
Nella foto di copertina, una squadra del Regimento Skaraborg Armored, in addestramento sull’isola di Gotland nel Baltico, pattuglia al di fuori della cinta muraria del 13 ° secolo di Visby. Baltico anti russo non solo dai Paesi ex sovietici. Riaffiorano antiche tensioni anche sulla penisola scandinava. Una relazione antica e complicata, quella tra Russia e Svezia, ricorda Gabriele Catania su EastWest, con spunti davvero poco noti. Con la Russia a dover fare spesso i conti con i vicini vichinghi.
«Nel IX secolo i mercanti-pirati svedesi scorrazzavano per i fiumi russi, fondando città come Novgorod. I locali li chiamavano ruotsi (rematori) da cui, forse, il nome “russi”. Ancora nel XVII secolo, quando la Svezia era una potenza militare, la Russia doveva fare i conti con lo scomodo vicino: erano i tempi del re-guerriero Gustavo II Adolfo e del suo impero nordico, esteso sino alla Carelia, all’Ingria e ad altri territori baltici. Le cose iniziarono a cambiare con lo zar Pietro il Grande, che nel 1709 a Poltava sbaragliò l’esercito di Carlo XII, detto “Alessandro del nord”».
Da Pietro il Grande a Putin. Oggi è la Russia a dominare la scena geopolitica nel nord Europa. E le prove di forza in Ucraina, Crimea e fronte Nato sul Baltico pare abbiano preoccupato le cancellerie di Stoccolma, Copenaghen, Oslo. Valutazioni svedesi su quei fatti abbastanza categoriche: “aggressioni russe in Ucraina orientale, e l’annessione illegale della Crimea da parte della Russia”.
Ma la vera ragione delle tensioni russo-svedesi è storica, piccolo stato scandinavo con un vicino grosso e spesso prepotente.
Ed ecco che da poco la Svezia ha reintrodotto una sorta di leva militare (13 mila volontari, tra cui mobilitarne solo 4 mila per il servizio militare), ed è tornata a valutare la possibilità di entrare nella Nato, anche se la politica di Trump spaventa, annota l’analista. Troppe contraddizioni anche per il Paese che nel nome dell’inventore della Dinamite, sponsorizza nel mondo pace e cultura.
Antica tradizione svedese, le istruzioni per l’uso, opuscolo governativo. Dal mobile Ikea al che fare in caso di bombardamento o di attacchi cibernetici -come quelli che avrebbero colpito negli ultimi anni Estonia e Lettonia- o attacchi di bugie, fake news. La notizia dell’opuscolo ha fatto il giro del mondo, tra molte ironie. «Documenti del genere hanno fatto parte della vita quotidiana svedese per molto tempo ma poi erano scomparsi con la fine della Guerra Fredda», spiega la professoressa Li Bennich-Björkman, politologa esperta di Europa orientale. Ma a quanto pare la distensione è finita, e la Svezia sta anche rafforzando le sue difese di confine.
L’isola di Gotland, chiave di volta del Baltico rimilitarizzata, budget per la difesa che nel 2019 dovrebbe sfiorare i 54 miliardi di corone, contro i 37,5 del 2015. A preoccupare molto Stoccolma il rafforzamento del dispositivo militare a Kaliningrad, enclave russa tra Lituania e Polonia che fu la patria di Kant e che oggi ospita i missili balistici Iskander.
In Danimarca, il governo di destra si è impegnato in un aumento delle spese militari. Oslo sta rafforzando la cooperazione militare con Washington. E anche la Finlandia, da sempre attenta ai rapporti di buon vicinato con la Russia, Paese confinante e partner commerciale fondamentale, risulta inquieta. A differenza di norvegesi e danesi, i finlandesi non fanno parte della Nato e hanno una percezione più sfumata delle azioni russe.
«Le tensioni militari sono percepite in tutta l’area baltica, che è cruciale per la sicurezza sia della Finlandia che della Svezia. E la Russia vuole spingere i propri interessi economici nel Nord Europa, specialmente quelli in relazione all’export energetico», segnala su EastWest, Gabriele Catania. Export energetico, la questa è un’altra storia. La vera storia.