
Nato ad elastico a convenienza Usa. Il Qatar aspira a entrare nell’Alleanza atlantica. La rivelazione è stata fatta da vicepremier Khaled bin Mohammad Al-Attiyah alla rivista militare «Al-Talia», scopre Giordano Stabile per La Stampa. L’ambizione a medio termine -ci viene detto- è «la piena adesione alla Nato». Il vicepremier ha precisato che il Qatar è già preparato al dispiegamento di «qualsiasi unità della Nato sul suo territorio e che la collaborazione con i Paesi che fanno parte è ai massimi livelli».
Disponibilità interessata. Le dichiarazioni arrivano a un anno dal blocco economico lanciato dal cosiddetto Quartetto sunnita (Arabia Saudita, Emirati arabi, Bahrein, Egitto). Lo scontro all’interno degli alleati occidentali nel Golfo è nato dall’appoggio del Qatar ai Fratelli musulmani e dalle sue posizioni più concilianti con l’Iran, con il quale condivide il più grande giacimento di gas al mondo.
L’accusa formale contro Doha il sostegno a gruppi terroristici, come Hamas o Hezbollah, accusa che il piccolo Emirato ha sempre respinto, rinfacciando agli ex alleati petroliferi del Golfo i loro non lontani peccati da al Qaeda a Isis e Califfato. Il blocco economico deciso dei quattro sceriffi sunniti non ha finora messo in ginocchio l’economia qatarina, che l’anno scorso è cresciuta dell’1,9 per cento, in leggero rallentamento rispetto al più 2,2 per cento del 2016. Ma le tensioni restano altissime, annota Stabile.
L’Arabia Saudita ha di nuovo minacciato di invadere il piccolo regno se procederà all’acquisto del sistema anti-aereo russo S-400, su evidente ispirazione statunitense. Esattamente quanto sta facendo la Turchia, con molti ‘dolori’ Nato, sino ad oggi rimasti senza risultati. La Nato sdarà ancora Atlantica, almeno per ora, ma l’industria bellica chiave resta tutta statunitense. Ma Mosca ha confermato che le trattative sugli S-400 con Doha sono in corso.
L’affare è però poco probabile. Il Qatar resta una alleato militare chiave degli Usa. Vicino a Doha c’è la base americana di Al-Udeid, la più grande in Medio Oriente, con oltre cinquemila uomini schierati e decine di cacciabombardieri. La Turchia, altro Paese chiave della Nato, il secondo esercito dopo quello Usa, ha aperto a sua volta una base in Qatar e schierato un battaglione meccanizzato.
Ankara è in questo momento il più stretto partner di Doha ma Washington sta premendo sugli alleati del Golfo per una riconciliazione perché in questo momento il fronte anti-Iran è indebolito. Le dichiarazioni del vicepremier si inseriscono in questa battaglia diplomatica, con il Qatar che vuole dimostrare di essere l’alleato “più affidabile” dell’Occidente sul fronte mediorientale.
Sanzioni a Mosca da rivedere, dice Roma. Il nuovo governo che ancora deve scoprire dove abita e il collaudato segretario atlantico Jens Stoltenberg che è norvegese ma si sente dalla parte sbagliata dell’Atlantico. «Bene il dialogo con Mosca, ma le sanzioni restano, fino a quando la Russia non cambia atteggiamento». E ieri la neo-ministra alla difesa Trenta -rileva Tommaso De Francesco su il Manifesto- «è andata a sbattere i tacchi confermando tutte le missioni, pure la nuova, provocatoria, sul fronte del Baltico, e il nuovissimo sorvolo di sicurezza aerea del Montenegro. Figuriamoci porre il veto sulle sanzioni alla Russia».
Una Unione europea ridotta a continente delle servitù militari e delle bombe atomiche altrui oppure l’illusione di una Unione politica che si misura sulle crisi internazionali e non le gestisce per procura sulla base degli interessi strategici di Washington ora mal rappresentati da Donald Trump. Gioco truccato e un po’ di confusione sotto il cielo dei tradizionali schieramenti politico ideologici.
G7 Canada, lo schiaffo di Trump agli alleati: lascerà il vertice a metà per volare da Kim. Una fuga per evitare critiche sui superdazi e il summit dedicato all’ambiente. Annuncio ufficiale della Casa Bianca: il presidente se ne andrà a metà del vertice, il mattino di sabato. Un gesto senza precedenti. Motivazione ufficiale, anticipare la sua partenza per Singapore volando direttamente dal Canada al Sudest asiatico, dove lo attende l’incontro con il leader nordcoreano Kim Jong Un. Ma la scusa logistica non regge per quei due giorni di anticipo.
Trump sa benissimo -rileva Rampini su Repubblica- che molti alleati sono infuriati dai superdazi che l’Amministrazione Usa ha imposto sui loro prodotti. Il G7 sarà il luogo dove si esprimeranno le loro critiche e l’America risulterà abbastanza isolata. Con l’occasione di una prima verifica di politica estera italiana. Giappone, Inghilterra e Italia indicate alla vigilia come i Paesi meno determinati nell’attaccare Trump.