
«Il generale libico Khalifa Haftar è ricoverato in un ospedale a Parigi, ma tornerà in Libia tra qualche giorno per continuare la lotta al terrorismo». Molto rituale e poco convincente il tweet del suo portavoce, Ahmed al-Mesmari, sulle circostanze che hanno portato al ricovero il generale. Per tre giorni il rincorrersi di notizie della morte e di successive smentite. Ora la certezza che è ricoverato in un ospedale di Parigi, non si sa per cosa e quanto grave sia. L’allarme suscitato dalla notizia delle sua morte, e le smentite di un suo imminente ritorno il Libia che non convincono affatto.
Di sicuro sappiamo ora del suo ricovero e del tentativo di coprire le notizia allarmistiche sulla sua salute che si rincorrono. Il 75enne Haftar ne ha viste negli anni di cotte e di crude soprattutto accanto a Mu’ammar Gheddafi, quando fu uno dei principali alleati e importante colonnello dell’ex dittatore, poi costretto alla fuga negli Stati Uniti, a ritenuto molto vicino ai servizi segreti di quel Paese. Avversario politico del governo a sostegno Onu (e italiano) di Serraj, a Tripoli, la eventiale scomparsa o impedimento grave del ‘maresciallo’ auto nominato, potrebbe aprire una grave lotta di successione fra fazioni e kabile.
Haftar è per molti a livello internazionale l’uomo forte della Libia, non solo per la sua carriera militare in netto contrasto con il curriculum di al-Sarraj, ma anche per le alleanze, compresa quella con Mosca che vede nel felmaresciallo l’uomo in grado di ripristinare una certa stabilità puntando alla conquista di Tripoli, suo vero obiettivo finale, pur dovendo far fronte alla minaccia ex Isis rifugiati in aree semi desertiche della Libia. Haftar, un po’ come Gheddafi, più che sugli aiuti internazionali da tempo punta a solide alleanze tribali un modo per ridare un certo equilibrio al Paese, lo stesso modus operandi condotto prima di lui dal dittatore.