
Q clearance, autorizzazione, nulla osta sicurezza di livello Q negli Stati Uniti, equivalente al “top secret” del Dipartimento della difesa. A fine ottobre 2017, ‘Q Clearance Patriot’ inizia a lasciare tweet su presunte operazioni dell’amministrazione Trump contro i corrotti mostri del ‘deep state’, lo stato ombra di servizi segreti, polizia federale ed esercito che starebbe cospirando contro l’attuale amministrazione statunitense.
Anon è il film scritto e diretto da Andrew Nicco, che racconta di un futuro spaventoso in cui tutte le persone ricevono un flusso costante d’informazioni visive. La vita di ogni cittadino viene registrata in un database chiamato “Ether” nelle mani delle autorità. Ed ecco che QAnon diventa sigla della lotta di Trump contro “La cabala criminale globalista a cui sarebbero appartenuti tutti i presidenti americani dopo la morte di Reagan”.
Gli enigmatici messaggi di «Q» vengono postati attraverso reti user privilegiate dalla ‘alt right’, la nuova estrema destra. Il contenuto è intenzionalmente criptico, in modo da comunicare direttamente con i sostenitori senza farsi capire dai nemici (globalisti, élite liberal, stampa mainstream e cricche hollywoodiane). Secondo Q, l’attuale presidente, l’amato Trump avrebbe mobilitato settori fedeli dell’esercito per prepararsi alla «battaglia finale» destinata a distruggere l’ordine globalista delle Nazioni Unite e a ripristinare il primato dell’America come unica superpotenza. Luca Celada oggi sul Manifesto ne fa una splendida sintesi. Fantasy tra politica e marziani? Aspettate il resto per stupirvi.
Foto di gruppo alla Casa Bianca con i capi di stato maggiore, un fuori onda di Trump sulla «calma prima della tempesta» rifiutandosi di spiegare meglio agli sbigottiti giornalisti presenti, ma ammiccando in direzione di militari e limitandosi ad un enigmatico «lo capirete presto». E la cassa di risonanza di internet fa il resto. E la battuta avrebbe fatto riferimento alla cosmica battaglia contro le forze del male che, gli Anon del film chiamano ‘il grande risveglio’ (great awakening). Purtroppo non solo nel film. «Nei comizi di Trump sono comuni ormai magliette che recano scritto The Storm is Here (la tempesta è già qui). I seguaci di Q parlano di «purificazione» a portata di mano» .
Il fervore dei seguaci è quello delle sette religiose, un avventismo apocalittico anche nel linguaggio. «Avere fede nel piano» per l’ormai prossima «resa dei conti» grazie al messianico presidente che, per debellare le immani forze allineate contro di lui deve ricorrere all’assoluta segretezza. Gli Anon sono convinti che lo stesso Trump, dal palco di suoi comizi, lanci segnali in codice per rassicurare il proprio popolo. Così quando il presidente ha ripetutamente affermato che prima dell’elezione era stato a Washington «solo diciassette volte» i fedeli hanno esultato per l’ovvia conferma della loro tesi dato che la Q è la 17ma lettera dell’alfabeto.
Complottismo e paranoia: il naufragio del Titanic fu organizzato da JP Morgan; John Kennedy avrebbe finto la propria morte; la stampa riceve veline dalla Cia e dall’immancabile George Soros ogni mattina alle quattro in punto. Poi, tutti gli avversari di Trump pedofili. Un fantomatico traffico internazionale di bambini diretto da Hillary Clinton e altri maggiorenti del partito democratico. «La questione era sfociata in una mancata strage quando un paladino armato di fucile automatico aveva fatto irruzione in una pizzeria della capitale per sgominare i perversi malfattori e cogliere Hillary con le mani nel sacco, un incidente noto come pizzagate che fu prima avvisaglia del potenziale pericolo rappresentato della galassia bufalara».
«Va da se che il dedalo complottista e il vasto serbatoio di ingenuità su cui attecchisce è un humus ideale per l’eventuale pilotaggio di nuove bufale da parte di chi volesse fomentare disinformazione ed indirizzare l’odio verso bersagli specifici». Ma più della manipolazione fa paura la credulità, o forse il bisogno -sempre Celada- di sublimare lo scontro politico o sociale in una narrazione romanzata, «come in un libro di Dan Brown, o in un fumetto di Hell Boy sono intercambiabili gesuiti, illuminati, comunisti o massoni (e che tra l’altro getta le basi per la spiegazione – e il rifiuto – di ogni eventuale sconfitta elettorale che i Q inevitabilmente percepirebbero come ennesimo complotto)».
I Q sono oramai e ufficialmente una componente consistente del sostegno al presidente in carica. Lo stesso che in campagna elettorale aveva tentato la calunnia del falso certificato di nascita di Obama, e da presidente twitta bugie a raffica, salvo poi doversi smentire, ma senza vergogna (altro messaggio segreto ai QAnon. Perché ogni confutazione è semplicemente riprova e conferma del complotto). Q è il prodotto inevitabile della bufala militarizzata abbinata all’ignoranza orgogliosamente rivendicata come forza purificatrice e rivoluzionaria. Un fenomeno che investe oggi gli Stati Uniti, ma che già mostra preoccupanti strascichi nel mondo.
Decenni di storpiature televisive, negli Usa della Fox di Murdoc in particolare, e di cultura internettiana predicata da personaggi come Steve Bannon. Quelli secondo cui istruzione e scienza sono strumenti dell’oppressione elitaria; i cultori del creazionismo o anti-vaccinismo. Ormai anch in Italia abbiamo segnali diffusi della strategia delle bufale in cui tutto diventa possibile e plausibile, giustificabile. L’annullamento della oggettività dei fatti, perché, già detto sopra, ogni confutazione è semplicemente riprova e conferma del complotto. A Celada saccheggiato, la conclusione: «Un movimento impermeabilizzato dalla profezia autoavverante. La tempesta è già qua».