Argentina, il diritto delle donne nel dramma dell’aborto

Argentina, niente sarà come prima

Argentina in cambiamento. “Nada puede parar el viento”, niente può fermare il vento titola, nella sua versione on line il quotidiano argentino Pagina12. Il riferimento è alla bocciatura in Senato, nella notte tra l’8 e il 9 agosto, della legge sull’aborto, nel paese di papa Francesco.

La bocciatura della legge

I senatori infatti hanno respinto la proposta  sulla legalizzazione dell’interruzione di gravidanza con 38 voti contrari contro 31 che invece si sono espressi a favore. Una questione centrale in Argentina che ha assunto i toni di una resa di conti e che, come ha messo in luce il quotidiano, ha scatenato un dibattito e una mobilitazione di milioni di persone nel paese. Un cambiamento culturale che segna profondamente la società argentina.

Scontro sociale

Il segnale di tutto ciò sta nelle proteste che si sono verificate immediatamente dopo la bocciatura. Molta gente è scesa in strada e si è scontrata con la polizia che è ricorsa all’uso di gas lacrimogeni per disperdere gli assembramenti. Dall’altro lato delle “barricate”gli attivisti anti abortisti che festeggiavano lo scampato pericolo.
Il voto contrario era comunque stato previsto ampiamente dei media sebbene in giugno la Camera si fosse invece espressa favorevolmente rispetto al provvedimento. Eppure in Senato il dibattito è stato serrato. 16 ore di interventi, opinioni diametralmente contrapposte che hanno mostrato un paese spaccato anche dal punto di vista geografico. Contrari i rappresentati delle provincie del nord, a favore quelli del centro e del sud.

Cosa prevedeva la legge

La proposta di legge prevedeva  la possibilità per le donne di abortire entro la quattordicesima settimana dal concepimento. Sarebbe stato un salto a piè pari del codice penale del 1921 che consente l’interruzione di gravidanza solo in caso di violenza sessuale o quando la madre si trovi in pericolo di vita.
Qualora fosse passata la legge in Senato le donne avrebbero potuto ricorrere all’interruzione di gravidanza in qualsiasi ospedale pubblico o privato in maniera gratuita e senza costi per le medicine o eventuali terapie. Ed è stato proprio questo uno degli argomenti usati da chi ha avversato la proposta. I costi per le casse dello Stato sarebbero stati troppo elevati.

Il pressing della Chiesa

Ma sulla decisione ha pesato anche la campagna dei settori conservatori dell’Argentina e di quelli religiosi. La difesa della vita, patrimonio della chiesa cattolica, è stato uno dei leit motiv più frequenti ma al di là dei legittimi convincimenti, il dibattito ha anche toccato il tema dell’influenza delle istituzioni ecclesiastiche sulle leggi dello Stato.
Il capo del partito Giustizialista, Pichetto, ha motivato il suo voto favorevole proprio invocando la separazione tra la Chiesa e lo Stato. «Il XXI secolo è il secolo delle donne – ha affermato Pichetto – Ciò non comprende che la religione possa imporsi su l’intero paese e le norme che sono naturali in uno stato laico».

Prospettive incerte

Ora prima di un anno non sarà possibile ripresentare una proposta di legge sulla stessa questione, ma secondo diversi commentatori il 2019 è un anno elettorale che sconsiglierebbe la presa in esame di temi così divisivi che potrebbero innescare tensioni sociali. Rimane il fatto che la società argentina ha mostrato comunque una forte vitalità e un protagonismo delle donne che ha già segnato profondi cambiamenti.
Nonostante la bocciatura della legge, rimangono sul tavolo problemi drammatici come quello degli aborti clandestini, la Chiesa stessa non nasconde il problema e sebbene si rallegri per l’esito del dibattito parla di aiutare i più deboli. E’ stato lo stesso monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita ad affermare come l’aborto clandestino sia una piaga enorme che va assolutamente combattuta: non basta la legge, «c’è bisogno di uno scatto di coscienza e di solidarietà».

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