Se in Sud Sudan scoppia la pace? Africa, problemi e maldicenze

Migranti resi schiavi
sospetti e prevenzione

Sud Sudan, l’Africa spesso autolesionista e ‘l’Uomo Bianco’ che è ancora spesso convinto di essere più per meriti di colore. In contemporanea due segnali contraddittori. Dal Sud Sudan accenni di pace, ed in casa italiana la solita polemica sui migranti con venature vere o presunte di razzismo. Matteo Salvini, dichiarante incontinente che parla di migranti e di schiavi e, forse per prevenzione politica nei suoi confronti, subisce la protesta dell’intera Unione africana.
Poi l’Africa vera, quella dove il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, personaggio inquietante soltanto dalla foto, parla con il capo dei ribelli del Sudan meridionale Riek Machar a Khartoum. Forse un vero accordo di pace dopo cinque anni di guerra civile che ha ucciso almeno 50mila persone, causato oltre due milioni di sfollati e minato lo sviluppo del Paese africano. Uno degli elementi che aiutano a produrre migranti in fuga dall’inferno.

La pace introvabile nel più
giovane Paese del mondo

La firma del nuovo trattato di pace è avvenuta mercoledì scorso nella capitale etiopica Addis Abeba alla presenza dell’ex presidente del Botswana, Festus Mogae, che dal novembre 2015 è al vertice della Commissione congiunta di monitoraggio e valutazione (Jmec), l’organismo per il controllo del cessate il fuoco in Sud Sudan istituito dall’Igad, il blocco regionale dell’Africa orientale. I dettagli di Marco Cochi su EastWest. Un precedente accordo di pace era stato raggiunto nell’agosto 2015 con la mediazione Onu, ma tre mesi dopo la ripresa dei combattimenti.
Ma questa potrebbe essere la volta buona, sostiene David Shearer, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite in Sud Sudan. Anche se l’impressione è che questo accordo abbia sciolto alcuni nodi politici, senza però risolvere i problemi che stavano alla base della guerra civile, scoppiata nel dicembre 2013 per rivendicazioni etniche legate alla gestione del potere in diversi Stati del Paese.

Ma la parte difficile
deve ancora venire

Perplessità sull’accordo di pace tra i Paesi della troika per il Sud Sudan -Norvegia, Gran Bretagna e Stati Uniti- per, per l’esclusione di alcuni gruppi ribelli minori, e per un accordo ‘vago sui punti cruciali’. Ora una fase di pre-transizione di otto mesi seguita dalla vera e propria transizione che durerà tre anni, al termine dei quali dovranno tenersi nuove elezioni. Tutto questo dovrà portare alla ricostruzione vera e propria del sistema politico del Paese. Nel frattempo, Salva Kiir rimarrà presidente e il suo principale avversario Riek Machar vice-presidente, con i territori degli Stati federali suddivisi su base etnica e tribale.
Una questione cruciale perché l’opposizione accusa il presidente di cercare di favorire la sua etnia, i dinka. Ed ecco l’invenzione del quorum del Consiglio dei ministri, necessario per prendere decisioni (tot voti 5Stelle rispetto a tot ministri Lega, per un esempio di casa). Oltre le battute, la sorte di 12 milioni di persone segnate dalla guerra nel Paese forse più povero dell’intera Africa. Da dove scappare è pura sopravvivenza.

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