Remocontro compie 5 anni, piccoli ma continuiamo a crescere

1 novembre 2013, nasce Remocontro

Compleanno anche per ‘remocontro.it’. Cinque anni vissuti intensamente. 5mila816 notizie, ‘post’ nella lingua web. ‘In pagina’, ininterrottamente per 1’826 giorni da allora, senza pause, domeniche, Natali o compleanni umani. Possiamo anche dire che vi abbiamo proposto più di tre notizie al giorno, ogni giorno che Dio comanda. Tante notizie, tanto lavoro, tanto impegno, e ormai, tanti lettori, anche se non siete mai abbastanza.
Chi ce lo fa fare? Leggete qui sotto, ‘l’editoriale-presentazione’ di quel primo novembre del 2013 e avrete la risposta. Grazie a tutti voi lettori, grazie agli splendidi autori e a Pixelstyle per la parte tecnica, firme eccellenti, che attraverso remocontro condividono una passionaccia incontrollabile.
Il giornalismo, mestiere di grinta e d’ambizione. Straordinario, quando sei lasciato libero di farlo. E Remocontro libero lo è per davvero, anche di sbagliare ovviamente, e di questo, per quanto possa essere accaduto, ci scusiamo.

 

Scusate, mi presento

Faccio il giornalista da un bel po’ e non mi era mai passato per la testa di occuparmi di qualcos’altro che non fosse la notizia. Il giornalismo è un mestiere di grinta e d’ambizione. Straordinario, quando sei lasciato libero di farlo.

Domanda che dovreste farvi: cosa vuol raccontare questo miliardesimo nuovo sito e perché uno dovrebbe leggerlo? Le domande più semplici impongono sempre le risposte più difficili. Ed ecco l’obbligo, sulla porta di casa altrui, di presentarmi come vuole la buona educazione. Con questo saluto travestito da «Editoriale» per presentare con me anche una piccola, piccolissima, microscopica nuova iniziativa editoriale senza troppe pretese. Di cose tremendamente serie mi sono occupato per un bel pezzo di vita facendo il giornalista. Intendo continuare qui, ma in modo diverso. Giornalismo Web, più sciolto della autoreferenziale carta stampata o della vanitosa tv che ho frequentato sino a ieri. Ora vorrei ficcare il naso nell’informazione quotidiana praticata da altri. Per scoprire assieme cose nascoste e per tirare fuori aspetti trascurati. Perché quello del ficcanaso è vizio antico per me, assieme a rompiscatole e incontrollabile, aggiungo. Con salvifica autoironia nel descrivermi dal sito di severe Telegiornaliste dove mi raccontai in terza persona pigliandomi in giro.

Traduco e vi racconto. «Giornalista da troppo tempo, inizia nella carta stampata e resiste per 35 interminabili anni in Rai. Genovese, e qualche volta in trasmissione si sente. Metà della sua vita professionale dedicata al giornalismo investigativo, diventa reporter di guerra per esilio. Dopo tante Brigate rosse, stragi nere, mafia, trame spionistiche, inciampa sui rapporti tra Cia e P2 ed “ottiene” il licenziamento dell’allora direttore del Tg1 Nuccio Fava, la cacciata del capo redattore Roberto Morrione e la sua destinazione all’estero. Si vanta dell’intervista alle “Br” -Curcio, Moretti, Balzerani- con l’annuncio del superamento della lotta armata e l’illusione (allora si sparava ancora) di aver salvato qualche vita. Ha imparato il siciliano dal suo amico Tommaso Buscetta per arrivare alla sola intervista mai realizzata al boss Tano Badalamenti in un carcere americano. Di Licio Gelli, del suo amico George Bush (suo di Gelli), degli scomparsi Francesco Cossiga e Giulio Andreotti dell’inchiesta Cia-P2 non ama parlare e sentir parlare. Se è costretto lo fa ma .. non stuzzicatelo».

«Ha amato invece la Sarajevo dei 4 anni d’assedio giocando al bersaglio e ha trescato con tutto il resto dei macelli balcanici, con qualche occasionale tradimento verso Iraq, Afghanistan, Palestina e Libano. Odia la guerra ma le guerre e i casini sembra amino lui. Corrispondente estero dai primi anni ’90, è stato a lungo responsabile degli uffici Rai a Belgrado, con l’aggiunta di un anno di imperio anche su Gerusalemme e Il Cairo, due anni di esilio a Berlino, e quattro anni da Istanbul, ultimo Sultano dell’ex Impero Ottomano. Candidato a chiacchiere per qualche direzione da decenni, non è stato direttore perché in Rai non erano ancora del tutto matti. S’è inventato la favola del “giornalismo di strada” ed è stato costretto, anche in età decisamente adulta, a battere i marciapiedi della notizia. Chi lo conosce e non è suo amico, se può lo evita. I telespettatori, dopo esserselo sorbito a reti unificate per i tre mesi di bombardamenti Nato sulla Jugoslavia a colazione, pranzo e cena, se lo sono scordati da tempo. Il telegiornalismo attuale farà volentieri a meno di lui, amen».

Per il web sarete d’ora in avanti voi a decidere,
Ennio Remondino

Condividi:
Altri Articoli
La Nato entra in guerra
L’America di cui aver paura
Remocontro