
Iran, atomica desiderata. Dal ministero della difesa a Tel Aviv il ‘lancio palla’ di Natanyahu all’amico Donald, per far saltare l’accordo internazionale del 2015 sul nucleare iraniano. Show del premier israeliano, palco e grafici di supporto, ad accusare l’Iran di menzogne sulla natura del suo programma nucleare. Un po’ ripetitivo in realtà il premier. Qualche anno fa all’Onu aveva esibito il disegno di una bomba con la miccia accesa, sempre una atomica iraniana, mentre nel lontano settembre 2002 aveva portato al Congresso Usa ‘le prove’ della armi di distruzione di massa di Saddam.
Ora sostiene che una gigantesca operazione di intelligence ha consentito a Israele di entrare in possesso di 55mila documenti e altri 55mila file su cd con le prove dell’esistenza di un programma segreto iraniano, il Progetto Amad, per lo sviluppo di armi atomiche. Quindi ha accusato l’Iran di puntare a «dotarsi di almeno cinque ordigni nucleari analoghi a quelli utilizzati su Hiroshima». Infine ha detto di aver informato gli Stati Uniti e altri Paesi del contenuto dei file ritrovati dai suoi agenti segreti in Iran.
Trump non solo non certificherà più l’accordo del 2015 ma varerà pesanti sanzioni contro l’Iran e insisterà affinché anche gli alleati europei mettano sotto pressione Tehran affinché rinunci al suo programma di sviluppo di missili balistici sul quale Netanyahu ieri ha battuto molto. Un accordo siglato con il Cinque più Uno nel luglio 2015 e adesso l’Europa di Macron-Merkel lo difende fino a un certo punto perché si dichiara pronta comunque a negoziarne un altro. Come se l’intesa fosse stata violata dagli iraniani. «In realtà sono gli Stati Uniti che non la rispettano, -scrive Alberto Negri in prestito sul Manifesto- imponendo sanzioni alla banche europee che concedono crediti all’Iran.
Bloccano così anche i prestiti per le commesse delle aziende italiane, circa 25-30 miliardi di dollari».
«Quello che è successo oggi e che è accaduto di recente mostra che ho avuto ragione al 100%», ha commentato Trump dopo l’intervento di Netanyahu. Silenzio, almeno fino a ieri sera, dell’Iran. Di fronte a nuove sanzioni internazionali, Tehran potrebbe rispondere con l’avvio di un programma di produzione atomiche militari, ed ecco che la guerra inseguita da anni diverrebbe realtà.
I militari la chiamano ‘guerra di attrito’, scontri che rischiano di sfociare in un conflitto ampio. Gli attacchi aerei attribuiti a Israele contro obiettivi siriani e presunti iraniani sono progressivamente aumentati. Quello di domenica notte a Hama e Aleppo è stato il più grave per numero di vittime.
Tishreen, giornale siriano vicino al governo, ieri scriveva che l’attacco è partito dalla Giordania con il lancio di missili da parte di Usa e Gran Bretagna, -riferisce Michele Guiorgio, Nena News. Che considera: «Ipotesi da tenere in considerazione ma meno credibile rispetto a quella di un bombardamento aereo israeliano che avrebbe distrutto missili terra-terra (200 pare) che l’Iran intendeva posizionare in Siria».
Dalla guerra alla politica, l’evidente via libera di Washington a Netanyahu. L’attacco di domenica notte è arrivato in coincidenza con la visita a Gerusalemme del nuovo Segretario di stato Mike Pompeo, anticipata poco prima da una telefonata fra Netanyahu e Trump.
Guerra siriana seconda fase. Azioni militari di Israele e occidentali nei confronti dell’Iran in territorio siriano e diplomazia punitiva per imporre nuove sanzioni a Teheran. «La supervisione di questo secondo capitolo del conflitto siriano è affidata a Israele che, con il trasferimento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme e il riconoscimento come capitale dello stato ebraico contro ogni risoluzione dell’Onu, è diventato ufficialmente il poliziotto americano della regione, come ai tempi dello Shah Reza Palhevi l’Iran era il guardiano del Golfo degli Stati Uniti», scrive Alberto Negri. «Si tratta di un regolamento di conti che dura quasi da quarant’anni, dall’anno della rivoluzione nel 1979 e dalla presa degli ostaggi nell’ambasciata Usa di Teheran il 4 novembre ’79: l’era della destabilizzazione cominciò allora, seguita dalla guerra in Afghanistan contro l’Urss».
Scenario planetario abbastanza chiaro oggi: «Si sdogana Kim Jong-un che incontrerà Trump con un menù abilmente apparecchiato dal triangolo Pechino-Pyongyang-Seul, ma si deve ribaltare l’Iran – Paese dal regime discutibile ma che difende strenuamente la propria sovranità – a favore della preminenza strategica israeliana nella regione»
Netanyahu’s Expert Testimony on Iraq in 2002 Following his first term as Isrel’s prime minister, Benjamin Netanyahu testified to Congress on Sept. 12, 2002 as a private citizen, and advised Congress that a U.S. invasion of Iraq would be “a good choice.”