Con i soldi Ue il muro della Turchia contro profughi e curdi

Turchia blindata

Turchia, un confine di 822 chilometri, dei quali ben 764 sono percorsi da un muro invalicabile composto da blocchi di cemento e calcestruzzo sovrapposti. Ogni modulo è alto due metri e largo tre. Sulla parte superiore del muro una fitta rete di filo spinato. E’questa la barriera che separa l’ex impero ottomano dalla Siria. Il completamento della costruzione di questa struttura difensiva è stato dato quasi in contemporanea con le elezioni in Turchia, il 24 giugno scorso, che hanno riconfermato il potere incontrastato di Erdogan.

Una barriera contro i curdi

Ankara ha affermato a più riprese che la costruzione della fortificazione serve ad impedire che i i membri del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, di oltrepassare passino la frontiera per raggiungere i loro compagni dello Ypg curdo impegnate in Siria, prima contro l’Isis e adesso proprio contro le forze turche.
Non a caso il muro è stato terminato poco dopo l’accordo con gli Stati Unti sull’amministrazione della città di Manbij, a maggioranza curda e posta a soli 38 chilometri dal confine con la Turchia. Un luogo, secondo Ankara, particolarmente strategico per i curdi siriani dello Ypg, che infatti sono stati costretti al ritiro. Nello stesso tempo però le ricadute sul flusso di migranti che scappano dalla guerra civile siriana sarà pesante

I rifugiati diventano vittime

Infatti sebbene la Turchia dichiari che è possibile per i rifugiati siriani attraversare la frontiera,  organizzazioni come Human Rights Watch o l’Osservatorio siriano per i diritti umani, hanno raccolto le testimonianze degli abitanti nella zona di confine, e la realtà sembra essere totalmente differente: chi si  avvicina al muro viene ucciso dai cecchini.

Difesa ad alta tecnologia

Il muro attraversa le province di Sanliurfa, Gaziantep, Kilis, Hatay, Mardin e Sirnak e non è costituito solo da protezioni di tipo fisico bensì da dispositivi con tecnologia elettronica avanzata. 564 chilometri della barriera  sono stati costruiti dal Toki, l’agenzia che gestisce la pianificazione edilizia nel Paese, il resto dai governatorati delle sei province  interessate. La struttura è completata da sofisticati apparecchi di sorveglianza e rilevamento di droni.

Paga la Ue

Un investimento di denari enorme che da sola la Turchia non avrebbe potuto sostenere. Chi è intervenuto dunque per aiutare Erdogan? La risposta è abbastanza sorprendente. Quasi 100 milioni di euro sono arrivati dalla Ue, i 28 stati membri hanno stanziato i fondi per l’acquisto di mezzi militari blindati, apparecchi per la sorveglianza e navi per il pattugliamento delle frontiere.
Il soldi in maggior parte servirebbero per la gestione dei profughi siriani e l’avvicinamento della Turchia agli standard europei. Invece sono finiti per l’acquisto di armamenti e ad innalzare una frontiere invalicabile proprio per i profughi. Il muro dunque è al centro e fa parte di una vera e propria guerra che ha visto episodi terribili come il massacro della popolazione di Afrin.

Le rivelazioni di Der Spiegel

Come riporta l’autorevole giornale tedesco Der Spiegel “nel 2016, l’Ue ha promesso 3miliardi di euro alla Turchia sotto forma di aiuti umanitari ai rifugiati siriani nel paese. In realtà, questo accordo è servito a intrappolare gli attuali 3,5milioni di rifugiati in Turchia e ha lasciato coloro che sperano di fuggire dal loro paese in guerra ulteriormente a rischio ancora maggiore”.
“Gli stati dell’Ue – continua Der Spiegel – hanno fornito al governo di Ankara tecnologie di sicurezza e sorveglianza valutate in oltre 80 milioni di euro in cambio della protezione dei suoi confini. Ciò ha incluso il trasferimento di 35,6 milioni di euro da parte di Bruxelles alla società turca Otokar nell’ambito del suo programma di sviluppo regionale IPA per la costruzione di veicoli militari Cobra II corazzati, che ora vengono utilizzati per pattugliare il confine con la Siria”.

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