
La ‘bomba etnica’ esplode a destra
Basta globalismo, basta scontri ideologici, ognuno in casa propria faccia ciò che vuole, ritorno all’Europa delle nazioni, ma se litighi col Paese vicino di casa, torniamo alle guerre nel Novecento? E più i nazionalismi vincono, più le liti di cortile diventano probabili e si accendono. Fuori di metafora, minaccia reale pronta ad esplodere in Europa orientale su cui tutti, politica e stampa, paiono distratti. La guerra sotterranea che oppone l’Ungheria di Viktor Orbán all’Ucraina di Petr Poroshenko. Uno scontro tra giganti della destra nazionalista europea con tifoserie contrapposte tra Washington e Mosca.
«I rapporti tra i due paesi sono improvvisamente peggiorati nel 2017, dopo la decisione del governo di Kiev di impedire l’insegnamento nelle scuole di Stato delle lingue delle minoranze nazionali presenti nel paese», spiega Yurii Colombo sul Manifesto. L’iniziativa era nata in chiave anti russa, contro le popolazioni di etnia russa nell’Ucraina Orientale ma ha finito per coinvolgere tutte le minoranze delle regioni occidentale e in particolare quelle rumene, polacche e ungheresi. Ed eccoci alla Transcarpazia.
Per polacchi e rumeni, qualche protesta formale, tanto per dire di averla fatta, da Bucarest e Varsavia, mentre le relazioni tra Budapest e Kiev sono giunte al punto di rottura. A inizio d’anno i rappresentanti ungheresi a Bruxelles hanno posto il veto «all’ingresso dell’Ucraina nella Ue nella Nato fino a quanto questa non rispetterà i diritti civili e umani», ricorda Colombo, che non tralascia la facile battuta sull’Ungheria attuale, Orban, che si fa ‘alfiere delle liberà civili’, in una gara davvero improbabile con la stessa Ucraina. Ed ecco che la partita della Transcarpazia, «si trasforma ogni giorno di più nello scontro tra due paesi iper-nazionalisti e reazionari che dimostra quanto il ‘sovranismo’ sia unito solo dalla fobia per l’Europa».
Il governo ungherese ha deciso inoltre di fornire il passaporto ungherese a tutti i cittadini ucraini di origine magiara che ne faranno richiesta. Un provvedimento che permette a chi ne fa richiesta di diventare cittadino dell’Unione e di poter circolare liberamente in Europa. E già a settembre lo ‘scandalo dei passaporti ungheresi’ per i cittadini ucraini venduti nella città di Beregovo.
Il 3 ottobre scorso il ministro degli esteri ucraino Pavel Klimkin arriva a definire l’Ungheria, «paese aggressore», accusa fino ad oggi riservata solo alla Russia, con l’accusa ad Orbán di «stare preparando l’annessione della Trascarpazia». Toni sempre molto alti da Kiev, per compensare la batta statura politica. Con qualche problema reale dietro le grida. L’alleanza Putin-Orbán nata nel nel 2015 dopo che la Russia decise di garantire uno sconto del 50% sulla bolletta del gas e del petrolio ungheresi, amicizia costosa ma politicamente decisiva per Mosca. Sempre Yurii Colombo cita la politologa Olga Rykova sugli investimenti segreti in Ungheria dagli oligarchi russi.
Qualche problema in più in casa ucraina, con accuse in casa e fuori: Georgy Tuka, del Ministero per i ‘territori occupati dell’Ucraina’: «A differenza della Crimea e del Donbass, la Transcarpazia non l’abbiamo ancora persa ma la stiamo perdendo perché manca una politica del governo». Kiev accusa allo Stato maggiore magiaro reparti al confine in attesa di «trovare un pretesto per provocare un conflitto». Da Budapest la contro accusa ai «Nazionalisti ucraini di estrema destra, colpevoli di azioni di guerriglia con lanci di bombe a mano e molotov in Transcarpazia».
