
Bolsonaro, il presidente che rimpiange i militari del golpe che ha segnato il Paese per 20 anni. Jair Bolsonaro, lontane origini italiane, i veneti Bolzonaro, risulta vincitore con il 55,7%, contro il 44,30% ottenuto da Fernando Haddad, il candidato democratico. Il primo messaggio dopo la vittoria Bolsonaro lo ha affidato a Facebook, come ha spesso fatto anche durante la campagna elettorale.
«Il Brasile non poteva continuare a flirtare con il socialismo, il comunismo, il populismo e l’estremismo della sinistra e ora la verità comincerà a regnare in ogni casa del paese, cominciando dal suo punto più alto, che è la presidenza della Repubblica, perché il Brasile ha tutto quello che serve per essere una grande nazione».
Contrapposte preoccupazioni per quarta democrazia più grande del mondo che sarà governata da un ex ufficiale dei paracadutisti denunciato da molti come una “minaccia fascista”. Una vittoria salutata in Italia dal leader della Lega Matteo Salvini: «Anche in Brasile –ha twittato– i cittadini hanno mandato a casa la sinistra! Dopo anni di chiacchiere, chiederò che ci rimandino in Italia il terrorista rosso Battisti».
Intanto in Brasile, da Rio de Janeiro a San Paolo, sono scesi in piazza migliaia di simpatizzanti. Malgrado la rimonta registrata negli ultimi giorni da Haddad – l’erede politico scelto da Lula da Silva come candidato del Partito dei Lavoratori (Pt) – i risultati del ballottaggio hanno confermato le previsioni dei sondaggi, che davano Bolsonaro come favorito già dal primo turno, lo scorso 7 ottobre. La vittoria di Bolsonaro rappresenta una frattura storica per il Brasile, dopo una fase di quattro governi consecutivi del Pt, chiusasi nell’agosto del 2016 con l’impeachment di Dilma Rousseff, e il breve intermezzo dell’amministrazione di Michel Temer, che arriva alla fine del mandato battendo tutti i record di impopolarità.
Il risultato del voto in Brasile segna una nuova sconfitta per partiti e leader protagonisti della cosiddetta “marea rosa” progressista che investì l’America Latina all’inizio del secolo XXI, dopo le vittorie elettorali del centrodestra in Argentina, Cile, Perù e Colombia e le derive autoritarie in Venezuela e Nicaragua. Bolsonaro, un deputato che è passato per otto partiti diversi in quasi due decenni di attività parlamentare -nota Ansa-, fino a poco fa era considerato un personaggio eccentrico, noto per le sue dichiarazioni polemiche a favore della dittatura militare e la tortura, e contro le donne e le minoranze razziali, etniche e sessuali, è diventato in pochi mesi il leader che ha cavalcato il crescente malessere di grandi fasce della società brasiliana.
1. “Pinochet avrebbe dovuto uccidere più persone”. Veja, 2 dicembre 1998
2. “Ho cinque figli. Quattro ragazzi, al quinto sono stato debole e ho avuto una femmina.” Discorso al Clube Hebraica, Rio de Janeiro, 3 aprile 2017
3. “Il mio consiglio e la mia condotta: evado quante più tasse è possibile. Se non ho bisogno di pagare qualcosa, non la pago.” Programa Câmera Aberta, Band RJ, 23 maggio 1999
4. “Sono favorevole alla tortura e voi lo sapete.” Programa Câmera Aberta, Band RJ, 23 maggio 1999
5. “Attraverso il voto non cambieremo mai niente in questo paese. Niente! Assolutamente niente! Sfortunatamente, cambieremo quando cominceremo una guerra civile. E a fare il lavoro che il Regime Militare non fece: ucciderne trentamila! […] Se qualche innocente morisse, capita; in ogni guerra muoiono innocenti. Io sarei felice di morire se altri trentamila morissero con me.” Programa Câmera Aberta, Band RJ, 23 maggio 1999
6. “La situazione del paese oggi sarebbe migliore se la dittatura avesse ucciso più persone.” Folha de São Paulo, 30 giugno 1999; “Il grande errore è stato torturare e non uccidere.” 7 agosto 2008
7. “Quale debito storico avremmo con i neri? Io non li ho mai schiavizzati. I Portoghesi non hanno mai messo piede in Africa. I neri sono stati portati qui da altri neri.” Programa Roda Viva, 30 luglio 2018
8. “Non ho mai picchiato la mia ex moglie. Ma ho pensato di spararle più volte.” Revista IstoÉ, 14 febbraio 2000
9. “Dio sopra ogni cosa. Non c’è una cosa chiamata Stato secolare. Lo Stato è cristiano e la minoranza dovrà cambiare, se possono. Le minoranza dovranno adattarsi alla posizione della maggioranza. Discorso all’Aeroporto João Suassuna, Campina Grande, 8 febbraio 2017
10. “Non ti stuprerei mai perché non te lo meriti”, alla Deputata Federale Maria do Rosário, novembre 2003