Le presunte sconfitte di Putin, ‘cattivo’ che piace

«Fenomeno Putin»
‘cattivo’ che piace

Le presunte sconfitte di Putin
Continua la grande campagna anti-putiniana sui mass media occidentali, con quelli americani e britannici in testa. E, come sempre, gli organi d’informazione nostrani si accodano, pur con qualche eccezione (lodevole, ma poco significativa sul piano numerico).
Il leader russo è ormai diventato l’uomo nero di cui aver paura, il vero responsabile della tensione internazionale, l’origine di tutti i mali del mondo. E spiace constatare come giornali e tv italiani dimostrino – ancora una volta – la loro scarsa indipendenza da quanto viene ordinato di dire dai centri di potere di Washington (e Londra).

Leggendo alcuni quotidiani del nostro Paese si apprende dunque, con una certa sorpresa, che Vladimir Putin sarebbe il vero perdente della crisi ucraina. Non solo. La sorpresa è ancora maggiore vedendo che allo stesso Putin viene addebitata una presunta sconfitta in Siria.
Possibile? Come nascono queste analisi che definire fantasiose è dir poco? Nascono, naturalmente, dalla volontà di piegare la realtà ai propri desideri, modificandola a tal punto da negare l’evidenza, e per fornire ai lettori sprovveduti una lettura degli avvenimenti consona ai propri piani.

Ecco dunque che il suddetto Putin starebbe inaugurando nel Donbass una politica di disimpegno, conscio del fatto di avere per l’appunto perduto la battaglia per salvaguardare l’autonomia delle due repubbliche russofone sorte nella parte orientale dell’Ucraina.
A chi scrive non sembra che le cose stiano in questo modo, ma pazienza. In realtà il leader russo ha fatto capire con chiarezza che, sanzioni o meno, non è affatto disposto a lasciare che i governanti di Kiev l’abbiano vinta sulle aspirazioni autonomiste delle repubbliche di Donetsk e Lugansk. Al contrario, la Federazione Russa non è affatto disposta a cedere, riservandosi tutte le opzioni possibili (inclusa quella militare).

Che dire poi della Siria? I russi, impegnandosi a fondo, sono riusciti a evitare che il Paese cadesse preda dell’estremismo islamico. Bashar Assad non è certo uno stinco di santo, ma è pur sempre meglio di Isis, Al Qaida e loro alleati.
La verità è che, contrastando l’enorme ambiguità Usa nei rapporti con le sigle anzidette, i russi hanno avuto il coraggio di affrontarle sul campo riportando una chiara vittoria. La vittoria, ovviamente, è anche di Assad, ma il dittatore l’ha ottenuta soltanto grazie all’appoggio senza tentennamenti di Mosca.

E’ comprensibile che quanto avviene in Ucraina e in Siria non piaccia nei circoli occidentali che contano, e a quelli anglo-americani va pure aggiunta l’attuale leadership dell’Unione Europea, che in materia di politica estera ha un’autonomia pari a zero.
Tuttavia le sanzioni non sono riuscite a far sì che Putin si piegasse ai voleri dei circoli anzidetti. Tali voleri includono l’espansione senza limiti della Nato a oriente e, soprattutto, il ridimensionamento finale del ruolo internazionale della Russia.

Pare a chi scrive che il leader russo esca tutto sommato vincitore negli scenari di crisi che ho menzionato. Non è una vittoria definitiva, certo, ma il sogno di disegnare un nuovo ordine mondiale senza il suo apporto è già tramontato.

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