
Fiction presidenza Rai senza potere, oggi. Quel pessimo regalo si Natale nel 2015: la riforma della tv di Stato voluta a tutti i costi dal sempre eccessivo Renzi. E fu da allora che Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia hanno un potere decisivo sulla tv di Stato. Insomma, il caso Foa, è l’interpretazione leghista di una legge Renzi.
Ripasso: il ministero dell’Economia sceglie il capo azienda (un amministratore delegato) che avrà le mani libere sulle nomine e sui contratti fino a 10 milioni.
Unico limite all’azione del super ad, la facoltà del Consiglio di amministrazione di licenziarlo. Revocare l’ad in Consiglio sarebbe un po’ come sfiduciare un ministro in Parlamento, quindi, valutate voi quanto ciò sia possibile accada…
Le nomine. «L’amministratore delegato nominerà i direttori delle reti televisive, dei canali e delle testate giornalistiche, oltre ai dirigenti di prima fascia». Assunzioni: «L’ad potrà assumere e promuovere anche gli altri dirigenti e i giornalisti di ogni grado, su proposta dei direttori». Contratti: «L’amministratore delegato firmerà contratti fino a 10 milioni (tutti se spezzetta l’appalto)». Tanto potere così, manco Bernabei buonanima se lo sognava. Insomma, l’amministratore delegato Fabrizio Salini in quota 5 stelle, può fare nella Rai dirigista da post rottamatori, ciò che vuole.
E il presidente? Il Cda elegge uno dei suoi componenti alla presidenza, dopo aver ottenuto il sì dei due terzi della Commissione di Vigilanza Rai. I poteri del presidente sono limitati alle «relazioni esterne e istituzionali», e alla «supervisione delle attività di controllo interno».
Insomma, porta il pennacchio, ha segreteria e auto di servizio, spende soldi di rappresentanza, va ad inaugurazioni e conferenze, e non decide nulla.
Marcello Foa chi? Siamo all’altro ieri. Nel mondo giornalistico, a conoscere l’esistenza di Foa erano forse un po’ di lettori del Giornale e un manipolo di camerati attorno a CasaPound. Ora, stabilito che non conta nulla né il ruolo, né il personaggio, cosa si nasconde dietro a tanto can can politico in casa destra? Che messaggio ha voluto dare Berlusconi-Forza Italia al debordante Salvini-Lega?
Questione di ‘bottega’: dal Biscione, ‘azionista’ con larga maggioranza finanziaria di Forza Italia (e centro destra), un segnale netto: le questioni radiotelevisive ‘sono cosa nostra’.
Questione politica: presidenza ‘sovranista’ a garantire non l’opposizione come vorrebbe lo spirito della legge, ma l’altro socio di maggioranza con interessi politico ideologici più spinti, a che non si fida affatto dei coinquilini in viale Mazzini.
Messaggio finale: ‘datti una calmata giovanotto’ (Matteo), che per le prossime elezioni europee corriamo anche noi e tu da solo e a spintonate non vai da nessuna parte (parte tv compresa). Dettaglio abbastanza insignificante il come reagirà adesso Foa, o meglio, quali ordini riceverà, magari attraverso suo figlio, neo assunto al ministero Interni nella segreteria di Salvini.
Una riflessione di Vincenzo Vita, ex parlamentare e uomo che di Rai sa molto. «L’azienda pubblica è stata sempre, nelle punte alte e nelle numerose cialtronerie, luogo di dialogo e compromesso. Ora il segnale è quello di portare la Rai nelle sfere di influenza degli oligarchi del tempo, Trump o Putin che siano». Quindi?
Se viale Mazzini è nell’interesse di una campagna elettorale a breve e Foa è il terminale di un progetto, allora farà resistenza, vestendo magari i panni del presidente in quanto consigliere anziano.
Una annotazione finale su ‘parassiti e raccomandati’, i nemici dichiarati del vice-premier Di Maio che, con il super amministratore delegato, adesso in Rai può contare e cambiare.
Evviva evviva! Finalmente concorsi per tutti i ruoli, riforma della struttura societaria e riorganizzazione dell’informazione?
Ancora Vita: «Peccato, però, che né Trump né Putin siano esempi da libro Cuore. Al contrario, è nella vituperata Europa che si sono prodotte le esperienze radiotelevisive pubbliche più avanzate, a partire dalla Bbc». E qui la speranza reiteratamente ‘buonista’, ad esempio rimettere mano alla brutta legge del 2015? Ma non accadrà, caro Vincenzo.