Macedonia cambia nome e casacca, tutto il sud dei Balcani nella Nato

Il Parlamento di Skopie approva per un voto il nuovo nome di ‘Macedonia del nord’.
-L’accordo con la Grecia, problemi in corso sui due fronti.
-La Nato che spinge, la Russia che si arrabbia.

L’ex Macedonia jugoslava
cambia nome e casacca

  • Macedonia cambia nome e casacca. Ansa – ‘Il parlamento macedone ha votato a favore dell’accordo con la Grecia per il nuovo nome del Paese (Macedonia del nord), approvando con la maggioranza dei due terzi le necessarie modifiche costituzionali. I voti a favore dell’accordo e delle relative modifiche costituzionali sono stati 80, il minimo richiesto dalla maggioranza dei due terzi nel parlamento di 120 seggi. Non si sono registrati voti contrari dal momento che numerosi deputati erano assenti al momento del voto. In caso di bocciatura il premier socialdemocratico Zoran Zaev aveva minacciato elezioni anticipate in tempi brevi’.
  • Voti contati e cambi di casacca decisivi (i nove voti che mancavano alla maggioranza per arrivare alla quota minima dei due terzi dell’aula) per la partita strategica di ben più alta portata in corso nel sud dei Balcani dove, anche l’ultimo caposaldo ex jugoslavo, la Macedonia appunto, cambia nome e alleanze politico militari, già in corso l’arruolamento della affollatissima squadra Nato in quell’area inquieta del mondo. L’approvazione dell’intesa sul nome era stata posta dalla comunità internazionale come condizione per l’integrazione euroatlantica di Skopje.
  • Il 30 settembre il referendum sull’accordo non aveva avuto successo con l’affluenza al di sotto del quorum minimo del 50%. La stragrande maggioranza dei votanti si era tuttavia espressa a favore dell’intesa con la Grecia, fortemente avversata dall’opposizione conservatrice e nazionalista, e dal presidente Gjorgje Ivanov. A loro avviso l’accordo è anticostituzionale e dannoso per gli interessi nazionali della Macedonia. L’accordo di giugno aveva posto fine a una disputa con la Grecia lunga 27 anni, durante la quale Atene – contestando il nome del Paese ex jugoslavo nel timore di pretese territoriali sulla sua provincia settentrionale che si chiama Macedonia – aveva bloccato ogni avvicinamento di Skopje a Unione Europea e Nato.

Skopje ‘euroatlantica’
applausi e timori

Ansa – ‘La Bulgaria ha espresso soddisfazione per il voto positivo del parlamento macedone all’accordo con la Grecia sul nuovo nome (Macedonia del nord) e alle relative modifiche costituzionali, sottolineando che ciò apre la strada al processo di integrazione euroatlantica del Paese ex jugoslavo.
Anche il presidente del Kosovo Hashim Thaci si è detto soddisfatto del voto del parlamento di Skopje. In dichiarazioni postate su Facebook, Thaci ha sottolineato che “la Macedonia ha scelto la via dell’integrazione euroatlantica, compiendo un grande passo avanti verso il rafforzamento della pace nell’intera regione”.
Fronte albanese schierato. A fine settembre Tirana aveva esorta gli albanesi di Macedonia, circa un terzo della popolazione, a votare per il “si”. “Ogni albanese (a Skopje) deve capire che se non vota per sostenere il referendum, tradirà la sua casa e la prossima generazione di macedoni e albanesi”, ha dichiarato il premier Rama.

Di corsa a Bruxelles
negoziati di adesione a Nato

Ansa – Hanno preso ufficialmente il via a Bruxelles i negoziati di adesione alla Nato della Macedonia. La prima sessione di colloqui nei quartieri generali dell’Alleanza, dove il Comitato per l’integrazione della Nato discuterà di aspetti politici, legali e militari con la delegazione macedone guidata della vicepremier Radmila Sekerinska-Jankovska’.
Con due giorni di anticipo sulle decisioni sofferte del Parlamento macedone (i voti necessari contati), con grossi sponsor attorno, dopo che la Macedonia era stata di fatto una decisiva base per l’attacco Nato alla ex Jugoslavia di Milosevic nel 1999. Skopje aveva ricevuto l’invito ufficiale ad entrare nella Nato lo scorso 12 luglio.

Tanta fretta ma percorso
comunque accidentato

Fortissime pressioni dai due fronti opposti. La denuncia di compravendita di voti da parte Usa e presunte pressioni russe e turche denunciate dai governi macedone e greco. Ora, per la operatività dell’accordo sul cambio di nome e per tutto ciò che ne consegue, manca il voto del Parlamento greco, partita politica non scontata, e tappe successive anche a Skopje, con le successive e necessarie modifiche costituzionali, quindi verso il nuovo anno.
Problemi anche in casa greca dove, nei giorni scorsi è stato costretto alle dimissioni il Ministro degli esteri Kotzias, il padre del Trattato di Prespes, dopo lo scontro con l’alleato di governo Panos Kammenos, Ministro della Difesa e Presidente del partito nazionalista di destra ANEL.
Qualcuno accortamente osserva che ‘Nuova Democrazia’ e ‘Pasok’ all’opposizione che hanno annunciato il loro voto contrario all’accordo con Skopje, saranno i molto probabili vincitori delle prossime elezioni greche.

MACEDONIA DIMENTICATA
QUANDO ERA GUERRA

 

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