Libano, elezioni per sopravvivere
Libano, elezioni per sopravvivere tra Siria e Israele

Da nove anni Parlamento in proroga

Libano, elezioni per sopravvivere, tra vicini minacciosi che interferiscono sulla sua politica interna o la minacciano. Un parlamento scaduto da anni e di fatto ininfluente rispetto ad altri poteri decisionali. Tra il 2009 e il 2018, i 128 deputati hanno esteso il proprio mandato per tre volte, causa il mancato accordo sulla legge elettorale, solo compromesso raggiunto per salvare il Paese coinvolto nel conflitto in Siria, con l’afflusso di 1milione e mezzo di rifugiati.
A giugno finalmente la faticosa intesa tra i partiti con l’adozione del sistema proporzionale, ma regolato su quote di seggi previsti per ogni comunità etnico-religiosa. 64 seggi per i cristiani e 64 per i musulmani ed i drusi. Partizione nella partizione, 34 seggi nel campo cristiano sono riservati ai maroniti, 14 ai greco-ortodossi, 8 ai melchiti, 5 agli armeni ortodossi, ed uno a testa per le altre minoranze. Nel campo musulmano, 27 seggi sono riservati ai sunniti, 27 agli sciiti, 8 ai drusi e 2 agli alawiti.

Frammentazioni e vicini pericolosi

Equilibrismi folli accentuati dall’esposizione di alcune anime politiche libanesi all’influenza di attori esterni, come nel caso dell’Iran per Hezbollah e dell’Arabia Saudita per il premier Hariri. Anche se il quadro interno è cambiato rispetto agli anni passati che rende il Libano un piccolo miracolo di convivenza. La storica frattura tra zona est cristiana e zona ovest musulmana nella capitale Beirut, per esempio, rileva EastWeast, è sempre più sfumata, mentre i dissidi religiosi, lentamente, stanno lasciando il posto a quelli politici.
Chi corre per un seggio riservato ai sunniti, esempio, si scontra con altri candidati sunniti, che possono però essere sostenuti da partiti cristiani o sciiti e ricevere voti decisivi da elettori di altre confessioni. Come il principale partito cristiano maronita del Paese che presenta candidati sopratutto cristiani ma in alcune circoscrizioni ne sostiene altri sciiti o sunniti. O il movimento Futuro, sunnita, che ha tra le sue liste candidati cristiani, sia maroniti che ortodossi.

Tante fazioni, poca politica

In queste elezioni, solo Amal ed Hezbollah, movimento sciita, hanno presentato liste condivise a livello nazionale. Tutti gli altri partiti hanno formato liste a livello locale, alleati qui e nemici nel distretto accanto: “quadro paradossale, quasi schizofrenico”, lo definisce Lorenzo Forlani. Dettagli complicatissimi a provocare soltanto confusione. Questione strategica, le milizie Hezbollah, definite un anno fa dal presidente Aoun “complementari all’Esercito libanese”, e il ruolo dominante del movimento filo iraniano dato sempre più per scontato: da chi volentieri e da chi molto meno.
Grandi rimaneggiamenti politici in corso ma, secondo le stime di un’importante società di monitoraggio elettorale, citate dal quotidiano Daily Star, queste elezioni si giocherebbero su 38 seggi parlamentari incerti, poiché l’assegnazione degli altri 90 sarebbe già decisa.

Riflessi delle guerre attorno

Nelle urne libanesi l’onda lunga del conflitto che sta attraversando il Medio Oriente, rileva Lorenzo Bianchi sull’HuffPost. Saad Hariri, incerto premier sunnita vicino ai sauditi e il capo spirituale e politico degli Hezbollah Hassan Nasrallah schierati su sponde opposte. Gli Hezbollah combattono al fianco dell’Iran e di Bashar Assad, aiutano gli Houti nello Yemen e all’opposizione sciita del Bahrein. Fazioni armate ma non soltanto. L’Onu rileva che solo il 40 per cento delle persone che si trovano sul territorio libanese ha il diritto di voto. Quel milione e mezzo di profughi siriane su una popolazione di 4,4 milioni.
Discorso a parte la costante minaccia israeliana legata agli attacchi veri o presunti subiti da formazioni sempre legate all’Iran indicato come il nemico mortale. Dopo l’attacco israeliano al Libano del 2006, forse la prima guerra persa o almeno non vinta da Israele, resta aperta la partita con Hezbollah. Oltre ai sorvoli quasi quotidiani dei caccia bombardieri con la stella di David in raid d’attacco in Siria. Timori diffusi di un ormai prossimo bis sul Libano.

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