Tensioni e strumentalità di parte, certamente, ma anche timori reali tra alcuni esponenti politici ucraini che parlano di pericolo di “disintegrazione” del paese. Ovviamente, le responsabilità più gravi vengono imputate ai separatisti del Donbass che, con il loro esempio, spingerebbero altre minoranze nazionali a staccarsi da Kiev. Colpevoli i separatisti russi del Donbass, ed ovviamente Mosca che li ispira e li sostiene. Ed ecco che ciò sta facendo l’Ungheria in Transcarpazia, è un attacco da parte del Cremlino e dopo la ‘Novorossija’, ci saranno una ‘Novovengrija’ (Novo Ungheria), e una ‘Novoruminija’ e via a spezzettare.
Il leader del Partito Radicale ucraino, Oleg Ljaškò va già pesante: «I nostri vicini, ungheresi e rumeni, insieme ai russi, si stanno comportando come sciacalli che si avventano su un leone ferito». Ed ecco che le accuse «contro lo stato ucraino non sono che menzogne e banali manipolazioni. In Ucraina non c’è alcuna angheria linguistica o di altro genere nei confronti delle minoranze nazionali», ha concluso Ljaškò, con qualche distrazione su quanto si stacco scambiando governo di Kiev e minoranze etnico linguistiche russe del Donbass.
Pochi i popoli indigeni dell’odierna Europa, per lo più nel nord e nelle estreme zone orientali della penisola eurasiatica.
Attualmente possono essere considerati popoli indigeni europei i Sami (Scandinavia settentrionale), i Nenci e altri popoli samoiedici (Siberia e del nord della Russia) e i Komi (Urali occidentali).
Albania, Albanesi 95%, Greci 3%, altri: 2% (Rumeni, Rom, Macedoni, Bulgari).
Armenia, Armeni 98%, Yazidi 1.2%, Russi 0.4%, Assiri 0.1%, Curdi 0.1%
Austria, Tedeschi 92%, Slavi meridionali 4%, Turchi 1.6%, etnia non specificata: 2.4%.
Azerbaigian, Azeri 91.6%, Lezgini 2% (Nord del paese), Armeni, Russi, Talisci, Avari, Turchi, Tatari, Ucraini.
Bielorussia, Bielorussi 81.2%. Russi 11.4%, Polacchi 3.9%, Ucraini 2.4%
Belgio, Fiamminghi 58%, Valloni (Vallonia) 31%, Tedeschi 1%, origine mista o altri: (ossia Lussemburghesi, Europei Orientali o Meridionali, Africani e Asiatici, e Latino Americani) 10%.
Bosnia ed Herzegovina, Bosgnacchi 50.11%, Serbi 30.78%, Croati 15.43%, altri: 2.73%
Bulgaria, Bulgari 84%, Turchi 8.8%, Rom 5%, altri: 2% (Russi, Armeni, Tatari, e Valacchi)
Croazia, Croati 90%, Serbi 4.5%, altri: 5.9% (Bosgnacchi, Magiari, Sloveni, Cechi, Dalmati Italiani, Austriaci-Tedeschi, Rumeni e Rom)
Cipro (tranne Cipro Nord), Greci ciprioti 99.5%
Cipro Nord, Turchi ciprioti 98.7%
Repubblica Ceca, Cechi 90.4%, Moravi 3.7%, Slovacchi 1.9%
Danimarca, Danesi 90%, Faroesi (Fær Øer) Scandinavi, Tedeschi, Frisoni, Groenlandesi
Estonia, Estoni 68%, Estoni Svedesi Russi del Baltico 25.6%, Ucraini 2.1%, Bielorussi 1.3%, Finlandesi 0.9%, Tedeschi del Baltico 2.2%.
Finlandia, Finlandesi 93.4%, Svedesi 5.6%, Sami 0.1%, Russi 0.5%, Estoni 0.3%, Rumeni 0.1% e Turchi 0.05%.
