Quando si dice: mollo tutto, cambio vita. E poi accade

Rivendico il diritto al miracolo.
Non avendo altro di meglio da fare, mi sono presentato di prima mattina dal barbiere maoista. Taglio di capelli e barba. Seduto in attesa, sul punto di parlare o ascoltare, ho lasciato che il tempo scorresse più lento. Che i pensieri affastellati si districassero nel profondo e con dolcezza sono rimasto sorridente in fila, sfogliando A Rivista Anarchica e osservando le magnifiche copertine che si fa arrivare da tutto il mondo, perché ci sono pensatori in giro per il mondo che lavorano per cercare di capire se esista una possibilità politica ed economica più giusta. Segnali nella notte oscura per chi vuole fare del pensiero un’azione.

Il barbiere mi vede assorto di fronte allo sconosciuto che è sedimentato sotto quelle copertine.
– Mi sa che Murray Bookchin non lo conosci eh.
– Certo che lo conosco, ma poco
– E come sbagliarsi, in fin dei conti facevi il giornalista, invece servirebbe conoscerlo molto: il suo pensiero sul municipalismo libertario ha ispirato la svolta di Ocalan, ha innervato le esperienze politiche e sociali più intense, interessanti dei movimenti di liberazione curdi.
– Quindi tu l’hai studiato?
– Ho letto tutto, ti consiglio di fare altrettanto. Non per capire il pensiero di Bookchin, o di Colin Ward sull’architettura del dissenso, ma per spalancare la mente, per cominciare a vedere il mondo con occhi nuovi. Cominciando da cose semplici. Per esempio cancellare l’account su Amazon, smetterla di farsi abbindolare dagli sconti di Mondadori e Feltrinelli e riprendere la ricerca. Si pubblicano un sacco di libri, alcuni sono inutili, altri non sono buoni neanche per mettere in pari un tavolo sbilenco. Ma ci sono delle perle rare. E queste perle sono il segreto, il seme che servirà a far rinascere il senso critico nella nostra cultura.

Se non faremo l’impossibile, ci troveremo di fronte all’impensabile. Il barbiere, maoista e alchimista rurale, la fa cadere là questa massima di Bookchin. Non aggiunge molto. Puoi andare, conclude. Si toglie quel giacchino bianco che indossa quando taglia i capelli, lo ripone in un cassetto, apre la porta a vetri che dà sulla piazza. In realtà ho ancora i capelli e la barba di prima, da lui ho solo fatto la fila e aspettato che giungesse il mio turno. Che non è mai arrivato, si vede che non avevo bisogno di un suo intervento sapiente. Per fortuna non mi ha fatto pagare.

Saluto e vado. Occorre scegliere e fare della propria vita ecologia dell’esistenza. Per questo rivendico il diritto al miracolo. Perché col buon senso le speranze sono esaurite, occorre di più. Il miracolo è un qualcosa che appare inaspettato e meraviglioso, come un’idea. Contiene un quid strano di spiritualità e azione. Quel tanto che basta per rovesciare il modo di vedere il mondo, distruggendo come tempesta ogni argine di obbedienza, di bruttezza e violenza. Si diffonde di bocca in bocca, come una leggenda che si tramanda, come sottile fiammella di speranza, di salvezza. Citando John Berger che parla di arte, quindi del miracolo più inatteso e sovversivo: “Dà senso a quello che le brutalità della vita non sanno spiegare, un senso che ci unisce, perché è finalmente inseparabile dalla giustizia. L’arte, quando funziona così, diventa il punto d’incontro dell’invisibile, dell’irriducibile, del duraturo, del coraggio e dell’onore…

Invisibile e irriducibile. Mi sorride da lontano quel barbiere sfaticato, non si fa pagare per dare l’ispirazione, ma solamente per il pessimo taglio, il caratteraccio burbero e il vecchio rasoio affilatissimo che usa. E che oggi non ha usato.

Tra qualche giorno comincerò una nuova avventura.

Il barbiere lo sa che siamo irriducibili in attesa di quella particolare specie invisibile che è il miracolo. E che il miracolo è nascosto in ogni scelta, particolarmente in quelle che sembrano impossibili. Affilato taglia le tele del tempo, e attraverso quei tagli si può vedere meglio. Prendo una cartolina e gliela scrivo, mi piace il gesto della scrittura con la penna stilografica: “Non abbiamo mai smesso di sognare, di camminare, di prenderci il rischio della poesia. Ricerca è coraggio. E il coraggio viene dal cuore. Non abbiamo mai messo nel cassetto l’utopia, l’abbiamo presa per mano e resa concreta”.

Noi spiriti rurali non ci tiriamo indietro: è solo l’inizio. In this planet, only rural spirits can really enjoy life. Il centro del mondo è qui e ora.

La filosofia rurale del lentius, profundius, suavius

Sull’arte e sui doveri verso l’essere umano

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