L’Erbario Umano e le relazioni tra le persone e le piante

Ci sono mille magazine bellissimi, di arte e design, di cultura e bellezza che arrivano da tutto il mondo.
Sfogliarli è poesia, annusarli libidine. Però per la mia amica del cuore – il suo cuore disegnato su carta paglia è un’icona – che di nome fa Asia ed è una giramondo e una donna tenace e raffinata, e per la sua compagna Elena, mi è venuto dal cuore (quante ripetizioni, ma volute…) donarle Zeus! Erbario Umano.
Perché è bello, particolare, ha qualcosa che risuona nel nostro immaginario, che arricchisce.
Si tratta di una rivista di carta semplice che si presenta così: “Zeus! Esce dalla cronaca e dalla filosofia, materie che affronta, in maniera mutante, da più lustri, per prestarsi ad un complesso studio meta botanico. Come naturalisti e intellettuali di altri tempi, i nostri redattori hanno indagato quelle piante a forma umana, forse ai più sconosciute, che abitano nel fazzoletto di terra compreso tra il (quasi ex- ) ghiacciaio dell’Adamello e il Lago d’Iseo”.

Per spiegare bene: la rivista bimestrale Zeus! è realizzata dalla cooperativa sociale Il Cardo, di Edolo, ed è scritta e disegnata da persone disabili. È sorprendente, ben fatta, curata nella narrazione e nell’iconografia. Come mai è arrivata nel cuore di Vald’O? Non lo so bene, so solamente che un giorno Antonio – cultore delle cose impossibili e visionarie – l’ha portata in libreria.

Così ho scoperto questa meraviglia. E la consiglio a tutti voi. Il progetto è troppo bello, vi consiglio di sostenerlo. Venite a sfogliare e partecipate a questa meraviglia, comprandola. Ma insomma, torno al racconto di questo incontro. Mi sono incuriosita leggendo: “L’Erbario Umano curato da Sara Donati, autrice di libri illustrati e fanatica studiosa di relazioni tra le persone e le piante…”

Mi sono detta: siamo sullo stesso punto dell’abitare.

Così ho trovato il suo punto di vista su Topipittori: “Due anni fa ho iniziato a lavorare alla storia di un bambino che prova a parlare con un albero. Per capire in che modo raccontare questo dialogo ho preso l’abitudine di camminare per lungo tempo tra sentieri di campagna e boschi, proponendomi di non considerarli unicamente paesaggi da attraversare. Ho cominciato a domandarmi se la vegetazione si accorgesse del mio passaggio e in che modo avrei potuto relazionarmi con essa.
Come si parla con qualcuno di completamente diverso? Se gli esseri umani e i vegetali sono a prima vista totalmente differenti, cosa invece ci accomuna? In queste escursioni ho notato, nel camminare tra gli alberi invece che in una città, un cambiamento nella qualità dei pensieri.
Mi sono ricordata che nell’infanzia questo rapporto intimo con le piante era del tutto spontaneo e che attingere a quei ricordi mi aiutava a trovare soluzioni divergenti, a fare riemergere una connessione con tutto l’ambiente naturale che avrei voluto indagare più a fondo. Dalle osservazioni di quel periodo è nato un progetto che ho chiamato Erbario Umano: una ricerca personale sull’appartenenza dell’uomo alla natura e ai suoi cicli e una serie di incontri rivolti ad adulti e bambini che ne esplorassero il rapporto”.

Così, stasera mi trovo con queste riviste belle tra le mani. E con il cuore allegro scrivo queste ultime righe, contenta di partecipare a questa avventura in cui tutti, dico tutti, sono chiamati a fare la propria parte. Per finirla di lamentarsi che non si può fare niente, mentre c’è chi continua a guardare alla vita ignorando l’avvertimento del tempo e pensando che niente è impossibile.

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