Quanti miliardi costa la pace? Corea Giappone al saldo con la storia

Corea-Giappone conti antichi
Quando il ‘cattivo’ era l’altro

Corea Giappone. «I danni umani, materiali e culturali, psicologici e morali subiti dal popolo coreano non potranno essere compensati neanche se il Giappone fosse totalmente cancellato dalla storia». Così scriveva nel 2017, la Kcna, l’emittente statale nordcoreana.
Mezzo secolo di dominio imperiale giapponese, e di persecuzioni atroci, pesano sulla memoria coreana, a nord senza sconti da fine guerra fredda.

Dopo Singapore

Poco più di dieci giorni dopo il vertice di Singapore tra il leader nordcoreano Kim Jong-un e il presidente Usa Donald Trump -annotano molti osservatori internazionali- anche l’atteggiamento di Pyongyang nei confronti di Tokyo sta cambiando.
Di un nuovo periodo di distensione tra la Corea del Nord e il mondo, scrive Marco Zappa su EastWest, che osserva come, a fare gola a Kim siano i capitali stranieri, di cui il Paese ha disperato bisogno. A partire dalla cooperazione internazionale.

Vecchi conti da saldare

La base di partenza, scrive il quotidiano giapponese Nikkei, sono quei 10 miliardi di dollari in aiuti che il Giappone avrebbe promesso nel 2002, in seguito alla firma della Dichiarazione di Pyongyang tra l’allora primo ministro nipponico Koizumi e il ‘compianto leader’ Kim Jong-il, il padre di dell’ attuale presidente-dittatore, titolo a seconda di convenienza. Soldi che, se arrivati, avrebbero permesso al regime nordcoreano di modernizzare le proprie infrastrutture stradali e ferroviarie, favorendo nuovo sviluppo nel Paese.

Conto aperto con i Kim

Naturalmente, quei dieci miliardi di allora (oggi quanti sarebbero?), che, secondo le stime del quotidiano giapponese, corrisponde a una quota compresa tra il 40 e il 60% del prodotto interno lordo della Corea del Nord, “fa gola anche al nuovo leader”, annota il sito di approfondimenti internazionali. Secondo il quotidiano Japan Times, negli ultimi otto anni i principali investitori – in gran parte gruppi industriali sudcoreani – hanno gradualmente ridotto il proprio impegno. Sanzioni e scarsi profitti economici hanno favorito questo allontanamento.

Gazprom e McDonald

Gazprom, intenzionata a finanziare la costruzione di un gasdotto che dovrebbe passare su territorio nordcoreano, pare aspetti garanzie da parte del regime di Pyongyang sui ritorni economici. Più o meno come il gigante Usa degli hamburger McDonald’s, pronto ad aprire i suoi primi punti vendita in Corea del Nord, ma in attesa di infrastrutture in grado di garantire forniture locali e il loro trasporto e conservazione senza ripercussioni sulla qualità degli alimenti. Ed ecco perché Kim Jong-un ha bisogni subito di aiuti economici giapponesi. «E potrebbe sfruttare la leva della questione dei rapimenti di cittadini giapponesi tra gli anni ’70 e ’80».

Spie e rapimenti

Nell’arco di un decennio, almeno diciassette persone – il dato ufficiale di Tokyo – sequestrate da agenti nordcoreani entrati illegalmente in Giappone e portate in Corea del Nord per addestrare le spie del regime. Versione di una parte. A settembre 2002, dopo lunghe trattative con Tokyo che aveva richiesto un’indagine ufficiale sul caso, Pyongyang ha ammesso il rapimento di tredici persone, otto delle quali morte e fece allora delle scuse. Allora, a cinque vittime dei rapimenti venne concesso un rimpatrio, ma poi la trattativa si interruppe.

Tokyo all’acquisto

Ma la versione della morte degli altri otto giapponesi che ancora mancano all’appello non ha mai persuaso fino in fondo i conservatori giapponesi, primo tra tutti l’attuale premier. Con Abe che ha chiesto l’intercessione del presidente americano sulla questione dei rapimenti. «Riscatteremo un passato infelice e punteremo alla normalizzazione sulla base della Dichiarazione di Pyongyang», dichiara Shinzo Abe. Anche se l’eventuale esborso di aiuti economici a un Paese ancora considerato ostile non sarebbe visto di buon occhio dall’elettorato conservatore e da larghe fette della popolazione giapponese.

Tags: Corea Giappone
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