
Raqqa, le tracce di padre Dall’Oglio, inchiesta Tg1 e vecchia Rai. Amedeo Ricucci non prenderà mai un premio Pulitzer, visto che non è giornalista americano, e alla fin fine non ha fatto neppure nulla di tanto clamoroso. Nella sua inchiesta sulla sorte di Padre Paolo Dall’Oglio scomparso in Siria orma da 5 anni e molto probabilmente ucciso dall’allora Isis, ha semplicemente pensato che per scoprire qualcosa occorreva andare sui luoghi dove erano accaduti i fatti. Regola numero 1 dell’Inviato speciale che si rispetti. Amedeo, che è amico personale, ha semplicemente fatto quello che il giornalismo classico, quello serio e forse un po’ demodé, ha come regola base. A Raqqa, ex capitale del Califfato in Siria, ad impicciarti di cosa qualcuno vuole tenere nascosto anche a costo di qualche rischio. Ricucci lo ha fatto, rischi compresi. Un’inchiesta del TG1, un’inchiesta vecchio stile, di quelle che dovrebbero rappresentare l’orgoglio del Servizio Pubblico e invece, ahimè, non si fanno quasi più.. Presto, col Nuovo che avanza, alla scoperta del giornalismo d’inchiesta perduto?
Amedeo Rucucci, quasi banalmente, ma mai fatto prima, va nell’ultimo luogo dove si hanno tracce certe di padre Dall’Oglio e da lì inizia a cercare. Non vogliamo e non possiamo anticipare lo ‘Speciale Tg1’ che potrete vedere domenica sera, né soffermarci troppo sulla figura del monaco gesuita scomparso su cui, in questa ricorrenza, i 5 anni dal sequestro, sentirete parlare molto, con la reiterata insistenza nei media che inseguono la notizia d’obbligo. Ma con l’antico vizio semisbirresco del giornalismo d’inchiesta, qualche accenno senza svelare troppo sulle scoperte del Tg1.
Padre Dall’Oglio è stato visto vivo nella tarda mattina del 29 luglio del 2013 a Raqqa, non ancora capitale della Stato Islamico, ma già nelle mani di ribelli e jihadisti ancora impegnati a contendersi il comando. Abuna Dall’Oglio stava andando al comando della fazione più estremista in campo, Isis, per cercare lo spazio di una mediazione per i testimoni di altre fedi e di altri rigori interpretativi. E l’amico medico che lo accompagnava nei pressi con la macchina è l’ultima persona nota che lo ha visto vivo. Ricucci scopre e ascolta testimoni mai avvicinati da nessuno prima di lui.
Lo strano episodio dell’Emiro Isis, un comandante, che si presenta a chi cerca notizie di Dall’Oglio, a pochi giorni dalla sua scomparsa, con tanto di cintura esplosiva di ordinanza esibita, assieme a una schiera di guardie armate attorno, per negare che Padre Dall’Oglio sia mai entrato in quell’edificio da dove molti molti altri poveri disgraziati sarebbero scomparsi nel corso dei terribili anni che ancora dovevano venire. L’Emiro mente ma sigilla la sua versione giurando su Allah e blocca ogni ulteriore insistenza, L’Emiro testimone chiave, oggi risulta sia stato ucciso assieme ad altri vertici Isis.
Testimoni sul campo, voci locali e presenze internazionali, alla fine concludono che il povero padre sia stato ucciso dall’Isis. Non subito, la versione più accreditata e sostenuta da diverse fonti, ma dopo mesi di prigionia, nella primavera del 2014, quando Isis ha di fatto preso il potere su tutte le formazioni ribelli. Amedeo Ricucci cerca invano di contattare un altro possibile testimone Isis, l’Emiro Abu Faisalt, ma l’uomo che lui insegue con tanto di foto esibita, è personaggio noto e molto potente e protetto nella società tribale del posto. Ex Isis per poco in carcere e ora irreperibile.
Se la probabile verità è la morte di padre Dall’Oglio, almeno il corpo. Ricucci cerca, insiste, interpella autorità locali seccate e disseppelitori di fosse comuni che via via la Siria del dopo Isis sta scoprendo. Le dimensioni della follia inimmaginabile, con 50 mila desaparecidos, la valutazione attuale. E a Raqqa, considerazione amara ultima, vicino al comando Isis, luogo della scomparsa, scorre l’enorme Eufrate, la possibile fine per corpi di miscredenti o apostati che non meritano neppure sepoltura nella madre terra. Padre Paolo Dall’Oglio, grande promotore della pace e del dialogo