Italia-Libia lette dalla Russia

L’esperto russo di studi orientali

Italia-Libia lette dalla Russia. Provare a leggere le cose di nostro diretto interesse attraverso altri occhi, aiuta sempre. Sopratutto oggi, rispetto al pasticcio Libia in cui il nostro Paese si trova coinvolto quasi fosse caduto giù dalle nuvole. Lettura da parte di chi tende ad avere occhi strategici più allenati dei nostri, ad esempio. La Russia, in questo caso: Paese non nemico ma assieme, concorrente politico commerciale in Libia. Una voce da ascoltare, attraverso le considerazioni di Vladimir Fedorenko che Sputnik ci propone come grande e noto esperto russo di studi orientali. Poche premesse, e subito al dunque, a darci qualche ragione: «Roma sa che le elezioni in Libia possono portare una nuova guerra civile».

Elezioni pericolose

Premessa facile: Francia e Italia sostengono in Libia leader differenti e che sono, dunque, fra loro nemici. E gli obiettivi strategici di Italia e Francia in Libia, legati al petrolio, sono del tutto contrapposti. E le elezioni presidenziali che si vogliono tenere terranno il 10 dicembre non favoriranno il superamento delle controversie tra i diversi gruppi. «Nel Paese continuerà un doppio regime: il governo di Tobruk sostenuto dai francesi che collabora con l’Esercito nazionale libico di Khalifa Haftar, e il governo di Accordo nazionale di Fayez al-Sarraj a Tripoli formato con il sostegno dell’ONU. A questo vanno aggiunti numerosi altri gruppi indipendenti». Sintesi chiara, dubbi su cosa le elezioni in Libia potrebbero generare.

Diffidenze romane

Roma non si fida di Haftar per i suoi rapporti con vari gruppi dall’ambigua reputazione e per le sue relazioni con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. L’Italia, infatti, guarda con preoccupazione al rafforzamento delle posizioni in Libia di queste due nazioni, ma senza mai rinunciare a trattare. «È da considerarsi un grande successo dell’Italia il fatto che la Brigata di Zintan, prima la principale alleata di Haftar nella Libia occidentale, se ne sia distaccata. Senza questa Brigata le possibilità dell’Esercito nazionale libico di riprendersi quel territorio sono diminuite considerevolmente, per non dire che sono praticamente nulle», afferma Kiril Semenov, direttore del Centro di studi islamici.
In particolare, la Brigata di Misurata oltre l’incerta Zintan.

Greenstream, gas e petrolio

Sono ben 13 i gruppi che, in Libia occidentale si sono rifiutati di riconoscere l’accordo tra Serraj e Haftar del luglio del 2017 a Parigi. E ad opporsi anche le ormai note, Brigata di Zintan e quella di Misurata. La Brigata di Misurata ha posizioni molti vicine a quelle dei Fratelli Musulmani, e Fedorenko rileva, «In Russia i Fratelli Musulmani sono ritenuti un gruppo terroristico, mentre in Occidente no. Tuttavia, va detto che la Brigata di Misurata ha risolto il problema dello Stato Islamico in Libia costringendo quest’ultimo ad abbandonare la città di Sirte. In altre parole, a condurre questa battaglia contro l’Islam radicale sono i rappresentanti della Libia occidentale». Ribadito il caos delle posizioni tribali anche lette in russo, cosa ne esce di nuovo?

Francia e Italia in Libia

La risorsa principale della Libia è controllata dalla National Oil Corporation di Tripoli. Solo questa società ha il diritto di esportare. La società è legata a al-Sarraj ed è gestita proprio da italiani. A Bengasi esiste un’altra società che è gestita dal Governo di Tobruk e la maggior parte dei giacimenti si trova sotto il controllo di Khalifa Haftar. «In questa controversia l’Italia per ora primeggia sulla Francia poiché le risorse energetiche non possono essere trasportate all’estero senza passare dall’Italia. La Francia, però, sta tentando di mettere in regola Haftar e l’Esercito nazionale libico attraverso queste nuove elezioni. In tal modo, si procurerà gli elementi necessari per poter influenzare le esportazioni e la ripartizione delle risorse energetiche libiche a suo vantaggio», afferma l’esperto.

Le debolezze dell’Italia

Elezioni del dilemma. Kirill Semenov ritiene che Roma sia contro il loro svolgimento. Prospettive elettorali incerte con forze in grado di contrapporsi allo svolgimento. E se si svolgeranno, da chi saranno riconosciuti i risultati? Ancora non è neppure chiaro quanti elettori vi prenderanno parte. L’intervistato di Sputnik ritiene che le elezioni in Libia potrebbero far vacillare le posizioni dell’Italia poiché uno dei possibili scenari è la legittimazione dell’Esercito nazionale libico e di Haftar e la conservazione di al-Sarraj al potere ma solo nella sua funzione di rappresentanza. «Nella Libia occidentale si ritiene che in realtà non si tratti di altro che di un accordo tra al-Sarraj e Haftar con il duplice obiettivo di mettere in regola Haftar e il suo Esercito nazionale libico e di isolare i gruppi della Libia occidentale dalla vita politica».

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