
Addio McCain, ‘eroe americano’, il «maverick della politica americana», come i cowboy chiamano i capi bradi e senza padrone, ‘maverick’ tra i repubblicani conservatori di cui era noto esponente, lui, eroe della guerra in Vietnam (polemiche aperte da sempre su quella guerra), dove rimase prigioniero per sei anni. Tre giorni fa la famiglia di McCain, considerato un cane sciolto all’interno del Partito repubblicano con il quale si era anche candidato alla presidenza due volte, aveva annunciato la sospensione delle cure dal tumore che lo stava uccidendo. Prima di morire, McCain aveva detto di non volere Donald Trump al suo funerale. E Trump con un tweet, promette le sue preghiere.
John McCain è morto nella notte di sabato per un cancro al cervello. Il 29 agosto il senatore dell’ Arizona avrebbe compiuto 82 anni. In una nota diffusa dal suo ufficio, si ricorda che McCain «ha servito con fedeltà gli Stati Uniti per sessant’anni». Colpito da una forma di cancro al cervello particolarmente aggressiva nel luglio del 2017, quando era stato sottoposto ad un intervento. Qualche giorno dopo il senatore si era presentato in aula con una vistosa cicatrice sopra l’occhio votando contro la revoca parziale dell’Obamacare, la riforma della sanità voluta da Obama e che era uno dei primi atti che Trump avrebbe voluto cancellare.
Ma le tensioni risalgono anche a prima: alla campagna elettorale in cui Trump lo accusato di non essere un eroe visto che era stato catturato dai vietcong. Rozzo sempre. «Grazie senatore McCain – twitta invece Melania Trump – per il suo servizio al Paese». L’ex presidente Obama ricorda la sfida alle presidenziali del 2008. «Eravamo molto diversi ma condividevamo la fedeltà a qualcosa di più alto, agli ideali per cui generazioni di americani e immigrati hanno combattuto, manifestato e fatto sacrifici». «Un patriota del livello più alto» per l’ex presidente George W. Bush, che ha battuto McCain nel 2000 per appoggiarlo nel 2008, contro Obama.
John Sidney McCain III era nato il 29 agosto 1936 in una base navale a Panama, figlio e nipote di ammiragli a quattro stelle ed erede di una famiglia in cui la tradizione militare risale alla guerra d’Indipendenza. Da padre, nonno e bisnonni, ma anche dalla madre Roberta che gli è sopravvissuta, John non aveva ereditato solo la passione per la divisa, ma anche quella per la battuta graffiante e la polemica. In gioventù amava le donne e l’alcool. All’Accademia navale di Annapolis era noto per essere sempre in punizione. In Florida, dove si addestrò al volo, si lanciò in una torrida relazione con una spogliarellista nota come “Marie the Flame of Florida”.
Figura di militare Usa schierato a tutto campo, dal Vietnam giovanile al sostegno delle successive guerre americane nel mondo, ultimo, il sostegno all’Ucraina separatista anti russa, rende contestabile la sua biografia che resta comunque decisamente originale. Da allievo, sopravvisse alla caduta di un jet in addestramento. Nel 1967 in Vietnam il suo aereo prese fuoco mentre si prepara al decollo dalla portaerei. Pochi mesi dopo fu abbattuto dai nordvietnamiti nel cielo di Hanoi. I vietnamiti lo catturarono, lo colpirono ripetutamente con le baionette e lo chiusero nell’ex prigione francese, dove trascorse anni da incubo.
Biografia quasi piatta (questa di Remocontro) di un personaggio che tutto fu, meno che piatto, consueto, scontato. Polemiche social a seguire, sul come e quanto è stato raccontato MacCain, ma soprattutto sul fatto stesso di riservargli tanta attenzione. Redazionale di Remocontro, colpevole tra gli altri. “Eroe americano”, e non c’è dubbio sul suo essere ufficialmente eroe a stelle e strisce. ‘Eroe’ (sempre virgolette), ma nella guerra americana della vergogna assoluta. E sul Vietnam casca l’asino e il necrologio. Per arrivare agli estremi di chi preferisce un Trump al cattivissimo fu McCain, forcaiolo certo, ma almeno di classe (e.r.).