Il Medioriente impossibile di Putin, frenare Israele e Iran assieme

Il Medioriente impossibile di Putin,
come frenare Israele e Iran assieme

Dunque, in Medio Oriente la strategia politica più gettonata, in questa fase, sembra essere quella che premia chi bara di più. Già, ma il vero problema è che in questo gioco ci stanno dentro tutti, fino al collo. Ragion per cui, diventa impossibile tagliare in due, con un coltello, torti e ragioni, come si farebbe con una bella crostata. No, ogni giorno che passa si assiste a novità che spesso si contraddicono o, addirittura, si annullano a vicenda. La penultima è di giovedì scorso, quando il leader israeliano Netanyahu, parlando all’Onu, ha sciorinato un lenzuolo di mappa per dimostrare come (e dove) gli ayatollah iraniani continuerebbero ad arricchire e a stoccare uranio in barba a tutti i trattati e le sanzioni. Generosamente assistito dalle informazioni fornitegli dai suoi servizi segreti (Mossad e Shin-Bet in primis) Netanyahu ha dichiarato che a Teheran non hanno mai smesso di giocare con due mazzi di carte. E ha spifferato come il regime iraniano abbia accuratamente nascosto in un deposito sotterraneo ultra-segreto (ma non per gli israeliani…) almeno 300 tonnellate di materiale nucleare.

Il Primo Ministro ha invitato gli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ad effettuare controlli a sorpresa, per cogliere gli iraniani con le mani nella marmellata. Detto questo, va anche sottolineato come il caos regni sovrano e come talvolta i nemici di ieri, in ossequio alla “diplomazia parallela”, possano diventare gli amici di oggi. O quasi. A parte gli Stati Uniti, che si leccano le ferite auto-infertesi con una conduzione quantomeno discutibile e zigzagante della loro foreign policy, gli altri attori sono vivi e vegeti e si muovono come tante palline da flipper, per ridisegnare i nuovi assetti del dopoguerra in Siria. Se Trump per ora è preso da altre urgenze “domestiche”, Putin non sta certo a guardare. Un colpo al cerchio e uno alla botte, il Cremlino parla di pace ma prepara la guerra, attuando la strategia “dei due forni”. Vladimir Vladimirovich ha spedito il suo consigliere per la Sicurezza nazionale, Nikolai Patrushev, a Teheran con una richiesta: se Israele ferma i bombardamenti aerei contro obiettivi mirati in Siria, gli ayatollah potrebbero bloccare il continuo trasferimento di armi verso le milizie di Hezbollah?

Bella domanda, perché proprio il riarmo degli estremisti libanesi della Valle della Bekaa ha fatto saltare il ticchio a tutto lo Stato maggiore di Gerusalemme. Rumors abbastanza attendibili danno Netanyahu sintonizzato su un atteggiamento positivo. In fondo, il suo chiodo fisso è evitare che gli iraniani ingrassino di armi di ultima generazione lo spauracchio Hezbollah. Per ora Teheran ha risposto con un “ni”, perché la proposta, presentata al segretario del Supreme National Security Council degli ayatollah, Alì Shamkani, dovrà essere sottoposta al giudizio finale di Alì Khamenei, la Guida Suprema. In questa fase, gli “sherpa” che stanno preparando il dossier finale per l’approvazione ai massimi livelli, sono appunto Shamkani, Patrushev, John Bolton per gli Stati Uniti e Meir Ben Shabat in rappresentanza di Israele. Nell’attesa della risposta, comunque, i russi non hanno fatto altro che rispolverare le loro cognizioni di storia romana. “Si vis pacem para bellum”, diceva con somma saggezza Publio Flavio Vegezio.

E infatti a Mosca, tanto per farsi capire, dopo l’abbattimento dell’Ilyushin-20 destinato a sorveglianza aerea e guerra elettronica, hanno preso le loro precauzioni. Il Ministro della Difesa Sergei Lavrov ha confermato che sono in corso di distribuzione alle forze armate del siriano Assad i micidiali missili contraerei S-300. Che si aggiungono ai sofisticati S-400 già installati nell’area di Damasco. Contemporaneamente, notizie in arrivo da Israele danno per certo l’arrivo di un nuovo sistema missilistico russo, studiato per le intercettazioni a bassa quota. Si tratta del “Pechora M2” anche noto come “Neva S-125”. La diplomazia va bene, avrà pensato Putin, ma prepararsi ad abbattere qualsiasi cosa voli sui cieli siriani forse va ancora meglio. E così, come nel giochino dell’oca, torniamo al punto di partenza, con un avviso del Cremlino espressamente rivolto a Netanyahu: attenzione a come tiri i dadi, perché questa volta la paperella te la impalliniamo sul serio.

Altri Articoli
Remocontro