Francia, Francesi 84%, Bretoni (Bretagna) Corsi (Corsica), Occitani (Occitania), Alsaziani (Alsazia-Lorena), Normanni (Normandia), Piccardi (Piccardia), Savoiardi (Savoia), Baschi (Labourd). Immigrati: Europei 7%, Maghrebini 7%, Subsahariani, Indocinesi, Asiatici, Latino-Americani e Polinesiani.
Georgia, Georgiani 84%, Osseti (Ossezia)0.9%, Abkhasi (Abkhazia) 0.1%, Azeri 6.5%, Armeni 5.7%, Russi 1.5%
Germania, Tedeschi 81%-91%, Bavaresi (Baviera), Danesi (Schleswig-Holstein), Svevi (Svevia), Sassoni (Sassonia-Anhalt), Frisoni (Frisia), Sorbi (Lusazia), Slesiani (Slesia), Tedeschi del Saarland, Polacchi (percentuali non precisate. Tedeschi storici: 81%, Tedeschi di recente immigrazione (inclusi i tedeschi ritornati in patria e persone solo parzialmente discendenti da immigrati): 10%; Immigrati: 9% (Turchi 2.1%, non-Europei dal 2 al 5%.
Grecia, Greci 93%, Albanesi 4%, Arumeni, Meglenorumeni, Turchi cretesi, Macedoni e Greci slavi 3%.
Ungheria, Magiari 92.3%, Rom 1.9%, Tedeschi 1.2%, Croati, Rumeni, Bulgari, Turchi e Ruteni 4.6%
Islanda , 94% islandesi (?), immigrati: prevalentemente Polacchi, Russi, Greci, Portoghesi e Filippini 6%.
Irlanda, Irlandesi 87.4%. Altri: Lettoni, Polacchi e Ucraini 7.5%, Asiatici 1.3%, Scozzesi dell’Ulster e Pavee 1.6%.
Italia, Italiani 91,7%, Tedeschi (Südtirol) non specificati. Minoranze linguistiche d’Italia, Sardi, Friulani, Arbëreshë, Catalani, Grecanici, Ladini e Sloveni. Immigrati: Europei (specialmente Rumeni, Albanesi, Ucraini e Polacchi) 4%, Arabi 1%
Kazakistan, Kazaki 63.1%, Russi 23.7%, Uzbeki, Ucraini, Uiguri, Tatari, Tedeschi del Volga.
Kosovo, Albanesi 92%, Serbi 4%, altri: 4% (Bosgnacchi, Gorani, Rom, Turchi e Ashkali e Egiziani).
Lettonia, Lettoni 62.1%, Russi del Baltico 26.9% (zone costiere), Bielorussi 3.3%, Ucraini 2.2%, Polacchi 2.2%, Lituani 1.2%, Livoniani 0.1%
Lituania, Lituani 83.5%, Polacchi 6.74%, Russi 6.31%, Bielorussi 1.23%, Tatari di Lipka 2.27%,
Macedonia, Macedoni 64%, Albanesi 25.2%, Turchi 4%, Rom 2.7%, Serbi 1.8%. Altri: Greci, Bulgari, Rumeni e Croati 2.2%.
Malta, Maltesi 95.3%
Moldavia, Moldavi 76%, Ucraini 8.4% (zone di confine), Gagauzi 4.4% (Gagauzia), Russi 5.9%, Rumeni 2.1%, Bulgari 1.9%,
Montenegro, Montenegrini 44.98%, Serbi 28.73%, Bosgnacchi 8.65%, Albanesi 4.91%. Altri: (Croati, Greci, Rom e Macedoni) 12,73%.
