“Come filosofi, rivendichiamo il dovere di occuparci del suolo. Ciò era dato per scontato da parte di Platone, Aristotele e Galeno, oggi non più. Il suolo su cui la cultura può crescere e il grano essere coltivato svanisce alla nostra vista allorché viene definito nei termini di sottosistema complesso, settore, risorsa, problema o impresa”.
Questa frase l’ho rubata da un pezzo di Antonio Cipriani, apparso proprio qui su Remocontro. L’arte dell’abitare: suolo, virtù rurale e lavoro. Questo il titolo del pezzo. Il frammento di testo è tratto dalla Dichiarazione sul suolo del 1990 di Ivan Illich, Lee Hoinacki, Sigmar Groeneveld.
La sintesi di Antonio, quando parla di coltivare cultura, è questa: “La forma, l’ordine e la direzione dell’azione plasmata dalla tradizione… nel rapporto profondo e fertile col territorio. Virtù umane che creano l’abitare conviviale e rispettoso nel rapporto umano. Unica possibilità di futuro per i nostri figli”.
Due citazioni, alle quali ne aggiungo una di carattere cinematografico: Terra e Libertà di Ken Loach. Un fazzoletto rosso che contiene la terra, la terra della battaglia, della libertà, dell’amore e della memoria. La terra che la nipote trova in un baule, tra i vecchi ricordi del nonno.
La terra, il territorio che attraversiamo, che abitiamo poeticamente con amore, rabbia, civiltà, visione, cura per il nostro futuro. La scorsa settimana ho parlato della mani del vignaiolo che la sua terra la tiene viva e produttiva. Con rispetto e passione. Quello stesso vignaiolo mi ha donato tre bicchieri con dentro tre diverse terre, le terre delle sue vigne. In una ci cresce bene il sangiovese, in una produce Sirah, nella terza, bianca pietrosa, il bianco.
Lego tutto quanto in un titolo che è questo. La terra che fa crescere cultura. Perché coltivare e cultura hanno la stessa radice e vivono con lo stesso amore e la stessa cura. Senza scorciatoie, senza finzioni. Per questo la terra del vignaiolo è libertà. Finché sarà lavorata con cura e passione, questo nostro abitare poetico e culturale sarà dolce. Ci batteremo perché sia così.