresi quattro minorenni, sono al momento nel braccio della morte con l’accusa di aver messo a ‘rischio la sicurezza nazionale’. «All’inizio del 2016 è stato giustiziato un importante religioso sciita, Sheikh Nimr Baqir al Nimr, insieme ad altre 46 persone, tra cui diversi attivisti sciiti della provincia orientale del regno -ricorda Michele Giorgio su il Manifesto-. L’anno scorso eseguite almeno 146 condanne a morte».

Yemen bombe italiane

Distrazione calcistica e peggio. Nella città portuale di Hodeidah, in Yemen, sotto attacco della coalizione a guida saudita, massacro di civili. Anche con bombe ‘Made in Italy’, pur se formalmente tedesche. E scopriamo che la fabbrica sarda che rifornisce i sauditi triplicherà la produzione di bombe. Due nuovi reparti produttivi autorizzati nel comune di Iglesias. L’azienda tedesca furbescamente investe sulle sue filiali all’estero per aggirare il blocco di forniture a Riyadh imposto da Angela Merkel. «Progetti di espansione peraltro nella direzione contraria a quella indicata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, che dopo il caso Kashoggi ha minacciato di sospendere il commercio di armi con l’Arabia Saudita», rilevano Madi Ferrucci ed Eleonora Savona. Anche se, sospetto legittimo, Merkel sa benissimo che senza regole sulle filiali all’estero, le aziende tedesche di armi continuano a commerciare impunite.

Bombe orfane

Le bombe che il Parlamento italiano dice di non poter bloccare perché tedesche e la Rheinmetall che investa sulle sue due più grosse succursali all’estero per produrre bombe senza padri. Ed ha appena ricevuto una grossa offerta dalla compagnia della difesa saudita Sami, la Saudi Arabian Military Industries, per la sudafricana Rdm Rheinmetall Denel Munition. Leggiamo dal Manifesto e dalla Reuters, che l’offerta arriverebbe a un miliardo di dollari e riguarderebbe Denel, l’azienda che dal 2008 si è legata in una join venture con la Rheinmetall Waffe Munition tedesca e che detiene il 49% della filiale sudafricana. Sintesi di tante triangolazioni di soldi e di pessime intenzioni, i sauditi, stanno cercando di comprarsi una forte partecipazione delle fabbrica, di entrare nel consiglio di amministrazione e di averne alla fine il controllo. Dal produttore al consumatore, destinatario finale Yemen, la macabra considerazione finale.

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