
Quei neofascisti italiani mercenari in Ucraina. I carabinieri del Ros stanno eseguendo arresti a Milano e nelle province di Avellino e Parma nei confronti di sei persone accusate di reclutamento di mercenari e combattimento in un conflitto armato estero. Indagini nell’area neofascista e Skinhead ligure, hanno svelato l’esistenza di una struttura per il reclutamento di mercenari a sostegno le milizie separatiste filorusse nella regione del Dombass, teatro degli scontri armati con le truppe del governo di Kiev. I carabinieri del Ros stanno eseguendo, oltre agli arresti, una serie di perquisizioni nei confronti di altri sette indagati. Le indagini sono coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo della Procura della Repubblica di Genova.
Sui social le foto che provano la presenza del gruppo di estrema destra nel Dombass, tra cui la nostra foto di copertina.
Il 26 luglio Andrea Palmeri, trentottenne, capo ultrà della Lucchese e dichiaratamente neofascista, scrive sul suo profilo Facebook, dalla Russia o dintorni: «Alcuni giorni fa, amici mentre scavavano una trincea hanno trovato una gavetta di un nostro ragazzo dell’Armir, Domicolo Nicola, 90º reggimento fanteria Salerno, numero matricola 12097». Memoria dei soldati italiani sul fronte orientale nella Seconda guerra mondiale, ma non soltanto.
Secondo i magistrati, quel messaggio certifica l’attività tuttora in corso d’un gruppo di mercenari italiani impegnati nell’ultimo triennio in Ucraina, loro al fianco delle milizie filorusse. Gruppo nel quale Palmeri è il vertice o comunque uno dei reclutatori. Dieci di loro, originari di varie regioni e simpatizzanti dell’estrema destra o della Lega, sono sotto inchiesta per «arruolamento o armamenti non autorizzati al servizio d’uno stato estero», reato punito dai 4 ai 15 anni. Ora, notizia della mattinata, i primi arresti.
L’accusa è la stessa che fu mossa ai contractor rientrati dall’Iraq nel 2004, dopo il rapimento e la morte di Fabrizio Quattrocchi. Nodo cruciale, la differenza tra il ruolo del mercenario, fuorilegge in Italia per convenzione Onu, e quella del contractor, sulla carta un professionista privato della sicurezza, pagato per i suoi servizi senza la partecipazione attiva ai conflitti (?). Ad accusare i dieci inquisiti attuali (ma forse molti di più), una serie di foto pubblicate in periodi più o meno recenti, che li mostrano armi in pugno tra i militari dello schieramento separatista del Dombass.
A metà aprile l’ambasciata ucraina aveva denunciato la presenza d’una trentina di italiani soldati contro Kiev (gli altri mercenari, quelli tra le sue fila, sono stati ‘nazionalizzati’). L’intervento diplomatico ha evidentemente spinto fascicolo aperto a Genova. Perché la Liguria? Gli accertamenti delegati ai carabinieri del Ros erano partiti da due giovani tra Forza Nuova, CasaPound e gruppi skinhead, autori di scritte inneggianti al nazismo nello Spezzino. Indagando i loro contatti e le varie ramificazioni di propaganda e militanza, l’Arma si è poi imbattuta in una serie di movimenti neofascisti di arruolamento mercenari.
Palmeri, nel Donbass, svelano Tommaso Fregatti e Matteo Indice su La Stampa, «ha creato una onlus insieme a un’italo-russa vicina al Carroccio e in seguito candidata per Fratelli d’Italia a un’elezione municipale». Noi aggiungiamo il nome: Irina Osipova, che nel 2016 fu candidata alle comunali di Roma nella lista di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Oltre Virginia Raggi anche il rischio Osipova. Tra i principali personaggi coinvolti, tre risultano presenti almeno dal 2015 sui campi di battaglia ucraini.
Il primo è l’ex soldato Antonio Cataldo, 34 anni, originario di Nola. Ha avuto esperienze in Libia, dove fu sequestrato e liberato nel 2008, si è addestrato in Russia e ha tenuto corsi a Panama. Nell’elenco dei pubblici ministeri compare quindi Gabriele Carugati, detto “Arcangelo”, ex addetto alla sicurezza di un centro commerciale lombardo, figlio di Silvana Marin, per lungo tempo dirigente della Lega a Cairate, Varese. Il Carugati, su Facebook, conferma di vivere a Donetske e alterna fotografie in mimetica a immagini di raduni a Pontida.
Tra i sospetti reclutatori sono inoltre inclusi il moldavo Vladimir Verbitchii, che in Emilia e usava il nome di battaglia “Parma”, e una donna d’origine russa, oltre a 4-5 figure minori. Tutti pagati per stare al fronte ritenuti «pericolosi» per la pratica nell’uso delle armi.