America First e dopo (se pagate), la Nato

La Nato rischia lo scisma d’Occidente
Trump, «Avrò incontri alla Nato, in Gran Bretagna in pieno subbuglio e con Vladimir Putin. Francamente Putin potrebbe rivelarsi il mio interlocutore più facile».

La Nato e l’America First di Trump. Un ‘nuovo inizio’ per una alleanza militare che ha perso per strada i riferimenti alle ragioni reali della stare assieme, o, come ritengono stia accedendo di fatto in molti (pur divisi tra favorevoli e contrari), l’inizio della fine? Il problema sarà capire ciò che realmente vuole il padre padrone americano, e che prezzo intende imporre ai Paesi satelliti per la sua pre-potenza ‘America first’. Possibile fine dell’Alleanza atlantica a oggi nota, in due tempi. Per la stretta attualità, il vertice che si apre oggi nella capitale belga, e nell’attesissimo faccia a faccia, lunedì prossimo in Finlandia, tra The Donald e Vladimir Putin. Presidenti formalmente avversari di potenza militare, ma con molte (troppe) visioni del mondo condivide, a partire dalla concezione stessa di democrazia.

Piccolo Pentagono

Summit bruxellese a colpi di miliardi tra il presidente Usa e i non amati alleati europei a cui chiede sempre più soldi per la difesa. Intanto sarà lui, vero padre padrone della ‘Azienda’ ad inaugurare il nuovo quartier generale, costato finora 1,3 miliardi di euro, ma il prezzo reale, di cui il 7% a carico dell’Italia, è ancora da calcolare. Una struttura di oltre 250000 metri quadri, quasi il doppio della precedente, dove lavora permanentemente uno staff di circa 4000 militari e civili, dotata di 18 grandi sale dove si svolgono annualmente oltre 5000 riunioni con una partecipazione media di 500 ospiti al giorno. Struttura di ‘tipo modulare’, espandibile man mano che la Nato continuerà a espandersi. Come fa da più di 20 anni. Salvo ripensamenti.

Più soldi o meno Nato

Trump vuole che gli alleati europei spendano per la difesa almeno il 2% del proprio prodotto interno lordo. L’Italia spende l’1,13% del Pil. Gli europei provano a spiegare a Trump che maggiore sicurezza si traduce anche in aiuti allo sviluppo, per esempio in Africa. Il premier italiano Giuseppe Conte, presto a Washington, proverà a far comprendere nel conto della spesa, quanto ad esempio il nostro Paese investe nelle missioni all’estero. Ma Trump per ora insiste: “Gli Stati Uniti stanno spendendo molto più a favore della Nato di qualsiasi altro paese membro”, ha scritto su Twitter lunedì Trump. “Lo dirò alla Nato: dovrete iniziare a pagare i conti. Gli Stati Uniti non si occuperanno di tutto, tanto più che ci stanno massacrando sul fronte commerciale”. Date le premesse, aria di burrasca, se non peggio.

Dall’anti sovietico all’anti Russia

Nato in forse, ma certo anti-Russia. Un nuovo Comando congiunto per l’Atlantico, a Norfolk negli Usa, contro «i sottomarini russi che minacciano le linee di comunicazione marittima fra Stati uniti ed Europa», e un nuovo Comando logistico, a Ulm in Germania, «deterrente» contro la Russia, con il compito di «muovere più rapidamente le truppe attraverso l’Europa in qualsiasi conflitto». Ed entro il 2020 la Nato disporrà in Europa di 30 battaglioni meccanizzati, 30 squadriglie aeree e 30 navi da combattimento da schierare in 30 giorni o meno contro la Russia. Ma è sempre partita americana, carte nella mani di Trump nel faccia a faccia del 16 luglio a Helsinki, col presidente russo Putin.

L’eterno comando Usa

È sempre il Presidente degli Stati uniti a nominare il Comandante Supremo Alleato in Europa, che è sempre un generale statunitense, mentre gli alleati si limitano a ratificare la scelta. Lo stesso per gli altri comandi chiave. La supremazia Usa si è rafforzata con l’allargamento della Nato, con i paesi dell’Est più a Washington che a Bruxelles. Lo stesso Trattato di Maastricht del 1992 prende atto della subordinazione dell’Unione europea alla Nato: «l’Unione rispetta gli obblighi di alcuni Stati membri, i quali ritengono che la loro difesa comune si realizzi tramite la Nato..». La Dichiarazione congiunta sulla cooperazione Nato-Ue, firmata ieri a Bruxelles lo ribadisce. «La Nato continuerà a svolgere il suo ruolo unico ed essenziale quale pietra angolare della difesa collettiva per tutti gli alleati, e gli sforzi della Ue rafforzeranno anche la Nato». La Pesco e il Fondo europeo per la Difesa, «complementari, non alternativi alla Nato».

Washington

Espansione della Nato oltre l’Europa. Le spesso sottaciute ‘partnership’, integrazioni di area e di interessi. La partnership mediterranea, ad esempio, comprende Israele e Giordania, con missioni ufficiali permanenti al quartier generale Nato a Bruxelles con Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco e Mauritania. Quella del Golfo comprende Kuwait, Qatar ed Emirati, con missioni permanenti a Bruxelles, più il Bahrain. La Nato ha inoltre nove «Partner globali» in Asia, Oceania e America Latina: sono Iraq, Afghanistan, Pakistan, Mongolia, Corea del Sud, Giappone, Australia, Nuova Zelanda e Colombia, alcuni dei quali «contribuiscono attivamente alle operazioni militari Nato».

Mosca

Nel 1990, alla vigilia dello scioglimento del Patto di Varsavia, il Segretario di stato Usa James Baker assicurava il Presidente dell’Urss Mikhail Gorbaciov che «la Nato non si estenderà di un solo pollice ad Est». Già nel 1999, bombe a far scomparire la Jugoslavia, la Nato inglobava i primi tre paesi dell’ex Patto di Varsavia: Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria. Nel 2004, Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Slovenia. Nel 2008 la Nato mette lo zampino nella guerra in Georgia. Nel 2009 arruola Albania, Croazia e Montenegro. Dopo essersi estesa nel 1999-2017 da 16 a 29 membri, la Nato lascia «la porta aperta» a Ucraina, Georgia, Bosnia-Herzegovina e Macedonia, Pezzi di ex Urss e di ex Jugoslavia.

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