Trump sott’acqua nello Studio Ovale -Time sui guai del presidente

«In deep», immerso

Trump sott’acqua nello Studio Ovale. «In deep», immerso, recita l’ultima copertina del Time che mostra Donald Trump sott’acqua nello Studio Ovale della Casa Bianca. Il riferimento è agli ultimi scandali che hanno travolto il presidente: la condanna per reati finanziari di Paul Manafort, ex manager della sua campagna elettorale e la confessione dell’ex legale del tycoon, Michael Cohen. L’avvocato ha ammesso di aver pagato la pornostar Stormy Daniels e l’ex coniglietta Playboy Karen McDougal per tacere sulle presunte relazioni avute con il presidente Usa.
E poi gli inciampi politici meno clamorosi ma molto più gravi. Politica troppo umorale ed altalenante che non fa crescere consensi ed amicizie. America forse First (tutto da vedere), ma molto sola, mai come prima sino ad oggi.

Amico Kim nemica Cina

«Ho chiesto al segretario di Stato Mike Pompeo di non andare in Corea del Nord in questo momento perché ritengo che non ci siano sufficienti progressi in merito alla denuclearizzazione della penisola coreana». Con un tweet del presidente americano, il processo di disgelo fra la Corea del Nord e gli Stati Uniti si ferma, con buona pace delle trionfali celebrazioni del recente passato.
Sponda Corea ma vero bersaglio da sempre, la Cina.

Mike Pompeo avrebbe dovuto recarsi a Pyongyang la prossima settimana, subito dopo aver nominato un nuovo inviato speciale per gestire la crisi. Lo stop di Trump è arrivato con una raffica di tre tweet uno dopo l’altro. La colpa dello stallo viene attribuita alla Cina, ‘mancanza di collaborazione’ nella gestione della de-nuclearizzazione della Corea del Nord. Il problema vero, sono i nuovi dazi Usa alla Cina con ritorsioni di ritorno.

Elementarmente Trump, per ribadire il legame diretto fra lo stop al viaggio e l’atteggiamento di Pechino, il presidente americano retwitta a raffica e spiega -dettaglio irrilevante- che Pompeo ‘non vede l’ora di partire’, poverino. Ma lo potrà fare soltanto quando saranno migliorati rapporti commerciali fra Stati Uniti e Cina. Lui decide dazi ma non li gradisce di ritorno. Ma c’è l’amico Kim: «Tanti cari auguri a Kim. Sono impaziente di vederlo presto».

Per picchiare chi già affoga
via i 200 milioni ai palestinesi

Pessima Cina, ma anche quei poveri crisi di palestinesi tra i cattivi. La Casa bianca ha annunciato di aver cancellato più di 200 milioni di dollari in aiuti inizialmente destinati ai palestinesi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Decisione, presa “sotto la direzione del presidente”. L’Amministrazione si prepara nelle prossime settimane a rivelare i dettagli dell’ atteso piano di pace Israele palestinesi a cui ha lavorato il genero del presidente, Jared Kushner, insieme all’invito Greenblat.

Mossa Usa decisamente ‘originale’, con i rapporti fra Washington e Ramallah pressoché nulli da quando Trump ha deciso di spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme, riconoscendo la città come capitale dello Stato di Israele. I palestinesi non riconoscono più il ruolo di mediatori degli americani e Washington che ha risposto tagliando i fondi all’agenzia Onu per i Rifugiati Plalestinesi. Ora altro taglio che dovrebbe far parte di un miracoloso piano di pace targato Trump.

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