Paesi Bassi, Olandesi 80.7%, Frisoni 3% (Frisia). Immigrati: cittadini dell’Unione europea 5%, Indonesiani 2.4%, Turchi 2.2%, Surinamesi 2%, Marocchini 2%, abitanti delle Antille Olandesi e di Aruba 0.8%
Norvegia, Norvegesi 85-87%, Sami 1.2 – 2.5% (nord del paese), Polacchi 1.4%. Discendenti di immigrati da circa 219 paesi formano il 12% della popolazione
Polonia, Polacchi 97%, Tedeschi 0.4%, Bielorussi 0.1%, Ucraini 0.1%, Slesiani, Lituani prussiani e Casciubi 2.7%
Romania, Rumeni 89.5%, Ungheresi 6.6%, Rom 2.5%, Tedeschi 0.3%, Ucraini 0.3%, Russi 0.2%, Turchi 0.2%,
Russia, Russi 80%, Tatari 3.9% (Tatarstan), Ciuvasci 1% (Ciuvascia), Ceceni 1% (Cecenia), Osseti 0.4% (Ossezia Settentrionale-Alania), Cabardi 0.4% (Cabardino-Balcaria), Ingusci 0.3%(Inguscezia), Calmucchi 0.1% (Calmucchia), Ucraini 1.4%, Baschiri 1.2%, Armeni 0.9%, Avari 0.7%, Mordvini 0.5%. I dati del censimento includono la Russia Asiatica
Serbia, Serbi 83%, Ungheresi 3.9%, Rom 1.4%, Slavi meridionali 1.1%, Bosgnacchi 1.8%, Montenegrini 0.9%, Macedoni, Slovacchi, Rumeni di Voivodina, Croati, Ruteni, Bulgari, Tedeschi, Albanesi 8%
Slovacchia, Slovacchi 86%, Ungheresi 9.7% (Sud del paese), Rom 1.7%, Ruteniani/Ucraini 1%
Slovenia, Sloveni 83.1%, Serbi 2%, Croati 1.8%, Bosgnacchi 1.1%, altri (Dalmati Italiani, Tedeschi, Ungheresi e Rumeni) 12%.
Spagna , Spagnoli 89%. Il gruppo etnico degli spagnoli è costituito da molti sottogruppi regionali, i principali sono: Castigliani 74,4% (Gran parte della Spagna, Castiglia e León), Catalani 16,9% (Catalogna), Galleghi 6,4% (Galizia), Baschi 1,6% (Paesi Baschi). Altri, Gitani, Ebrei, Latino Americani, Rumeni, Nord Africani, Sub-sahariani, Cinesi, Filippini, Arabi
Svezia, Svedesi 88%, Finlandesi/Tornedaliani (Tornedalen), Sami (Lappland). Immigrati di prima o seconda generazione: Finlandesi, Jugoslavi, Danesi, Norvegesi, Siriani, Russi, Greci, Turchi, Iraniani, Iracheni, Pakistani, Thai, Coreani e Cileni.
Svizzera, Svizzeri 79%. Quattro zone dominate dalle seguenti comunità linguistiche: Tedeschi 64,5% (Svizzera tedesca), Francesi 22,6% (Svizzera romanda), Italiani 8,3% (Svizzera italiana),Romanci 0,5% (Canton Grigioni), Immigrati: Balcanici (Serbi, Croati, Bosgnacchi or Albanesi) 6%, Italiani 4%, Portoghesi 2%, Tedeschi 1.5%, Turchi 1%, Spagnoli 1% e Ucraini 0.5%.
Turchia, Turchi 75%, Curdi 18% (Kurdistan settentrionale), Circassi, Zazari, Laz, Greci, Armeni, Ebrei, Assiri, Albanesi, Bulgari, Bosgnacchi, Arabi: totale 7%.
Ucraina, Ucraini 77.8%, Russi 17.3%, Bielorussi 0.6%, Moldovi 0.5%, Tatari di Crimea 0.5%, Bulgari 0.4%, Ungheresi 0.3%, Rumeni 0.3%, Polacchi 0.3%, Ebrei 0.2%, Armeni 0.1%
United Kingdom, Regno Unito, Inglesi ca. 75-80%, Scozzesi: 8.0%, Gallesi: 4.5%, Nord irlandesi: 2.8%. Inoltre anche Cornici, Mannesi, Rom e abitanti delle isole del Canale inclusi gli abitanti di Gibilterra.