
Gorbaciov doveva morire a Berlino. Mikhail Gorbaciov, allora leader sovietico, doveva morire nell’89 a Berlino Est, ucciso da terroristi della Raf, il gruppo terrorista tedesco di estrema sinistra, armati dai più alti vertici del KGB ostili alla linea riformista di Gorbaciov. A salvarlo fu una spia inglese, infiltrato oltre il muro. Ora l’uomo, la cui identità reale resta ancora nel mistero, ha deciso di raccontare la sua storia in un’intervista esclusiva concessa al Corriere della Sera. Dal quotidiano milanese, all’Huffinton Post, sperando nella veridicità di un racconto non verificabile, molto/troppo eroico e di cappa e spada, in un contesto politico internazionale storicamente noto e privo di dettagli a garanzia di originalità.
«Il leader sovietico che aveva avviato le riforme nel blocco comunista doveva cadere sotto i colpi dei killer la mattina del 7 ottobre 1989, durante il discorso pubblico a Berlino Est di fronte ai capi dell’allora Germania orientale», scrive il corrispondente da Londra Luigi Ippolito. Braccio armato, la Raf, la ‘Rote Armee Fraktion’, gruppo terrorista tedesco di estrema sinistra paragonabile in parte alle nostre Brigate rosse. Mandanti i duri ai vertici del KGB e all’interno della leadership dell’Urss, contrari alle aperture di Gorbaciov. Il buono salva tutto, un agente delle Sas, le forze speciali britanniche infiltrato oltrecortina, che riuscì/sarebbe riuscito a sventare il complotto e a cambiare il corso della storia.
Dopo quasi trent’anni, lo 007 di Sua Maestà ha deciso di rivelare la sua storia in un libro, ‘Pilgrim Spy’, appena pubblicato in Inghilterra. E altro che James Bond! Nel volume, inseguimenti sui tetti, di interrogatori di terroristi, fughe attraverso le foreste, e ovviamente anche una bellissima spia tedesco-orientale. Avversario, il cattivo necessario, un misterioso ufficiale del Kgb: un certo maggiore Vladimir Putin. Bugia compro bugia vendo, e siccome il collega londinese non spiega la rilevante omonimia, per noi resta l’imprecisato ‘Maggiore Putin’. Il libro è firmato da Tom Shore, ovviamente anche per lui nome di copertura. Con la modestia di evitare Tolstoj.
Prudenza o pubblicità che sia, la spia buona, nonostante i 30 anni trascorsi, sostiene di non poter essere essere fotografato né filmato. Il Corriere accetta e così racconta. Perché le rivelazioni ora? «Dopo 30 anni gran parte delle persone coinvolte sono morte o da lungo tempo in pensione. E una storia che è necessario raccontare: se non lo faccio io ora, non verrà mai conosciuta, sarà perduta». Dunque un complotto per assassinare Gorbaciov… «Durante gli anni della perestrojka Gorbaciov è stato bersaglio di diversi tentativi di ucciderlo», e documenti della Cia declassificati di recente parlano di diversi tentativi di eliminarlo. Ci avrebbe provato persino il suo ministro della Difesa, Dimitrj Yazov.
La Raf mano armata scelta per l’anonimato e i suoi contatti internazionali facilmente equivocabili. Il Sas eroe racconta di come ha fermato i potenziali assassini. Due uomini armati, lui che riesce a rovesciare la situazione e a disarmarli e li interroga con una pistola alla testa. E come da film, i due, per salvarsi la pelle ‘se la cantano’. La mattina dell’attentato, Gorbaciov sul podio a Berlino, e ‘il nostro’ che vigila perché non vi fossero altri attentatori. Agli altri eventuali terroristi non giunse il segnale convenuto e Gorbaciov fu salvo. L’intervistatore preso dal contesto eroico dell’azione: “Lei ha cambiato il corso della storia”. Il Sas eroe modesto, «Non dico questo, ma se ci fosse stato l’attentato i sovietici avrebbero mandato i carri armati in Germania orientale e quella sarebbe stata la fine di tutto. Non credo che il Muro di Berlino sarebbe caduto».
Giulietto Chiesa dicci
Strana storia ospitata sul Corriere della Sera, a far venire la voglia di qualche riscontro in più, ad esempio con l’amico di vecchia data Giulietto Chiesa, storico corrispondente dell’Unità da Mosca, e ancora oggi amico personale del fortunatamente sopravvissuto Mikhail Gorbaciov
Berlino Est nel fatale 1989, a pochi mesi dalla caduta del Muro. Un commando delle Special Air Services, notA con l’acronimo di Sas, le forze speciali dell’esercito britannico, è stato spedito nella Germania comunista dai servizi segreti di Londra per scoprire dettagli di una presunta operazione militare sovietica. L’ufficiale non ne trova traccia, ma nel corso della missione scopre un complotto ancora più grande: un piano per assassinare Mikhail Gorbaciov, presidente dell’Urss e artefice della perestrojka, durante la sua visita del 7 ottobre a Berlino per il 40esimo anniversario della nascita della Ddr. A progettare l’attentato sono membri della banda Baader-Meinhof, un gruppo di estrema sinistra con cui l’agente inglese entra in contatto mentre aiuta il movimento per le riforme nella città di Lipsia a trasmettere appelli alla democrazia con una radio clandestina. Sembra la premessa per una spy-story di Le Carrè.