
«Le imprese si devono preparare a una Brexit disordinata», ed è l’esaltazione del dire educato sul casino politico economico che si prepara con l’eventuale mancato accordo di uscita della Gran Bretagna. Forse allarme per meglio contrattare mercato, speriamo, ma è meglio non crederci. Parla la vice capo negoziatore dell’Ue Sabine Weyand, tedesca. «Mentre noi come negoziatori faremo del nostro meglio per raggiungere un accordo per un ritiro ordinato, incluso un periodo di transizione, non c’è garanzia che ci riusciremo». La finesse di quel ‘Brexit disordinata’. Quindi, l’aktung alla tedesca, per noi e per loro. 16 e 17 agosto a Bruxelles, che non è meta ideale per vacanze ferragostane, nuovo round negoziale sulle frontiere irlandesi (tra i principali nodi sul tavolo), e la relazione futura tra l’Unione europea e il Regno Unito
Un rapporto del Chartered Institute of Personnel and Development, un istituto britannico per le risorse umane, segnalava che il calo negli arrivi di lavoratori qualificati europei in Gran Bretagna, provocato dalla prospettiva della Brexit, sta mettendo in difficoltà le imprese d’oltremanica, aggravando la crisi di produttività nel paese. «La crescita dell’offerta di lavoro non mantiene il ritmo con la domanda», nota il Cipd, secondo il quale il fenomeno è esacerbato dal minor numero di europei che vengono a lavorare nel Regno Unito. Il rapporto si basa sui dati del Governo di Londra, che parlano di 7mila lavoratori Ue arrivati in Gran Bretagna nei primi sei mesi del 2018 rispetto ai 148mila dei 12 mesi precedenti. Il calo degli arrivi dall’Ue determina la “crisi di produttività in atto in Gran Bretagna”, per gli analisti del Cipd.
Dal Chartered Institute, uno scossone al governo May, dii fronte alla prospettiva che la carenza di lavoro qualificato si aggravi ulteriormente: «Appare sempre più importante che il governo dia assicurazioni categoriche sul futuro status dei cittadini Ue, qualsiasi sia l’esito del negoziato». Nel frattempo l’Istituto di statistica britannico segnala che scende ancora, nonostante i timori per le incertezze della Brexit, il dato sui disoccupati nel Regno Unito. Un calo di altre 65.000 unità del totale dei senza lavoro nel trimestre aprile-giugno 2018, anche se restano a casa 1,36 milioni in attesa di lavoro. Comunque il numero più basso da 40 anni, secondo i media. Purtroppo per quei felici nuovi occupati, rallenta invece il tasso d’incremento dei salari, comunque a giugno un +2,4%.