
Forze Usa segretamente in Yemen. La presenza dei Green Berets è l’ultimo esempio citato da Helene Cooper, Thomas Gibbons-Neff ed Eric Schmitt sul New York Times, della crescente relazione tra Stati Uniti e Arabia Saudita. ‘Per anni, considerano i tre reporter, l’esercito americano ha cercato di prendere le distanze da una brutale guerra civile nello Yemen, dove le forse guidate dai sauditi stanno combattendo i ribelli che non rappresentano una minaccia diretta per gli Stati Uniti. . Ma alla fine dell’anno scorso, una squadra di circa una dozzina di berretti verdi, le forze speciali dell’esercito, è arrivato al confine dell’Arabia Saudita con lo Yemen, «In una continua escalation delle guerre segrete americane».
Praticamente senza dibattito pubblico -la denuncia- i commando dell’esercito stanno aiutando a localizzare e distruggere i siti di lancio dei missili balistici che i ribelli Houthi in Yemen usano per attaccare Riyadh e altre città saudite. I dettagli dell’operazione Green Beret, sono stati forniti al New York Times da funzionari degli Stati Uniti e diplomatici europei. A contraddire le dichiarazioni del Pentagono secondo cui l’assistenza militare americana alla campagna a guida saudita nello Yemen è limitata al rifornimento di carburante degli aerei, alla logistica e alla condivisione dell’intelligence generale. Non vi è alcuna indicazione che i commando americani abbiano attraversato lo Yemen come parte della missione segreta.
Una ricostruzione storica della guerra nella Yemen, nelle sua varie tappe. Con la considerazione finale insistita: «Non ci sono prove che gli Houthi minacciano direttamente gli Stati Uniti». «Un gruppo militante non sofisticato senza operazioni al di fuori dello Yemen», neppure classificati dal governo Usa come gruppo terroristico. Allora perché quell nascosta e pericolosa presenza militare Usa? Il principe ereditario Mohammed bin Salman lo chiedeva da tempo. E la generosissima commessa militare saudita agli Stati Uniti ha certo aiutato. Preoccupazioni a marzo, quando dei senatori hanno chiesto al Pentagono se le truppe americane potevano essere coinvolte entrare nelle ostilità contro gli Houthi. Il Pentagono nega, ma la fiducia non è di questo mondo.
Il 17 aprile, Robert S. Karem, assistente segretario alla difesa dichiara alla commissione affari esteri del Senato che i militari in Arabia Saudita erano saliti a 50. La loro presenza è l’ultimo esempio del rapporto in espansione tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita sotto il presidente Trump e il principe Mohammed, segnalano i tre reporter. . Il primo viaggio all’estero di Mr. Trump dopo essere entrato in carica è stato a Riyadh, quasi un anno fa. Che ricordano come Dipartimento di Stato abbia approvato la legge vendita di circa 670 milioni di dollari di missili anticarro in un pacchetto di armi che comprendeva anche pezzi di ricambio per carri armati ed elicotteri di fabbricazione americana precedentemente acquistati dall’Arabia Saudita. «L’Arabia Saudita è una nazione molto ricca e darà agli Stati Uniti un po’ di quella ricchezza, sotto forma di acquisto delle migliori attrezzature militari del mondo», dichiarò allora Trump.
Il sostegno militare americano alla campagna saudita contro gli Houthi è diverso dalla campagna del Pentagono contro altri militanti nello Yemen, spiega il NYT. L’anno scorso, come parte della campagna contro le organizzazioni terroristiche, gli Stati Uniti hanno condotto oltre 130 attacchi aerei nello Yemen. Raid principalmente contro al Qaeda ed ex Isis, sostiene il Pentagono. Il sostegno americano alla coalizione guidata dai sauditi contro i ribelli Houthi, risale al 2015 e prevedeva esplicitamente l’esclusione di militari da operazioni offensive. Con l’amministrazione Trump, la portata di queste linee guida sembra essere cresciuta, ad esempio, aerei di sorveglianza americani e del team di Green Beret. Si dice Yemen, si colpisce Iran. «L’Iran destabilizza l’intera regione», ha dichiarato il segretario di Stato Mike Pompeo durante una visita a Riyadh di domenica.