
Gli abusi sui minori commessi da preti semplici o alti ecclesiastici è una piaga che sta rischiando di distruggere dall’interno la Chiesa cattolica. Le rivelazioni, le testimonianze in ogni parte del mondo viaggiano ormai a ritmo sostenuto, dagli Usa all’America Latina passando per altri casi in Europa. Si è aperto un vaso di Pandora che difficilmente può essere richiuso senza conseguenze.
Ma questo dramma non è solo il volto oscuro e peccatore della Chiesa. E’ anche l’evidenza di una battaglia, di uno scontro interno alla Chiesa stessa che oppone l’azione riformatrice di Papa Bergoglio ad altre correnti teologicamente più tradizionaliste e politicamente più reazionarie. Le violenze diventano dunque pretesto per una guerra intestina senza esclusione di colpi. Risultato: dossier compromettenti, scritti che accusano lo stesso Pontefice di aver coperto gli abusi.
Bisogna tornare indietro solo di pochi giorni, al 25 agosto. Il Papa si reca in Irlanda per l’incontro mondiale delle famiglie, un viaggio che ha il sapore di una riparazione. E’ proprio da Dublino che Bergoglio pronuncia parole durissime contro la pedofilia e gli abusi nella Chiesa e promette di fare tutto il possibile per stroncare il fenomeno. Il Papa argentino dunque riafferma la sua fama riformatrice. Solo il giorno dopo, con un tempismo che sembra studiato, deflagra una vera e propria bomba.
Il quotidiano italiano, ‘la Verità’, nome un po’ pretenzioso, pubblica un rapporto dell’ex nunzio apostolico a Washington, Carlo Maria Viganò. Va anche detto che ‘La Verità’ arriva da Maurizio Belpietro direttore. Secondo l’alto prelato, ampiamente citato dal quotidiano, Papa Francesco avrebbe volutamente ignorato abusi commessi dal cardinale statunitense, Theodore McCarrick. Viganò sostiene di aver informato il pontefice dal 2013, Bergoglio però non avrebbe dato seguito alla denuncia con provvedimenti severi. Un’accusa di copertura sostanzialmente, tale da far chiedere a Viganò le dimissioni del Papa.
Un colpo durissimo, forse solo una provocazione, ma tanto è bastato per far venire alla luce una guerra feroce e dai contorni torbidi. Secondo il nunzio infatti, la mancata persecuzione di McCarrick sarebbe dovuta al suo appoggio, dato a Bergoglio per la sua elezione al trono di Pietro. Tutto ciò mentre in realtà, proprio nel luglio scorso, McCarrick ha perso le sue prerogative cardinalizie. Un provvedimento senza precedenti arrivato direttamente da Roma, per volontà di Papa Francesco.
Ma per capire più a fondo il contesto in cui si muovono gli attori di questa vicenda, bisogna fare un po’ di luce sulla figura di monsignor Viganò. Già nel 2011 si comincia a parlare di questo prelato. E’ lui che da il via a quelli che sarebbero diventati noti come Vatileaks. In alcune lettere rese misteriosamente note da ambienti vaticani, Viganò si rivolgeva a Papa Benedetto XVI denunciando una dilagante corruzione nella Curia e degli abusi di McCarrick. Ratzinger sarebbe intervenuto sul cardinale americano con imposizioni di penitenza e ritiro, disattese dall’ecclesiastico peccatore. Tutto questo a conoscenza delle alte sfere ecclesiastiche. Con l’elezione di Bergoglio, Viganò fu trasferito negli Usa: dal Governatorato dello Stato della Città del Vaticano a nunzio apostolico negli Stati Uniti.
Una promozione ma di fatto un allontanamento. La santa Sede infatti sarebbe entrata in possesso di documenti che coinvolgevano Viganò in una vicenda di appalti gonfiati e false fatturazioni. Problemi di famiglia anche in casa Viganò, con la sorella Rosanna che imputava al prelato l’appropriazione di 900 milioni di lire dall’eredità paterna. Nel 2013 poi entra in scena alche il fratello Lorenzo che rincara la dose rivelando che, per opporsi al suo trasferimento negli Usa, Carlo Maria mentì a Ratzinger dipingendo Lorenzo come un disabile di cui doveva occuparsi personalmente. Bel personaggio, insomma
Solo interessi economici? O un desiderio di vendetta nei confronti di Bergoglio, nel tentativo di una riabilitazione mediatica? Materia da agenti segreti, ci sono anche quelli vaticani, ma forse c’è di più. E’ noto che Viganò appartiene all’ala tradizionalista della Chiesa, e dai vaticanisti esperti trapela come questi ambienti stiano già pensando al dopo Francesco nel tentativo di annullare le pur timide aperture in materia di diritti civili. In altre accuse al tempo di Benedetto XVI, Viganò aveva tirato infatti in ballo alti prelati come monsignor Paglia, iscrivendolo alla fazione pro gay della Chiesa.
Un intreccio di vecchi e nuovi rancori che difficilmente potrebbero portare alle dimissioni di Papa Francesco, come accaduto con Papa Ratzinger, ma che sicuramente puntano a colpirne la credibilità. Insinuare il sospetto che proprio il Papa copra gli autori di abusi rischia di vanificare il tentativo di recuperare una credibilità della Chiesa che, proprio sui casi di pedofilia e violenze, è stata fortemente intaccata. Il caso cileno, dove sembra provata la iniziale sottovalutazione di Bergoglio nei confronti delle testimonianze delle vittime, si è conclusa con le dimissioni dell’intero episcopato del paese. Probabilmente anche i provvedimenti che hanno colpito McCarrick sono arrivati tardi.
Forse per questo, nel volo di ritorno dall’Irlanda, alle domande dei giornalisti sulle accuse di Viganò, Bergoglio è apparso riservatissimo. «Leggete voi attentamente e fatevi un vostro giudizio. Non dirò una parola su questo. Credo che il comunicato parli da se. Voi avete la capacità giornalistica di trarre le conclusioni». Apparentemente nessuna smentita, smentendo tutto. Improbabile che dal Vaticano non seguano presto altro tipo di reazioni.
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